Da quando Fedez ha deciso di chiedere ufficialmente la mano di Chiara Ferragni in pubblico, sul palco dell’Arena di Verona, di fronte a migliaia di persone e per giunta cantando un brano scritto ad hoc, sui social network non si parla d’altro. Chi se ne frega di Macron e della Le Pen, a chi importa della figura barbina del Milan che ne prende quattro in casa dalla Roma. C’è la coppia d’oro che sognare il mondo fa e non si può che parlare di questo.

La stragrande maggioranza dei commenti sono negativi. Anzi, più che negativi sono feroci, spietati, a volte anche crudeli. “Hanno messo in piazza i loro sentimenti!”, “È tutto ‘business’, mica amore!”, “Lui era commosso, lei no, quindi lui la ama e lei se ne frega”. E poi giù fino agli evergreen dell’indignazione social del tipo “Ma chi sono? Perché sono così famosi? Perché hanno così tanti soldi mentre i loro coetanei guadagnano 500 euro al mese in un call center?”.

Una lunghissima, interminabile, fastidiosissima sequela di frasi fatte, di indignazione da hard discount a uso e consumo delle legioni di invidiosi sociali che affollano i social network. Se solo provassimo ad affrontare la questione con quel distacco razionale che merita, capiremmo alcune cose fondamentali e vivremmo decisamente meglio le nostre socialesistenze. L’accusa principale che viene rivolta a Fedez e Chiara Ferragni, per esempio, è la seguente: mettono in piazza i loro sentimenti, fanno tutto in funzione dei social network. Ok, forse è così. Ma voi cosa fate? Anzi, noi cosa facciamo? La maggior parte di noi non vive ormai un’esistenza che è reale nel virtuale e virtuale nel reale? Non condividiamo forse ogni momento della giornata, dalle pene d’amore allo shopping, dalle lamentazioni lavorative alle foto della serate fuori con gli amici?

Ecco, siamo tutti Fedez e Ferragni. O forse sono Fedez e Ferragni a essere tutti. Con una differenza fondamentale, che poi è la scintilla che fa scoppiare il putiferio: loro riescono a fatturare, sfruttando la commistione tra vita privata e vita social. Noi no. Loro ci guadagnano (assai). Noi no. E questa cosa, per molti dei frustrati commentatori del nulla, che proprio commentandolo gli danno dignità e lo fanno prosperare, è insopportabile. Una volta l’avremmo chiamata “invidia sociale”. Oggi no, non possiamo, perché chi prova a difendere le scelte dei due ragazzi d’oro viene tacciato di intelligenza con il nemico, con gli untori della società. Per molti di quelli che hanno commentato la dichiarazione d’amore e la consegna del brillocco in diretta, Fedez e Ferragni sono i nemici del popolo, gli alfieri di un modello sbagliato che prospera sulle spalle del popolo oppresso, sottopagato e sottostimato, che non emerge nonostante gli incredibili talenti (di cui non si è accorta nemmeno la mamma). La colpa di Fedez e Ferragni (che, sia chiaro, possono piacere o no, posso star simpatici o no) è avercela fatta in un periodo in cui a farcela sono pochissimi. Ma ce l’hanno fatta a scapito di qualcun altro? Nossignore, nemmeno per idea. Fedez ha cominciato su YouTube, dalla cameretta di Buccinasco, e poi si è fatto notare, è esploso, ha venduto una caterva di dischi e adesso è un ottimo imprenditore di se stesso. Fa musica e soldi, soldi e musica. Accumula, ora che va alla grande, perché è ragazzo sveglio e sa che potrebbe cambiare tutto da un momento all’altro.

Lei, Chiara Ferragni, è una delle poche persone che possono definirsi a buon titolo “influencer”. Non solo in Italia, si badi bene, ma nel mondo intero. Fattura quasi 10 milioni di euro l’anno. Dieci. Milioni. Di euro. Più di moltissime piccole imprese italiane. Anzi, è un’impresa a tutti gli effetti. Da sola, partendo da un blog, è diventata una delle fashion blogger più apprezzate al mondo. Potremmo stare qui a discutere sui fashion blogger e sugli influencer per ore, e sul tema magari saremmo persino d’accordo. Ma il succo non cambia: ha fatto i milioni senza rubare nulla a nessuno, inventandosi un mestiere. È una colpa? No, tutt’altro. Chiara Ferragni è un esempio fulgido di come ci si può realizzare anche in questi tempi balordi, sfruttando quello che c’è su piazza e soprattutto individuando un target preciso a cui rivolgersi.

Fedez e Chiara Ferragni sono bersagliati e attaccati da migliaia di persone soprattutto per questo, perché ce l’hanno fatta, perché hanno i soldi, perché vivono a CityLife a Milano o in una villa a Los Angeles. E la nuova Italia, quella che odia chi ha tanto, questo non può sopportarlo. È un’Italia rancorosa, piena di frustrazioni e di sogni infranti. E questo è triste e di per sé meriterebbe comprensione umana. Quando questa impotenza sociale figlia dei tempi, però, si trasforma in odio verso chi è riuscito dove molti di noi hanno fallito, lo sforzo empatico si blocca e deve partire la sacrosante presa di distanza. Perché non importa se siamo fashion blogger o fisici nucleari, rapper tatuati o ricercatori pettinatissimi costretti a emigrare. Dobbiamo semplicemente continuare a fare quello che facciamo con impegno e passione. Poi, come è normale da migliaia di anni, c’è chi ce la fa e chi, per mancanza di talento o di fortuna, per ingiustizie o fatalità, non ce la fa. Funziona così da sempre. Non è giusto? Nossignore. Ma continuerà a funzionare così. E non è certo colpa di Fedez, di Chiara Ferragni, della loro proposta di matrimonio pubblica e del loro encomiabile fiuto per gli affari.

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