Dall’inizio del 2009 sono 73 le segnalazioni partite dall’Emilia Romagna di rientro di capitali attraverso lo scudo fiscale, misura di legge reintrodotta dal governo Berlusconi nel 2009, che in 23 casi riguardano soltanto la città di Bologna. Dati raccolti dalla Banca d’Italia che rivelano un’emergenza con segnalazioni in continua crescita.

Inoltre, se a livello nazionale i casi di rientro di capitali tramite lo scudo fiscale sono aumentati, fino a raggiungere un totale di 835 notifiche dal 2009 a giugno del 2011, anche le segnalazioni di sospette attività illecite sono cresciute in parallelo. Mentre nel 2010 le transazioni sospette erano state 37.321 (più 77% dal 2009) solo a inizio anno, da gennaio a giugno 2011, hanno già raggiunto quota 23.814, di cui ben 1607 in Emilia Romagna.

Come emerge dal rapporto della Uif, l’organo intestino alla Banca di Italia deputato alla prevenzione e alla lotta alle attività finanziarie illecite, che comprendono il riciclaggio, l’evasione fiscale, le operazioni mafiose e il finanziamento del terrorismo, la complessità crescente degli ultimi anni e la crisi hanno reso l’economia legale più vulnerabile alle infiltrazioni di criminalità. In questo quadro, l’Emilia Romagna ha scalato la classifica delle regioni più “irregolari”, capitanata in maniera stabile da Lazio e Lombardia, raggiungendo la quinta posizione.

L’aumento di notifiche, quantificato nel primo semestre attorno al +57% rispetto allo stesso periodo del 2010, indica cifre molto alte se si pensa che solo una piccola minoranza di questi casi viene archiviata a seguito delle prime indagini operate dall’Uif.  Il sospetto che spinge l’operatore a effettuare una comunicazione, in particolare, è desunto dalle caratteristiche dell’operazione, tenuto conto anche della capacità economica o dell’attività svolta dal soggetto. Una volta ricevuto il caso, l’unità deve agire tempestivamente, verificandone la plausibilità ed eventualmente trasmettendolo al nucleo speciale di polizia valutaria della guardia di finanza (Nspv) e alla Direzione investigativa antimafia (Dia).

E di tutte le notifiche pervenute nel 2010, ben 28.000 sono stati i casi passati, dopo gli accertamenti, agli organi investigativi (il 43% in più del 2009). L’anno scorso l’unità ha trasmesso alle Procure della Repubblica 188 comunicazioni inerenti fattispecie di possibile rilevanza penale (erano 77 nel 2009) e 22 informative all’Autorità giudiziaria (erano 12 nel 2009), finalizzate a fornire supplementi conoscitivi per indagini in corso.

Notevole è stato anche l’incremento delle richieste da parte di procure e direzioni distrettuali antimafia: a fronte di 118 atti relativi a casi di questa tipologia, l’Unità ha condotto approfondimenti su circa 1.200 nominativi presenti nei propri archivi, attivando scambi che hanno portato a individuare attività illecite sia in Italia sia all’estero.

Secondo le Fiamme Gialle, circa il 20% delle segnalazioni acquisite dagli organi investigativi, poi, è confluito in procedimenti penali già pendenti o ha dato origine a nuovi procedimenti, la maggior parte dei quali volti ad accertare reati di riciclaggio, usura, estorsione, abusivismo finanziario, frode fiscale e truffa.

Delle migliaia di segnalazioni relative all’Emilia Romagna, dal 2010 sono partite 72 notifiche di sospetto finanziamento al terrorismo. Secondo la Fiba-Cisl regionale, infatti, Bologna, Modena, Reggio Emilia e Rimini sono tra le prime 15 provincie italiane per numero di segnalazioni sospette.

Quest’anno, in particolare, Bologna si è saldamente stabilita al primo posto tra le città emiliano-romagnole più indagate: ben 501 le transazioni indiziate (nel primo semestre del 2010 erano 265), 4 le operazioni di rientro di capitale nella regione tramite lo scudo fiscale e 2 quelle sospettate di finanziamento al terrorismo.

di Annalisa Dall’Oca

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