Nell’aprile del 2009 il ministro Tremonti sembrava soddisfatto: “L’apocalisse non c’è stata e la gente ha tirato un sospiro di sollievo. Nessuno pensa più all’apocalisse finanziaria e non vedo più la paura di un crollo della finanza”.

Perché, dunque, non attribuirsi qualche piccolo merito? “In un momento di crisi come questo il consenso non te lo regalano. Gli italiani sono tra i più intelligenti al mondo e dunque forse il governo questo consenso un po’ se lo è meritato”.

Qualche giorno dopo, però, non è che non avesse avvertito: “Finita la fase dell’apocalisse, dell’incubo, non è subito Pasqua, c’è di mezzo la quaresima”. Nessun accenno al Carnevale, che certamente c’è stato, e forse continua tuttora, se pure solo per pochi selezionati.

Qualsiasi riferimento sarebbe stato fuori luogo, perché il ministro non ama le immagini profane: “Ciò che ho cercato di dire in questi mesi, usando sempre immagini sacre, non è che, finita l’apocalisse, arriva subito la ripresa”. Quindi la crisi, la quaresima, “quanto lunga e in che termini dipende da tanti fattori che ormai agiscono sul piano globale: dai governi del mondo, dai sentimenti dei popoli del mondo, dalle loro paure e dalle loro speranze. Non dipendono da un popolo, da un governo, da un collegio”. Come dire che solo per le buone notizie, come le Pasque, possiamo ringraziare il ministro o il capo del Governo. Se va male, rivolgersi altrove.

Poi l’aveva buttata sul fiabesco: “Oggi devo incontrare molte persone: il signor capitalismo, il signor mercato, il signor mercato finanziario, il signor governo e dobbiamo verificare lo stato di salute di questi signori. Lo stato di salute viene fuori dai numeri, come è per la febbre con il termometro, però quello che conta per noi, più dei numeri che ci diranno nei palazzi, sono le persone”. Quali persone? Non si sa, ma sappiamo che non saremo di certo noi.

Comunque lo stato di salute pareva dei migliori: “Il Paese è stato messo in assoluta sicurezza. Abbiamo fatto di necessità virtù. Possono arrivare shock esterni, ma in sé il bilancio pubblico italiano è in assoluta sicurezza. Abbiamo messo in ordine la casa”.

Purtroppo, devono essere arrivati troppi shock esterni, tante forze del male che congiurano contro l’Italia e il suo governo, al punto che il tenore delle immagini sacre ne ha risentito: “Sta venendo il tempo per mettere il cuore, la ragione al posto del saggio di interesse, per mettere il pane al posto delle pietre, per mettere l’uomo al posto dei lupi” pare abbia detto martedì scorso il ministro dell’Economia, alla conclusione del suo intervento alla Sagra della Zucca di Pecorara, nel piacentino, con toni evangelici ma, del tutto inaspettatamente, dopo l’austera cerimonia della grande zucca, e lasciando l’affezionato pubblico in preda a terribili dubbi interpretativi e con la sensazione che il peggio potesse manifestarsi in un futuro molto prossimo.

Scrivono le agenzie che “Tremonti ha voluto sottolineare l’importanza della identità delle persone e dei popoli, un valore da affermare perché “da forza e pace” e perché “In un mondo in cui tutto è in commercio ci sono cose, valori in cui sono vissuti i nostri padri”.

“Pituòst ca dismèti un’usansa a i míèi mangia ‘na sostanza” (Piuttosto che dimenticare le tradizioni é meglio dilapidare un patrimonio) dicono in Carnia, dove intorno al 400 avanti Cristo si era stanziata una tribù celtica. Ora, celticamente parlando, non sarà che dovremo consegnare “la sostanza” e potremo tenerci solo “i valori in cui sono vissuti i nostri padri”?

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