Giovedì 10 dicembre gli aquilani – istituzioni locali, sindacati, rappresentanti di categorie, attività produttive, organi professionali, forze sociali e semplici cittadini – saranno, per la seconda volta in pochi mesi, davanti a Montecitorio.

Nella prima occasione, il 16 giugno, furono i Comitati cittadini a organizzare la manifestazione contro il Decreto Abruzzo. Poco dopo, il Governo promise che la questione fiscale nell’aquilano sarebbe stata trattata in Finanziaria e una mozione unanime del Parlamento si impegnò a seguire la linea che aveva caratterizzato i terremoti di Umbria, Marche e Molise. Questo avrebbe comportato, fra l’altro, una proroga della sospensione di tasse, contributi e tributi.

Ma al momento di discutere la Finanziaria si scopre che l’attesa proroga non è affatto contemplata dal maxiemendamento. Non solo: a partire da giugno 2010 i terremotati dovranno anche restituire il 100% degli arretrati in 60 rate. Per il sisma che colpì Umbria e Marche si chiese una restituzione del 40% degli arretrati in 120 rate e dopo dodici anni.

Così, questa volta, l’iniziativa parte da Stefania Pezzopane, Presidente della Provincia dell’Aquila, che convoca con urgenza un’Assemblea pubblica. Il 7 dicembre, l’Assemblea si riunisce e rileva gran parte delle criticità del post sisma: almeno ventimila persone sono ancora sfollate; le attività produttive non ripartono se non a fronte di enormi sforzi e in strutture precarie; la ricostruzione è un fatto puramente mediatico e a livello nazionale si è diffusa l’opinione che il terremoto del 6 aprile sia già stato risolto e archiviato: alcuni Parlamentari abruzzesi (PD e IDV) raccontano che persino in Parlamento l’illusione è tale da far apparire qualunque richiesta aggiuntiva come elemosina.

Una semplice cittadina chiosa: “Il centro storico è morto. Morto. Morto. E il centro storico è il cuore della città”.

Gli interventi si susseguono per tutta la mattinata; si parla anche di disobbedienza civile e di auto-allineamento contributivo e tributario al trattamento che è stato riservato in passato ad accadimenti analoghi.

Infine, al termine dell’Assemblea, Stefania Pezzopane legge il documento condiviso dal titolo “Mobilitazione”, con la chiamata per giovedì. Tre giorni sono pochi per organizzare una grande manifestazione ma gli aquilani presenti sono decisi a farsi sentire, anche in pochi, davanti a Montecitorio per protestare contro la Finanziaria e chiedere il trattamento fiscale promesso: questo potrebbe essere l’inizio di un’operazione-verità sul terremoto e sulla gestione dell’emergenza.

Nel pomeriggio giungono le dichiarazioni del Commissario Straordinario Guido Bertolaso che parla di un prossimo decreto ad hoc che sospenda le tasse anche nel 2010. Ma le promesse non convincono più le istituzioni locali, che vogliono leggere documenti scritti del Governo. Il prossimo Consiglio Comunale del 9 dicembre, così, si tiene in zona rossa, nel centro storico dell’Aquila, in segno di protesta. Anche la mobilitazione del 10 è confermata e i Comitati cittadini aderiscono, seppur con riserva nei confronti dell’operato delle istituzioni locali aquilane, ritenuto remissivo e poco partecipativo.

di

Alberto Puliafito

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