Mentre Vendola e Formigoni polemizzano sulle infiltrazioni mafiose nelle rispettive regioni, a Bruxelles, con meno polemiche fine a se stesse e maggiore sensibilità politica, si prende atto di come le attività economiche in mano alla criminalità organizzata rappresentino una grave minaccia per l’economia legale, meritevole di un’attenzione non minore di quella riservata al terrorismo. Nei prossimi giorni, per iniziativa del gruppo europeo dei liberali democratici, relatrice l’on. Sonia Alfano (Idv), avrà luogo un’audizione di esperti italiani ed esteri dal tema:  Verso una strategia europea per combattere il crimine organizzato transnazionale”. Questi lavori daranno luogo ad una relazione del Parlamento europeo alla Commissione perché si arrivi entro il 2012 ad una maggiore armonizzazione e coordinamento delle legislazioni dei vari Paesi su temi come il comune riconoscimento del reato di associazione mafiosa, la contiguità del malaffare con il mondo politico e amministrativo, la lotta al riciclaggio, la confisca dei beni di fonte illecita, ecc.

Avendo avuto, come italiani, il poco esaltante primato di aver dato i natali a storiche organizzazioni criminali (mafia siciliana, camorra campana, ‘ndrangheta calabrese e sacra corona unita pugliese) i cui modelli operativi e persino il brand (mafia) sono stati poi imitati ed esportati nel resto d’Italia come all’estero, e avendo vissuto la tragica esperienza di tale presenza in intere regioni, ma anche di come, in alcuni territori come il palermitano, si è cominciato a venirne fuori sotto il profilo culturale, investigativo e repressivo, non è strano che la delegazione di esperti italiani sia particolarmente nutrita rispetto ai colleghi europei della magistratura, della polizia e degli organismi di vigilanza: conosciamo il problema, ma anche il rimedio. Il che non vuol dire che siamo tutti ugualmente motivati a portare fino in fondo questa lotta così come l’inopportunità di certi recenti incarichi governativi dimostra, ma che, laddove altri Paesi volessero estirpare il male prima che diventi endemico, almeno sappiamo, se non fare, predicare bene.

Sulla base della mia esperienza professionale, una raccomandazione che mi sentirei di fare e che ho già lanciato su queste pagine riguarda il fatto che sempre più queste organizzazioni operino attraverso “colletti bianchi” più che attraverso banditi a mano armata e che, senza nulla togliere alle capacità di magistratura e forze dell’ordine, né alle loro tecnologie di indagine, solo assoldando in questa lotta le migliori intelligenze professionali di provenienza legale, finanziaria e imprenditoriale, lo Stato prevarrà sul crimine organizzato che, coi mezzi finanziari, relazionali ed economici di cui dispone, detiene tuttora un netto vantaggio nonostante i colpi subiti. E’ un approccio pragmatico che contrappone interessi e che, peraltro, non graverebbe sull’Erario perché si potrebbe autofinanziare in base ai risultati conseguiti sul campo, attraverso le confische.

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