La strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni, e non si sentiva la mancanza della performance pubblicitaria dell’azienda Tempo, nota per la produzione di fazzoletti da naso, che ha tutta l’aria di essere stata pensata per fare bene, laddove per ‘bene’ si intende provocare emozioni e intenerimento.

L’intento (ovviamente legato alla fidelizzazione della clientela sui nuovi prodotti griffati) è spiegato in modo chiaro sulle pagine social della campagna: “Scoprire di aspettare un figlio è l’emozione più bella della vita. Ma se ci fosse un modo ancora più emozionante per vivere questo momento? Scopri tutto il progetto su www.testdigravidanzaperuomini.it

M’imbatto sul sorprendente ossimoro (un test di gravidanza per uomini?) proprio su Facebook, nella banda laterale dove sono pubblicate le inserzioni a pagamento. Mi girano in mente le immagini del buffo film con Arnold Schwarzenegger, Junior, ma i quasi quattro minuti dello spot della campagna/provocazione sono altro: si passa dal colore dei primi ritratti di uomini che vengono informati dalle compagne di stare per diventare padri al bianco e nero dei monitor di sorveglianza attraverso i quali seguiamo il ritorno a casa di una giovane donna che sarà condotta passo passo dal marito, prima via schermo poi di persona, a scoprire che sta per diventare madre. C’è qualcosa che non quadra.

Curioso: di solito la prima a sapere di essere incinta è la donna e come potrebbe essere altrimenti? Invece, può essere altrimenti, se mettiamo in piedi un ‘affettuoso’ raggiro.
Interessante: il video inizia spiegando che le donne scoprono di essere incinte in ‘modo meccanico e solitario’, in bagno, dopo avere fatto pipì sullo stick dispositivo. Triste, no? Soprattutto troppo egoista e fuori dal controllo del futuro padre.

Ma la soluzione c’è: lo stick che mente alle donne e dice la verità ai futuri padri che diventano i latori della buna novella. Così è meglio, decisamente.
Domando: non è che c’entrerà (vagamente) il desiderio di controllo maschile su un evento che altrimenti sta in primis nelle mani delle donne?

Un’amica mi ha fatto notare l’assonanza di questa situazione con l’annunciazione evangelica: Maria è inconsapevole prima della rivelazione. Si potrebbe dire che anche in questa messa in scena contemporanea la donna diventa davvero madre perché è lui a svelare la verità, e non il suo corpo, come di fatto avviene con il vero test di gravidanza?

Delle centinaia di commenti sui social della compagnia moltissimi sono entusiastici: può essere che l’emozione, da preoccupazione mista a sgomento che vira in commozione incredula abbia un effetto contagioso. Molte donne ringraziano per aver rivissuto il momento della scoperta, ma non sono la sola ad avere avvertito invece disagio più che tenerezza. Ci sono anche considerazioni meno positive di chi ravvisa l’ombra del raggiro, di chi si arrabbia all’idea di vedersi scippato il momento intimissimo del sapere per prima la notizia, c’è chi parla di sessismo.

Chi, dalla parte dell’azienda, monitora le risposte interviene prontamente scrivendo: “Ciao, grazie per i vostri commenti! La coppia del film ha già condiviso il desiderio di avere figli, e il test di lei non parla di risultato negativo ma semplicemente di errore. In brevissimo tempo, il partner le svela la sorpresa della tanto attesa gravidanza. Il nostro esperimento mira a mostrare alle coppie in cerca di un bimbo un modo ancora più emozionante di vivere il momento più bello della propria vita”.

Tutto ok, quindi? O forse chi ha studiato questa pubblicità non sapeva più a che santo votarsi e ha gioca baroccamente a rovesciare i ruoli costruendo un plot dove gli uomini sono dei solerti guardiani travestiti da (non) innocenti romanticoni?

Ricapitoliamo: lui partecipa a una riunione insieme a un dottore con altri aspiranti padri. Tutti hanno consegnato uno stick alle compagne che registra (a loro) un finto risultato di errore, mentre arriverà sul cellulare dei mariti, nel caso positivo, la buona novella. Quindi ogni neo padre consapevole correrà a casa dalla futura, (ancora inconsapevole) madre, a dirle che sì, sono incinti. Non avvertite un vago senso di privazione, controllo, (a fine di bene!), di tradimento? Starebbe in questo il senso di condivisione della genitorialità secondo chi ha pensato la campagna “provocatoria”, fatta appositamente per farci venire lacrime da asciugare prontamente con i (loro) fazzoletti? Accidenti. E noi che in tante ci eravamo emozionate a fare pipì in solitaria nel bagno sullo stick di gravidanza (per donne!): ma quanto siamo state inadeguate, e magari anche un po’ egoiste?

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