Sarà un luglio particolarmente caldo per il popolo del calcio italiano, che più dei colpi veri o presunti del mercato estivo si dovrà confrontare con i fantasmi di un passato ingombrante che ritorna: quello di Calciopoli e delle sue sentenze, che nel 2006 revocarono lo scudetto alla Juventus, colpevole di aver lasciato spazio e libertà d’azione a Luciano Moggi.

Lo scudetto 2005-06 venne assegnato dal commissario straordinario Guido Rossi all’Inter di Massimo Moratti, che lo accolse con piacere e lo sistemò in bacheca accanto al precedente, che risaliva a quattordici anni prima e portava la firma di Giovanni Trapattoni. Passò il tempo, la Juve ricominciò a fare calcio dalla serie B e l’Inter iniziò a diventare grande ed imbattibile. Fino a quando Andrea Agnelli, neo presidente bianconero, salì in cattedra e chiese di riaprire il fascicolo che prendeva polvere sulla scrivania del procuratore federale Stefano Palazzi.

Era il 10 maggio 2010. La Juventus rivoleva indietro il suo scudetto, perché convinta che le successive indagini della procura di Napoli dimostrassero che a fare acqua non era soltanto la nave bianconera. Moratti rispose picche, niente da fare, “lo scudetto è nostro e non ce lo toglie nessuno”. E così, entro il 30 giugno, questione di giorni, a distanza di tredici mesi dal supplemento di indagine richiesto da Agnelli, Palazzi dovrà dire la sua e decidere come dirimere l’ingarbugliatissima matassa. Comunque vada, sarà un insuccesso per il calcio di casa nostra, che da qualche settimana è sotto assedio a causa della vicenda legata allo scandalo delle scommesse clandestine e che fra poco dovrà fare i conti con una ferita che non ha mai smesso di fare male.

L’Italia del pallone è divisa in due: da una parte ci sono i tifosi juventini che gridano a gran voce che la Federazione restituisca alla propria squadra un titolo che è stato conquistato sul campo e poco importa se Moggi se la intendeva con qualche arbitro; dall’altra ci sono i sostenitori di quasi tutte le altre squadre di serie A, Inter in testa, che additano Moggi come il vero e unico responsabile della malattia del calcio italiano degli ultimi dieci anni e che non vedono come la Juventus possa pretendere uno scudetto che finora la giustizia sportiva ha sempre sostenuto che non gli appartiene.

Il presidente della Federcalcio Abete ha detto chiaramente che intende porre fine a una vicenda che ha macchiato di vergogna il calcio italiano. Non ci saranno più rinvii. A giorni, Palazzi gli presenterà la relazione che è destinata a scatenare polemiche e – c’è da aspettarselo – anche qualche interpellanza parlamentare. Perché si sa, dalle nostre parti il pallone non è soltanto una faccenda sportiva, ma molto, molto di più. La sensazione tra gli addetti ai lavori è che alla fine prevalga la scelta meno dolorosa per tutti: revoca dello scudetto all’Inter e casella in bianco in memoria di quello che fu. E’ questione di giorni, poi si saprà.

di Dario Pelizzari

Articolo Precedente

Il trucco c’è anche nel calcio giovanile
Lettera aperta ad Abete e Petrucci

next
Articolo Successivo

Anche il calcio femminile celebra i mondiali di Germania. Ma l’Italia non si è qualificata

next