Da pochi giorni i nostri figli hanno scartato regali. E durante il periodo delle festività natalizie si pensa a tutto e a tutti. Ma ne siamo così certi?

Mia figlia ha dodici anni e mezzo. Da almeno 11 anni nelle occasioni più varie (feste di compleanno, Natale, promozione…) si è presentato il “problema” di cosa regalare a Diletta. Gli altri chiedono cosa acquistare per lei, o più spesso si limitano a regalare abbigliamento, gioiellini, o addirittura soldi.

In realtà, le vetrine di giocattoli non dedicano mai uno spazio a giochi adattati o (ancora più utopico) giochi per tutti. Nel “tutti” che le case produttrici pensano sono incluse solo le tasche dei genitori, quegli stessi genitori che, attraverso un meticoloso passaparola, spendono tanti soldi tentando di tovare ogni volta il gioco che poi si adatti meglio, o quello che con poche modifiche possa essere adeguato alle necessità.

C’è crisi, il mercato è fermo, certamente si tratta di un mercato specifico (lì dove si ritenga di fabbricare giocattoli specifici). Da mamma mi chiedo: davvero non è ipotizzabile usare qualche accorgimento e trovare il modo per fare almeno una bambola con una cintina che possa essere tenuta da un bimbo disabile? E magari fare un vestitino di tessuti diversi al tatto per un bimbo ipovedente? O magari un asse da stiro che si possa maggiormente alzare e regolare a misura di piccola carrozzina? Insomma: accorgimenti che non mutano l’estetica, la funzionalità o lo spirito del gioco. Giochi che siano per tutti i bambini.

Riporto un articolo che trovo interessante: Il gioco e il giocattolo per il bambino disabile, della dottoressa Cristina De Angelis.

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