Che vi interessi o meno il basket Nba, probabilmente avete sentito parlare di lock-out. La traduzione, “serrata”, non aiuta a inquadrare con facilità la situazione. Proprio come nell’analisi del gioco, abbondano parole inglesi dal significato incerto che vengono spesso mal tradotte e mal contestualizzate. E allora, proviamo assieme a schiarirci le idee.

Lock-out. Come detto, trattasi di serrata. Quindi non di sciopero, bensì del suo omologo organizzato dai datori di lavoro. Significa che allo scadere del vecchio contratto collettivo, i 30 proprietari delle squadre Nba hanno deciso di “chiudere fuori” dai cancelli i propri giocatori rappresentati dall’Nbpa, l’Assogiocatori locale. La serrata, che da noi a differenza dello sciopero non è garantita dalla Costituzione, altro non è che un’arma di pressione nei confronti della controparte sindacale. “Io non incasso soldi, ma tu neanche: vediamo chi si stanca prima e scende a più miti consigli” è sostanzialmente il messaggio dei proprietari. Che agitano bilanci, contestati dai giocatori, che dimostrerebbero come 22 delle 30 società Nba chiudano l’esercizio in passivo. E che fanno sul serio, al punto da aver istituito una multa di 1 milione di dollari per qualsiasi rappresentante di un club che si macchi di un contatto, fosse anche limitato ad una telefonata o mail, con un proprio giocatore. Una situazione abbastanza paradossale per una Lega in salute che quest’anno ha avuto oltre 21 milioni di spettatori sui campi (sic) ed ha generato introiti per 4 miliardi e 300 milioni di dollari.

Salary cap. E’ la materia del contendere, e come potete immaginare trattasi di (neppure tanto vil) pecunia. La normativa al riguardo è assai complicata (qui per i più desiderosi di approfondire) ma si può semplificare e dire che con questa espressione si intende il totale degli emolumenti percepiti annualmente dai giocatori. Con il vecchio contratto, questa cifra era rappresentata da una percentuale (il 57 %) degli introiti totali della Lega. I giocatori sarebbero disposti a cedere qualcosa (arrivando attorno al 54 %) pur di non toccare la natura dell’attuale salary cap, che i tecnici definiscono soft e non hard.

Soft & Hard. In soldoni, è il caso di dirlo, un tetto salariale “morbido” è passibile di sforamenti, mentre quello “duro” non può essere sfondato. Dall’altra parte, invece, si chiede il salary cap inflessibile e la garanzia che il profitto per i proprietari sia garantito (i giocatori controbattono che in qualsiasi settore del business il profitto è frutto delle scelte migliori e non di meccanismi che garantiscono gli investitori). Interessante notare che l’Nfl, la Lega di football americano, adotta il salary cap “hard” ma si trova anch’essa in regime di lock-out a poche settimane dal teorico inizio di stagione. Se non capite come sia possibile che le squadre siano in perdita col tetto salariale posto al 57 % delle entrate, la chiave sta proprio in quel “soft”. Per rimettere sotto contratto i propri giocatori infatti le squadre possono superare il limite imposto. Succede così che nonostante un salary cap da 58 milioni per il 2010-2011 siano ben 10 (un terzo esatto) le franchigie oltre questo plafond, coi Lakers addirittura a quota 91 milioni e passa (qui per ulteriori informazioni).

Scenari. Dire adesso cosa succederà è impossibile. La partita di poker che le due parti stanno giocando è a carte rigorosamente coperte, e tutto quello che arriva all’esterno ha il sapore del bluff. La Lega deve comportarsi in maniera corretta, perché il diritto americano costringe chi impone il lock-out a negoziare “in buona fede”, pena l’annullamento coatto da parte di un Giudice della serrata. I giocatori rimangono sulle proprie posizioni e studiano le contromosse, tra cui potrebbe rientrare una migrazione verso altri continenti per mitigare gli effetti della pressione economica (lo straordinario Deron Williams ha firmato un contratto in Turchia). Non correte però troppo con la fantasia pensando di trovare entro qualche mese Kobe Bryant contro Lebron James in un palazzetto a qualche chilometro da voi. In realtà, facile che si arrivi in surplace fino a novembre per poi cominciare la vera trattativa, che si annuncia molto complicata. 13 anni fa l’accordo venne trovato in extremis giocando una stagione regolare accorciata (50 gare invece delle canoniche 82): il bis è possibile, se non probabile.

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