l’uomo del monte

Mps, il documento di Bankitalia sull’aumento di capitale fasullo che inchioda l’ad Morelli. E può fargli perdere la poltrona

Il suo comportamento fu "di particolare gravità", si legge nelle motivazioni con cui Palazzo Koch nel 2013 ha multato il manager per le irregolarità commesse nell'operazione Fresh, l'aumento di capitale riservato a Jp Morgan per 950 milioni di euro finalizzato all'acquisizione di Antonveneta. Così vengono i meno i “requisiti di correttezza” richiesti dalla legge. Il 14 ottobre il cda deve decidere se ritiene che l'uomo scelto da Palazzo Chigi sia idoneo

Di Giorgio Meletti e Davide Vecchi
9 Ottobre 2016

Il mandato di Marco Morelli alla guida del Monte dei Paschi di Siena potrebbe durare meno del previsto. Il banchiere romano non sembra avere i requisiti di indipendenza e correttezza richiesti dall’articolo 26 del Testo unico bancario e dalla procedura “fit and proper” della Bce. Il 14 ottobre il consiglio d’amministrazione di Rocca Salimbeni, ancora presieduto dal dimissionario Massimo Tononi, deve decidere “in ordine alla sussistenza dei requisiti”. Morelli è stato nominato amministratore delegato il 14 settembre scorso e il cda ha 30 giorni di tempo per esprimersi sui suoi “requisiti di professionalità, onorabilità, indipendenza, competenza e correttezza”. Se il voto fosse negativo, dice la legge, “il difetto di idoneità determina la decadenza dall’ufficio”. Se il cda desse luce verde, la palla passerebbe al governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, che “in caso di difetto o violazione pronuncia la decadenza dalla carica”.

Lo scorso 7 settembre il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, su ordine del premier Matteo Renzi, ispirato dalla banca americana Jp Morgan, ha telefonato a Tononi ordinandogli di silurare l’amministratore delegato Fabrizio Viola e sostituirlo con Morelli. Tononi si è dimesso per protesta. I registi del blitz (e la stessa Egon Zehnder incaricata di “selezionare” il nome indicato da palazzo Chigi) hanno sottovalutato una macchia insuperabile nel curriculum di Morelli: l’8 ottobre 2013 la Banca d’Italia lo ha multato per 208.500 euro per gravi irregolarità commesse nell’operazione Fresh quando era vicedirettore generale di Mps.

Il Fatto ha potuto leggere le motivazioni con cui Bankitalia ha multato Morelli, un documento sormontato dall’indicazione “riservatissimo”, tenuto fino a oggi sotto chiave. E si capisce perché: quando i consiglieri Mps lo leggeranno non sapranno come riconoscere a Morelli i “requisiti di correttezza”. La legge include espressamente tra i “criteri di correttezza” da esaminare “le relazioni d’affari dell’esponente, le condotte tenute nei confronti delle autorità di vigilanza e le sanzioni da queste irrogate”. Bel guaio.

Con il nome in codice Fresh si intende un “aumento di capitale riservato a JP Morgan per 950 milioni di euro”, effettuato nell’aprile 2008 “nell’ambito di un più ampio programma di rafforzamento patrimoniale finalizzato all’acquisizione di Banca Antonveneta”. Una serie di contratti collegati, tra i quali due lettere dette in gergo di indemnity, salvaguardavano Jp Morgan da eventuali perdite. In pratica, sostengono gli ispettori Bankitalia, non c’è stato l’integrale trasferimento a terzi del rischio d’impresa, per cui quei 950 milioni non potevano essere considerati un vero rafforzamento patrimoniale. Ma i documenti che dimostravano quanto fosse farlocco l’aumento di capitale sono stati celati alla Vigilanza, un’irregolarità sanzionata con multe per complessivi 3,5 milioni di euro a 17 amministratori e dirigenti, dal presidente Giuseppe Mussari a scendere, Morelli compreso. Il giudizio di Bankitalia su Morelli è severo e peserà. Si riferisce a comportamenti tenuti come manager di Mps in un’operazione con Jp Morgan.

Oggi il banchiere è chiamato a realizzare un aumento di capitale da 5 miliardi per Mps, con Jp Morgan global coordinator. A pagina 28 della sentenza il comportamento di Morelli, “risulta di particolare gravità considerato che egli ha partecipato a tutte le fasi dell’operazione, dalle prime interlocuzioni (periodo al quale risale l’indemnity del 2008, da lui stesso sottoscritta) fino alla definizione del termination agreement”. Tale documento, “non può verosimilmente essere stato formato e sottoscritto a sua totale insaputa”. Morelli, alla vigilia del giudizio di Visco, si difese con la sua annunciata archiviazione nel processo Mps. Secca la replica della Vigilanza: l’irrilevanza penale della condotta non esclude la sua gravità nella sfera bancaria, dove secondo la legge “ciascuno è responsabile della propria azione od omissione, cosciente e volontaria, sia essa dolosa o colposa”.

Nel caso particolare, scrive via Nazionale, “Morelli seguiva da vicino l’operazione di acquisto di Antonveneta e le correlate operazioni di rafforzamento patrimoniale. In particolare partecipava, anche in virtù delle specifiche competenze professionali, alle fasi più significative dell’operazione Fresh, fin dalla sua iniziale strutturazione”. Ancora: “Il sig. Morelli, inoltre, conosceva l’esistenza (come risulta comprovato dalla e-mail del 12.3.2009) della indemnity rilasciata nel 2009. All’ex dirigente non poteva sfuggire la necessità di trasmettere tale documento alla Vigilanza: la garanzia in esame riportava in capo a Mps il rischio di impresa in ordine alla quota parte di notes Fresh su cui insisteva”. Viste “la gravità del comportamento tenuto” e “le molteplici violazioni”, Bankitalia ha inflitto a Morelli una multa pari “al triplo della base edittale”.

Visco come potrebbe oggi considerare “adeguato” per guidare Mps un uomo a cui ha dedicato questo ritratto? C’è poi un corollario beffardo. La multa di 208.500 l’ha pagata Mps come “responsabile in solido”. Qualora la sanzione diventasse definitiva (è in corso l’appello) Mps dovrebbe farsi rifondere da tutti i multati il denaro avanzato per loro. E se Morelli fosse ancora amministratore delegato dovrebbe chiedere i soldi indietro a se stesso.

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