I rifiuti di Napoli non sono un’emergenza per il governo di B. Nel Consiglio dei Ministri convocato per domani per discutere della manovra economica, non c’è l’atteso punto all’ordine del giorno sulla spazzatura e su come risolvere la crisi che sta avvelenando la capitale del Sud. “Decreto sui rifiuti in Cdm? Spero di no” ha chiosato il ministro Umberto Bossi, leader della Lega Nord, il partito che sta facendo di tutto per impedire l’approvazione di provvedimenti che agevolino il trasferimento dell’immondizia napoletana fuori dalla Campania.

Dunque, niente decreto. E niente aiuti. A dispetto delle promesse e dei proclami del premier: “Come sempre dovrò pensarci io” disse B. la settimana scorsa. E nonostante l’annuncio semitrionfale di venerdì scorso del ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo al termine di un incontro a Roma con il sindaco di Napoli Luigi de Magistris: “Stiamo studiando delle norme per trasferire i rifiuti fuori dalla Campania – affermò la ministra in un’intervista all’Ansa – Napoli sarà salvata dalla ”criticità” nella raccolta dei rifiuti con misure straordinarie e temporanee”. Che però non arrivano. Causa il veto della Lega Nord, dei suoi ministri, dei suoi governatori. Dalle camicie verdi solo un coro di ‘no’ a misure di soccorso per Napoli. La secessione della monnezza e dalla monnezza. Nel silenzio complice del premier.

Il ministro per i rapporti con le Regioni Raffaele Fitto prova a rassicurare: «Vediamo, stiamo lavorando». In effetti il decreto potrebbe essere inserito in extremis tra le varie ed eventuali. Ma l’emergenza rifiuti di Napoli è in atto da settimane, ed è assai curioso che il governo continui a tentennare sul da farsi. Già in due precedenti sedute di giugno, l’esecutivo ha ‘rinviato’ l’argomento. “Necessità di approfondimenti” spiegò B. mentre Napoli soffocava tra la spazzatura e la diossina dei roghi, e la Procura intensificava le indagini per epidemia colposa fino a notificare un invito a comparire per il governatore azzurro della Campania, Stefano Caldoro. Proprio Caldoro, che si ritrova in mano il doppio cerino delle montagne di sacchetti neri per strada e di un’indagine giudiziaria sul groppone, è tra i più arrabbiati per i ritardi del governo (“di almeno 15-20 giorni”) e per l’atteggiamento della Lega, da lui definito “irresponsabile”. La stessa definizione che Stella Bianchi, responsabile Ambiente del Pd, dà del governo nel suo complesso. Il segretario campano di Idv, Nello Formisano, dice di Berlusconi: “E’ un illusionista e un bugiardo, da lui l’ennesima promessa non mantenuta nei confronti di una città che lui dice di amare”.

La crisi è esplosa a partire dal 1 giugno a causa di due eventi quasi in simultanea: una sentenza del Tar del Lazio che ha bloccato i viaggi dei rifiuti napoletani nelle altre regioni, e la manutenzione programmata di una delle tre linee dell’inceneritore di Acerra, che ha ridotto di circa 800 tonnellate al giorno la capacità di smaltimento dell’impianto. Alcuni successivi problemi agli Stir del comprensorio metropolitano hanno fatto il resto.

Per fortuna in queste ore la situazione a Napoli migliora. Le giacenze della spazzatura stanno calando. Sono 1380 le tonnellate per le strade di Napoli, riferisce l’Asia, azienda speciale del Comune di Napoli, addetta all’igiene della città. È il sesto giorno consecutivo, secondo quanto sottolinea il presidente di Asia Raphael Rossi, che si riduce la quantità dei rifiuti sui marciapiedi, con una media giornaliera di circa 150 tonnellate. Ma i siti di trasferenza di Acerra e Caivano possono reggere sino a domani. Poi saranno colmi. Era il giorno dell’atteso decreto.

Potrebbe essere invece il giorno in cui l’emergenza si estenderà alle altre province, come denunciano in una nota congiunta i presidenti delle province di Salerno, Napoli e Avellino, Edmondo Cirielli, Luigi Cesaro e Cosimo Sibilia, peraltro anche parlamentari del Pdl: “La nostra preoccupazione è grande, e l’evolversi della situazione potrebbe degenerare ed allargarsi dall’area metropolitana di Napoli a tutta la regione – affermano i tre presidenti che chiedono al governo “misure immediate e concrete”. “Da due anni – continua la nota dei presidenti Cesaro, Cirielli e Sibilia – governiamo le nostre province con profondo senso di responsabilità e di collaborazione con il governo centrale ed oggi chiediamo a quest’ultimo uguale senso di responsabilità nei confronti dei cittadini dei nostri territori”.

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