Il decreto sviluppo doveva essere pronto per il 20 ottobre e gli ultimi annunci lo danno in arrivo entro la fine del mese. Ma il presidente del consiglio Silvio Berlusconi sarebbe intenzionato ad anticiparne i contenuti al vertice Ue previsto domenica a Bruxelles. O addirittura domani, in una conferenza stampa. Anche questa mattina il premier ha incontrato a palazzo Grazioli alcuni tecnici dei ministeri per cercare la ‘quadra’ sulle misure a favore della crescita economica. Ma al momento, spiegano alle agenzie di stampa fonti vicine al premier, Berlusconi non è riuscito a individuare “l’idea forte” capace di dare la sferzata necessaria all’economia italiana. Una sferzata che da tempo viene invocata dalle parti sociali, Confindustria in testa, dalle istituizioni economiche, Banca d’Italia in testa, e dai partner europei, in prima fila il cancelliere tedesco Angela Merkel.

Il problema è la mancanza di fondi: i paletti del ministro dell’Economia Giulio Tremonti impongono misure “a costo zero”. D’altro canto il presidente del consiglio sarebbe restio a nuovi tagli, perché in un momento di crisi come questo non si può fare “macelleria sociale”. E così prende corpo l’idea di un condono o di un concordato fiscale, ma neppure questa strada appare in discesa, date le ampie resistenze all’ennesimo regalo agli evasori. L’ipotesi confermata dal capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto, che auspica “meccanismi di privatizzazioni, di liberalizzazioni ed eventualmente interventi fiscali straordinari, come per esempio il nodo del condono o del concordato”.

“Al primo punto del provvedimento per lo sviluppo economico ci saranno le infrastrutture e la sburocratizzione”, dichiara il segretario Pdl Angelino Alfano. Secondo il quale servono “semplificazioni procedurali e amministrative” perché gli imprenditori “non possono essere prigionieri di lacci e lacciuoli per lo sviluppo della propria attività imprenditoriale”. E ancora: “Non ci sarà un solo provvedimento ma diversi, non si esaurirà con un decreto, speriamo che alla fine il risultato sia positivo”.

Ma nel governo c’è chi mette le mani avanti: “Lo sviluppo non si fa per decreto”, afferma il ministro del Welfare Maurizio Sacconi, “si fa attraverso un complesso di iniziative di ordine amministrativo , di ordine legislativo ma, soprattutto, spesso di ordine comportamentale delle pubbliche amministrazioni tali da scatenare quanto più la vitalità italiana liberandola quanto più possibile”. A riporre maggiori speranze, apparentemente, è il ministro dell’Interno Roberto Maroni, che vede il decreto sviluppo come il banco di prova per il futuro del governo: “”Se Berlusconi accetterà la sfida di questo percorso difficile, ma è l’unico in grado di trovare la ricetta giusta, arriveremo tranquillamente al 2013 e rivinceremo le elezioni”. Se invece per lo sviluppo si alzerà bandiera bianca, “sarà un disastro”.

L’opposizione distilla scetticiscmo: “L’Europa si attende dall’Italia che presenti in questo fine settimana conti in ordine e provvedimenti per sostenere la crescita”, afferma il vicesegretario del Pd Enrico Letta. “Di fronte a queste aspettative, c’è un governo che purtroppo dimostra ogni giorno di più di non essere in grado di dare risposte all’altezza della sfida che hanno di fronte gli italiani”.

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