Lui ha preso la decisione più difficile e lui ha deciso di raccontarla pubblicamente. Perché almeno nel momento dell’addio le istituzioni possano ascoltare la sua voce. “Proprio perché amo la vita credo che adesso sia giusto rinunciare ad essa vista la sofferenza gratuita sia fisica che spirituale”. Loris Bertocco, 59 anni e paralizzato da 40, ha deciso di togliersi la vita in una clinica in Svizzera. Non ha potuto farlo in Italia perché la legge che glielo avrebbe consentito, nonostante le promesse periodiche, non è mai stata approvata dal Parlamento. A dare l’annuncio della scomparsa di Loris sono stati gli amici dei Verdi Gianfranco Bettin e Luana Zanella. In una lunga lettera, pubblicata da vari quotidiani, Loris racconta l’evoluzione della sua malattia e i motivi che lo hanno portato a compiere questo gesto. Originario della provincia di Venezia (era nato a Dolo e viveva a Fiesso D’Artico), Bertocco, a 19 anni è stato vittima di un incidente stradale a causa del quale si è fratturato due vertebre. Negli ultimi tempi aveva anche perso la vista. E’ stato attivista dei Verdi e del Movimento Vita Indipendente per le persone con disabilità.

Come spiega lui stesso nel lungo memoriale, la decisione di mettere fine alla sua esistenza è arrivata dopo anni di difficoltà e di riflessioni. “Il mio progressivo peggioramento fisico”, scrive, “mi rende difficile immaginare il resto della mia vita in modo minimamente soddisfacente, essendo la sofferenza fisica e il dolore diventati per me insostenibili e la non autosufficienza diventata per me insopportabile. Sono arrivato quindi ad immaginare questa scelta, cioè la richiesta di accompagnamento alla morte volontaria, che è il frutto di una lunghissima riflessione”. E ancora: “Credo che sia giusto fare questa scelta prima di trovarmi nel giro di poco tempo a vivere come un vegetale, non potendo nemmeno vedere, cosa che sarebbe per me intollerabile”. “Io sono stato e sono ancora convinto che la vita sia bella e sia giusto goderla in tutti i suoi vari aspetti, sia quelli positivi che quelli negativi”. Per questo Loris, scrive, ha capito che fosse necessario prendere la decisione finale: “Credo in questo momento che la qualità della mia vita sia scesa sotto la soglia dell’accettabilità e penso che non valga più la pena di essere vissuta”. E ancora: “Proprio perché amo la vita credo che adesso sia giusto rinunciare ad essa vista la sofferenza gratuita sia fisica che spirituale che stanno progressivamente crescendo senza possibilità di revisione o di risoluzione positiva”.

Loris Bertocco dedica anche un lungo spazio del suo memoriale alla descrizione delle difficoltà nel ricevere assistenza da parte delle istituzioni. E proprio a chi ha cercato di convincerlo a desistere dal viaggio in Svizzera, dice: “Il muro contro il quale ho continuato per anni a battermi è più alto che mai e continua a negarmi il diritto ad una assistenza adeguata“. E a proposito delle cure per le persone con disabilità, scrive: “Perché è così difficile capire i bisogni di tante persone in situazione di gravità, perché questa diffidenza degli amministratori, questo nascondersi sempre dietro l’alibi delle ristrettezze finanziarie, anche quando basterebbe poco, in fondo, per dare più respiro, lenimento, dignità?”. Bertocco nello specifico chiede: “È necessario alzare la soglia massima relativa all’Impegnativa di cura domiciliare e fisica oggi fissata a mille euro, ferma al 2004 e quindi anacronistica e del tutto insufficiente per assicurare le collaborazioni indispensabili”.

Bertocco chiude il suo memoriale con un appello perché il Parlamento approvi una legge sul fine vita, legge che giace in Parlamento e che ancora una volta è destinata a non ottenere il via libera: “Il mio appello è che si approvi al più presto una buona legge sull’accompagnamento alla morte volontaria (ad esempio, come accade in Svizzera), perché fino all’ultimo la vita va rispettata e garantita nella sua dignità”. A questo va il suo impegno finale: “Vi sono situazioni che evolvono inesorabilmente verso l’insostenibilità. Sono convinto che se avessi potuto usufruire di assistenza adeguata avrei vissuto meglio la mia vita, soprattutto questi ultimi anni, e forse avrei magari rinviato di un po’ la scelta di mettere volontariamente fine alle mie sofferenze. Ora è arrivato il momento. Porto con me l’amore che ho ricevuto e lascio questo scritto augurandomi che possa essere di aiuto alle tante persone che stanno affrontando ogni giorno un vero e proprio calvario”.

Zanella e Bettin, nel diffondere il memoriale di Loris hanno voluto ricordare l’amicizia che li ha uniti fino alla fine. “Quando abbiamo avuto occasione di parlare con Loris di questa ipotesi”, hanno scritto in una nota, “gli abbiamo detto che avremmo rispettato ogni sua decisione ma che lo avremmo voluto con noi ancora a lungo, nella continuità di un’amicizia e di un comune impegno che durano da più di quarant’anni. Per lui, però, questi sono stati anche decenni di dolore e pesantezza, che infine non ha più voluto sopportare, desiderando una vita più degna e piena oppure la pace che spetta alle persone giuste e vitali ma ormai troppo stanche e sofferenti. Facciamo, dunque, quello che ci ha chiesto di fare con tutto il dolore e l’amicizia che abbiamo”.

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