Militanti del delta del Niger

Un italiano e un britannico, ingegneri della società di costruzioni ‘Stabilini Visinoni Limited’, sono stati rapiti ieri sera nell’estremo Nord Ovest della Nigeria, in un’area prossima al confine con il Niger.

“Un’orda di uomini armati”, secondo quanto riportato dalla polizia locale, ha fatto irruzione nell’appartamento dove vivevano i due occidentali, sequestrandoli. Da quel momento, dei rapiti non si hanno notizie mentre in serata il ministro degli Esteri Franco Frattini ha affermato di non aver ricevuto “nessun tipo di richiesta o rivendicazione”.

I due occidentali lavoravano alla costruzione di un edificio della banca centrale a Birnin Kebbi, capitale dello Stato di Kebbi, situato nel Nord Ovest della Nigeria. Descrivendo l’attacco, Adamu Hassan, responsabile della polizia dello Stato di Kebbi, ha riferito che il gruppo di rapitori è penetrato nell’appartamento portando via i due occidentali ma non “un’importante somma di denaro in contanti” che si trovava nell’edificio. Nel sequestro sono stati coinvolti anche un ingegnere nigeriano, rimasto ferito da colpi di arma da fuoco e un collega di nazionalità tedesca, riuscito a fuggire scavalcando una rete metallica situata all’esterno.

“Abbiamo avviato un’indagine e una caccia all’uomo” in tutta l’area e nei Paesi limitrofi, ha annunciato in serata Olusola Amore, portavoce della polizia nazionale. Mentre un centralinista della sede della Stabilini-Visinoni a Lagos, ha affermato di “essere a conoscenza” del rapimento ma di non poter dare alcuna informazione fino al prossimo lunedì, quando saranno presenti “i responsabili” della società, creata in Nigeria da italiani circa 40 anni fa. Le ambasciate italiana e britannica a Abuja hanno mantenuto il riserbo e, dalla Toscana, Frattini ha affermato che sarà seguita “la tattica di sempre, cioè quella di lavorare in silenzio”, assicurando di “aver attivato tutti i nostri canali”.

Nello Stato di Kebbi i sequestri sono piuttosto rari, a differenzA che nel Sud petrolifero della Nigeria dove numerosi dipendenti stranieri sono oggetto di sequestri e, generalmente vengono rilasciati dopo alcuni giorni in cambio di un riscatto. L’area dove è stato rapito l’ingegnere italiano è però prossima al confine con il Niger che, con il Mali e la Mauritania, è tra i Paesi dove opera l’Aqmi, il braccio maghrebino di Al Qaida che fa del sequestro di occidentali una delle maggiori fonti di sopravvivenza. Attualmente, nelle mani del gruppo terrorista c’è anche un’italiana, Maria Sandra Mariani, rapita lo scorso due febbraio nel Sud dell’Algeria.

.

Articolo Precedente

Libia, messaggio di Gheddafi: “Dove sono non mi potete raggiungere”. Cpi contro il regime

next
Articolo Successivo

Pakistan, “Raid Usa, azioni inaccettabili”
Il parlamento chiede la sospensione

next