Due regioni importanti come la Lombardia e il Piemonte sono governate illegittimamente da chi è stato eletto grazie alla presentazione di liste invalide, con migliaia di persone che hanno confermato in Procura della Repubblica di non aver mai firmato quelle liste. Siamo oramai dinanzi al paradosso della illegittimità di Stato in quanto, di fatto, situazione legittimata dalla stesso legislatore, ed ora suggellata dal giudice delle leggi.

E’ necessario leggere direttamente ciò che han scritto gli ermellini. Nella Camera di Consiglio del 5.10.11, la Corte costituzionale ha “dichiarato non fondate le questioni di legittimità costituzionale, sollevate dal Consiglio di Stato, degli artt. 8, comma 2, 77 e da 126 a 131 del d.lgs. 2 luglio 2010, n.104; degli artt. 7 del r.d. 30 dicembre 1923, n. 2840, 41-43 del r.d.17 agosto 1907, n. 642, 28, terzo comma e 30, secondo comma, del r.d. 26 giugno 1924, n. 1054, 7, terzo comma ultima parte, e 8 della legge 6 dicembre 1971, n. 1034 nonché dell’art. 2700 c.c., nella parte in cui impongono la sospensione del giudizio amministrativo in caso di querela di falso e precludono in materia elettorale al giudice amministrativo di accertare incidentalmente eventuali falsità in atti del procedimento elettorale.” (comunicato ufficiale Corte cost.).

E’ importante in materie così delicate formarsi una opinione personale non sulla base delle trasfigurazioni politiche dei mass media che hanno cialtronamente riportato titoli quali “Validi i voti in Piemonte e in Lombardia” et similia ma sulla base delle fonti ufficiali. La Corte non ha asserito alcuna validità dei voti in Piemonte e in Lombardia.

Lo sconcerto rimane comunque assoluto, pur leggendo la fonte ufficiale e non potendo ancora leggere il provvedimento definitivo della Corte, con le motivazioni più articolate e dunque sofisticate.

La Corte ci spiega difatti che è doverosa la sospensione del giudizio amministrativo in caso di querela di falso e che la normativa preclude al giudice amministrativo in materia elettorale di accertare incidentalmente eventuali falsità in atti del procedimento elettorale. In pratica il becero legislatore avrebbe attribuito la potestà di accertare le “falsità in atti del procedimento elettorale” esclusivamente al giudice ordinario.

Ora, la Corte potrebbe avere scritto un provvedimento ineccepibile giuridicamente ma lo sconcerto permane.

La querela di falso è disciplinata dagli artt. 221 e ss. del codice di procedura civile, e configura un procedimento civile autonomo, diretto ad accertare l’autenticità o la falsità della prova documentale. Se noi fossimo in un Paese civile con una giustizia efficiente, rapida e giusta, ciò forse potrebbe non destare alcun allarme poiché un procedimento autonomo (civile) dinanzi ad un altro procedimento (amministrativo), avrebbe tempi fisiologici tali da rispettare la democrazia. Perché qua si disquisisce di democrazia e non di trippa! La democrazia viene palesemente meno se i lombardi e i piemontesi si trovano ad essere governati per un’intera legislatura da chi illegittimamente è stato eletto. Che si fa finita la legislatura e dinanzi a un giudice civile che accerta che le firme erano false e dunque la presentazione delle liste invalida? Si riavvolge la pellicola? A ciò si aggiunge il fatto che per scoprire tutto ciò si è dovuto attendere, tra il giudice amministrativo e la pronuncia degli ermellini, molto tempo.

Un procedimento civile di questo tipo in Italia (sia ben chiaro) potrebbe durare qualche anno. Il legislatore ha dunque sospeso la democrazia per effetto della sua inefficienza e la Corte avalla tutto ciò.

Tutto ciò ci conferma per l’ennesima volta quanto sia fondamentale per la vita di tutti noi e per mantenerci in democrazia una riforma urgente, rigorosa e definitiva della giustizia italiana.

Impossibile dunque non condividere e sottoscrivere ciò che hanno inviato i radicali al Presidente della Repubblica: La conseguenza della sentenza di oggi significa, per il futuro del Repubblica italiana da Lei presieduta, che d’ora in poi sarà ufficialmente impossibile per chiunque ottenere giustizia contro una qualsiasi, anche se gravissima, truffa elettorale in tempo utile prima della fine del mandato di chi è stato eletto grazie a quella truffa, ad ogni livello locale o nazionale che sia. Noi Radicali, Signor Presidente, ricorreremo nelle sedi internazionali contro questo Stato fuorilegge“.

Una firma vera – e non falsa – per la democrazia oggi è necessaria.

IL DISOBBEDIENTE

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