Due note di precisazione non servono ad abbassare la tensione, salita di nuovo alle stelle, tra Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti. Il ‘casus belli’ questa volta è una frase pronunciata dal ministro dell’Economia al termine dell’Ecofin a Strasburgo dove, parlando della ripresa dell’economia della Spagna, il titolare di via XX Settembre ha citato l’annuncio delle elezioni anticipate fatto da Zapatero come fattore determinante (“una prospettiva di cambiamento”) per abbassare lo spread dei titoli spagnoli rispetto a quelli tedeschi. Parole che hanno fatto infuriare la maggioranza del Pdl nella convinzione che non si tratti altro che dell’ennesima stoccata al presidente del Consiglio.

Il premier, chiuso per tutto il giorno a palazzo Grazioli, non commenta ufficialmente le dichiarazioni che arrivano da Strasburgo anche se ai parlamentari che sono andati fargli visita non nasconde la rabbia e lo stupore per “l’uscita” del ministro del Tesoro. A poco dunque sembrano essere servite le precisazioni arrivare nel corso della giornata. La prima ad opera del portavoce di Tremonti che in un comunicato ribadisce come “Il riferimento agli spread spagnoli era ed è esclusivamente relativo alla Spagna e non all’Italia”. Passano poche ore e a gettare acqua sul fuoco è lo stesso titolare di via XX Settembre: “Non stavo parlando di politica interna. Ogni riferimento all’Italia è di conseguenza totalmente infondato e strumentale”, mette in chiaro il superministro. A Roma qualcuno nel Pdl la pensa diversamente individuando dietro le parole, sia pur corrette a più riprese, del titolare dell’Economia l’irritazione per la sostanziale bocciatura di Vittorio Grilli al vertice di Banca d’Italia. Tremonti ne fa una questione personale – è il ragionamento che fa un ministro del Pdl – è chiaro che ora farà di tutto per ostacolare il premier e alzare la tensione all’interno dell’esecutivo.

E’ chiaro che Tremonti punta a farsi ‘mettere all’angolo’ per poter fare poi recitare il ruolo della vittima, è il ragionamento dei più maliziosi. Ma c’è anche chi vede nelle parole del titolare di via XX Settembre un semplice scivolone dovuto al fatto che ormai nella maggioranza “ognuno dichiara quello che vuole”. Certo è che gli unici a difendere pubblicamente il ministro dell’Economia sono Marco Reguzzoni capogruppo della Lega Nord e Osvaldo Napoli, vicepresidente dei deputati del Pdl. Quanto al Cavaliere, confidano i suoi fedelissimi, il capo del governo non si farà certo condizionare dal titolare del Tesoro. Ed è pronto a spingere sull’acceleratore per chiudere la partira sul decreto sviluppo e per portarlo in Cdm entro metà ottobre. Giovedì ci sarà un vertice di maggioranza (tra gli invitati c’è anche Tremonti) sul provvedimento. E in quella occasione si dovrebbe parlare anche di Bankitalia.

Su Palazzo Koch ancora nulla è definito. Tremonti rimane sulla sua posizione a favore di Grilli, ma il terzo nome non sembra essere uscito dal cilindro del presidente del Consiglio. Quindi, in pole resterebbe sempre Fabrizio Saccomanni, anche se del vertice a tre con Bossi e il ministro tesoro per definire la candidatura non vi è ancora traccia. Al di là delle grane politiche però nei pensieri del capo del governo tengono banco le vicende giudiziare: “Sono vittima di un complotto – avrebbe ripetuto anche oggi a più di qualche deputato incontrato a via del Plebiscito – ed un esempio è proprio il risarcimento che ho dovuto a De Benedetti“. Ad adombrare poi l’umore del Cavaliere sarebbero poi i numeri poco rassicuranti sul gradimento per il Pdl. La soluzione potrebbe essere quella di accelerare sulla Costituente italiana del Partito popolare europeo (oggi ne discuteranno insieme Alfano, Urso e Ronchi in un convegno) un modo per tentare di riavvicinare anche l’Udc di Casini.

Intanto questa mattina, nell’editoriale del vicedirettore de Il Giornale Nicola Porro, il ministro dell’Economia diventa “un interessato interprete” della “brutta aria che tirava ieri sul governo”. Insomma, come recita il titolo dell’articolo se “Moody’s ci declassa” c’è “lo zampino di Tremonti” perché “legare le parole ‘titoli di Stato’, ‘giudizio dei mercati’ ed ‘elezioni’ ha gettato evidentemente benzina sul fuoco”. “Non tanto – scrive Porro – della speculazione, ma nella palude della politica romana che, come già detto, è alla disperata ricerca dell’incidente” per far cadere il governo.

Sulla ‘questione-Tremonti’ interviene – con un’intervista a L’Avvenire – anche il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto, secondo cui “il voto anticipato sarebbe una sciagura” perché “il nostro obiettivo è arrivare al 2013, chiudere la legislatura, andare avanti, fare le riforme”. Per Cicchitto, “le elezioni vorrebbero dire mesi con un governo bloccato, incapace di fare, e con uno scontro politico durissimo”. Per questo motivo, il paragone con la Spagna è “privo di logica”. Poi la stoccata al ministro del Tesoro: “Capisco tutte le novità della scienza economica – dice Cicchitto – ma faticherei a credere a un economista che mi spiega che sospendere l’attività di governo e aprire una campagna elettorale è un colpo di bacchetta magica che migliora la situazione”.

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