Non si è sentito un gran rumore di piatti rotti, ma il destino dei “rottamatori” è già scritto. Ad un anno di distanza dal debutto nazionale, nella stessa location del 2010 (la stazione Leopolda di Firenze), il 28 ottobre torna il raduno di chi ha chiesto alla “vecchia” classe dirigente del Pd di farsi da parte. Con una differenza sostanziale: a fianco del capoclan Matteo Renzi, sindaco di Firenze, non ci sarà il consigliere regionale lombardo Pd Pippo Civati che con Renzi aveva dato il via all’implosione interna al partito di Bersani.

Anzi, c’è di più. Civati anticipa la Leopolda atto secondo con una due giorni di mobilitazione e conferenze in Piazza Maggiore a Bologna il 22 e il 23 ottobre (a cui è stato invitato Rossi il governatore della Toscana – “ci andrò, ma nel Pd ci vuole unità”), quasi una settimana prima rispetto all’iniziativa dell’ex compagno rottamatore, in cui s’incarica di incarnare assieme ai giovani big del Pd, Serracchiani e Scalfarotto, lo spirito dei rottamatori 2010. Sintomo di una separazione politica consensuale non particolarmente burrascosa ma totalmente insanabile che per ora non vede ancora una lite sul marchio e sulla primogenitura.

Civati prosegue con la sua avventura “verso il Pd e verso un centrosinistra moderno, ma che rimane centrosinistra”. Mentre Renzi continua in una direzione che pare opposta a quella del consigliere lombardo con una carrellata di aperture e consegne al mondo moderato che Civati non ha amato particolarmente: la cena ad Arcore con Berlusconi; l’appoggio senza se e senza ma alle politiche industriali di Marchionne; la freddezza verso i referendum di maggio scorso.

“Non voglio fare polemica con Matteo e non l’ho mai voluta fare in questi mesi”, spiega Civati al fattoquotidiano.it, “ma sinceramente mi sembra che lui nel giro di un anno si sia voluto posizionare politicamente in modo diverso: libero ideologicamente, meno legato al Pd. Sulla questione Fiat io non voglio abbracciare completamente la posizione della Fiom, ma nemmeno quella di Montezemolo. Per non parlare della cena con il premier: sono stato eletto consigliere regionale nella circoscrizione che comprende Arcore e non vorrei mai provocare imbarazzi ulteriori ai miei elettori”.

Così se un anno fa l’obiettivo della piazza pulita “anagrafica” all’interno del Pd saldava un rapporto professionale e forse anche umano e personale tra Renzi e Civati, dopo dodici mesi la biforcazione teorica e pratica è cosa fatta. “A Bologna ci prenderemo la piazza costruendo un tendone dove ospitare la gente comune e i politici. Vogliamo utilizzare la piazza non solo per la protesta, ma soprattutto per la proposta”, racconta Civati, “I primi due obiettivi sono il confronto con i movimenti al di fuori dei partiti e l’avvicinamento del centrosinistra alla società civile come è avvenuto a Milano e Napoli per le amministrative”.

“In Piazza Maggiore lanceremo cinque proposte concrete. La prima sarà quella delle primarie per scegliere i parlamentari, ricordando che il nostro raggruppamento ha raccolto oltre 50mila firme contro il “porcellum” e ha costretto il Pd a seguirci. Secondo tema è la questione morale: un vademecum sulla corruzione e sul conflitto d’interessi ad ampio raggio, perché non è qualcosa che tocca solo Berlusconi e il suo schieramento. Terzo: una patrimoniale ragionata per la mobilità sociale con detassazione per imprese e lavoratori e un inasprimento per chi possiede immobili e specula finanziariamente. Quarto: un preciso atto d’indirizzo della politica locale contro il consumo del suolo e del paesaggio sulla falsariga del modello tedesco. Quinto: riforma delle pensioni che permetta di garantire i fondi per i giovani che iniziano a versare oggi”.

Un vero e proprio ponte politico verso Sel e Idv, due partiti alleati che sembrano avere più appeal verso la cosiddetta società civile di questo Pd “vecchio” e contestato dai rottamatori. Anche se Renzi, nel presentare oggi su Facebook la giornata del 28 a Firenze, si è lanciato in una riedizione della Leopolda 2010, facendosi portavoce unico del movimento dei rottamatori: “Quando l’anno scorso parlavamo di rottamazione molti pensavano fossimo matti. Davvero avete il coraggio di sfidare un’intera classe dirigente? Nell’anno trascorso è successo di tutto e oggi non c’è più bisogno di parlare di rottamazione: la vogliono tutti. A Firenze ci ritroviamo per riportare la cosa pubblica nelle case private, senza simboli di partito e senza interventi triti e ritriti. Usciremo dalla stazione della Leopolda con una sorpresa. No, nessuna candidatura! Non saremo lì per affermare le ambizioni di qualche io, ma per mostrare che siamo già un noi. Una sorpresa diversa, coinvolgente e inedita”.

“Ricordiamoci però che l’innovazione non sta solo in chi declama parole roboanti come “il big bang” della politica”, ci tiene a sottolineare Civati, “la rottamazione è stata e rimarrà la nostra stella polare, ma ciò che conta oggi è soprattutto il lavoro più oscuro e certosino di chi sta dietro le quinte, mediando e costruendo proposte politiche forti su cui poi trarre consenso”.

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