Non capisco. Qualcuno mi aiuti a capire la logica. Se c’è. Luigi De Magistris, napoletano, eurodeputato più votato in assoluto nel 2009, si vuole candidare a sindaco di Napoli. Lo vuole fare in alternativa al berlusconismo e a un Pdl che a Napoli e in Campania porta le facce discutibili e discusse di Nicola Cosentino e Luigi Cesaro.

Si è presentato alla città in un teatro importante come il Modernissimo. E’ stato accolto da un bagno di folla impressionante, galvanizzante, contagioso. C’è voluta la polizia per regolare il flusso delle persone che volevano ascoltarlo, toccarlo, incoraggiarlo, e fuori purtroppo è rimasta più gente di quella che è riuscita a entrare. In sala e fuori c’erano giovani, meno giovani, associazioni, movimenti, studenti, disoccupati, intellettuali, esponenti della società civile. La parte migliore di Napoli.

Ne citiamo uno per tutti, il professor Gerardo Marotta, inventore dell’Istituto degli Studi Filosofici, prestigiosissima istituzione culturale che porta altissimo il nome di Napoli nel mondo. Un galantuomo. Venuto lì a esprimere il suo sostegno per un altro galantuomo come De Magistris, che ancora porta nell’anima i segni della violenza subita per aver osato fare il proprio dovere da magistrato a Catanzaro senza guardare in faccia a nessuno e senza fare distinzioni tra potenti e povera gente. Colpa imperdonabile nel Paese di Sottosopra dove chi delinque fa carriera e chi è onesto ma senza santi in paradiso resta al palo.

Detto questo, il Pd, il centrosinistra di Napoli, che fanno? Invece di guardare a De Magistris e all’entusiasmo con cui è stata accolta la sua discesa in campo come una preziosa risorsa e un bellissimo segnale sul quale provare a costruire qualcosa di buono per vincere le imminenti amministrative, si affannano a diramare comunicati stampa di aperta ostilità all’ex pm. Scritti in un linguaggio incomprensibile e ai limiti dell’assurdo. Coi quali si rimprovera all’eurodeputato di Idv di essere uscito allo scoperto troppo presto, rompendo “il tavolo”, impedendo “la nascita di un nuovo Ulivo”, non rispettando i tempi e le procedure concordate dalla “coalizione”.

Tavolo. Coalizione. Ulivo. Ma come parlano? Perché si esprimono così? Perché, se sono contrari alla candidatura di De Magistris (è legittimo, ci mancherebbe altro), non ce lo spiegano con argomenti più interessanti e semplici per l’elettore normale? Lo ritengono inadeguato? Ci dicano in cosa. Lo ritengono privo di appeal elettorale? Dalla valanga di voti che raccolse alle europee senza affiggere manco un manifesto, e dall’accoglienza ricevuta al Modernissimo, sembrerebbe il contrario. Non vorrei che dietro al no a De Magistris ci siano ragioni inconfessabili. Non aggiungo altro.

Ma una cosa va detta. Dopo il pasticcio delle primarie annullate per i brogli, il Pd e i partiti del centrosinistra che vi hanno partecipato (Idv si era tirata fuori) non sono riusciti a produrre quello scatto d’orgoglio capace di farci dimenticare la brutta figura fatta. Questo è un dato innegabile. Che dovrebbe far riflettere chi all’interno del centrosinistra cerca di impallinare in tutti i modi De Magistris senza fornire spiegazioni adeguate e senza sapere offrire niente di meglio in cambio.

Il contrasto tra il bagno di folla di De Magistris e i comunicati in politichese di un personale politico sconfitto senza tregua negli ultimi cinque anni a livello locale e nazionale, ci testimonia il principale problema della classe dirigente del centrosinistra napoletano: essere completamente sconnessa dalla propria città e dal resto del mondo.

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