Mai come in questi tempi il concetto di donna è spezzettato in tanti ruoli, i quali, quasi puntualmente, vengono tutti attaccati, criticati. Le donne sono per lo più viste come madri inadeguate, mogli terrificanti, ex mogli avide, streghe, femministe, escort, carampane, veline, soubrette, bigotte. Insomma, pare che le ‘donne e basta’ non esistano: tutte etichettate e in negativo. Anche quelle ‘normali’ avranno di sicuro un vizio o una colpa. Basta attendere.

Non aiuta di certo la Tv nè il cinema, da Desperate Housewives a Sex and the City (serial e film), passando per l’osannato Mad Man, e – ovviamente – le cronache.

Anche le donne in ambasce economiche, le precarie, le indignate, le disoccupate, le cassintegrate, le madri senza sostegni sociali, le single e quelle di diversi orientamenti sessuali vengono regolarmente sbertucciate sui blog, sui media e dai politici (come il recentissimo caso Crosetto, per esempio). Sei precaria? La colpa è tua! Sei disoccupata? Ma resta a casa a lavare i piatti! Sei lesbica? Allora ti picchio! Mi vuoi lasciare? Allora ti ammazzo!

Ad alcuni può sembrare che ci sia stato un tempo felice, quando le donne erano venerate angeli del focolare, madri integerrime e premurose. Magari appena qualche decennio fa. E invece no. L’occasione per dare uno sguardo all’indietro (ma di poco) è data dal prossimo spettacolo al Teatro Due Roma (Vicolo dei Due Macelli 37), dal titolo Mater, nell’ambito della seconda annualità della Rassegna Sguardi S-velati, punti di vista al femminile, da oggi al 13 novembre.

La compagnia Alambristas (Funambole) porta in scena tre monologhi di Aldo Nicolaj, prolifico autore e sceneggiatore, morto nel 2004.

I tre monologhi, interpretati da Valeria Berdini e Laura Squarcia, narrano di tre madri, ognuna con le sue idiosincrasie (spesso terrorizzanti) verso i figli.

C’è la futura madre che non sa di chi è il figlio, ma non se ne preoccupa, tutta intenta a snocciolare i nomi delle sue conquiste amorose. C’è la madre disfunzionale e maniaca che porta il figlio al mare in loden, sennò si raffredda. C’è la madre che si mette in competizione estetica con la figlia adolescente rubandole il fidanzato. Mostri di madri, che Nicolaj ha voluto tratteggiare per demolire – come suo solito – certi miti piccoli-borghesi che tanto andavano un po’ di tempo fa. Rimaniamo attoniti ad ascoltare queste tre madri pazze e il loro delirio, talvolta grottesco, talvolta assurdo.

Ma come, donne che mettono in scena donne negative? Che scelta è?

Lo abbiamo chiesto direttamente a Laura Squarcia (che tra l’altro si è laureata proprio con una tesi su Nicolaj).

“Innanzitutto, il meccanismo del monologo attraverso l’arte di Nicolaj diventa sorprendente. Abbiamo scelto i suoi tre monologhi sulla madre per evidenziare come, anche prima del degrado odierno, l’immagine della donna venisse socialmente dicotomizzata in ‘strumento di riproduzione’ e/o ‘sgualdrina’, senza possibilità di riempire con altro (intelletto, arte, creatività, indipendenza di pensiero) la crasi antropologica operata dal ceto piccolo-borghese, da sempre nel mirino dell’autore, nei confronti della donna.

di Marika Borrelli

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