Due mesi per evitare un atterraggio d’emergenza. Sono infatti 60 i giorni concessi dai soci di Alitalia e dalle banche all’attuale management per ridurre i costi, modificare la strategia commerciale e soprattutto diventare profittevoli. In mezzo ci sono i lavoratori: in queste settimane la cifra degli esuberi possibili è stabilmente sopra quota mille. Per sindacati le posizioni a rischio taglio sono addirittura 1500. Del resto è stato l’ad della compagnia Cramer Ball in una lettera inviata ai dipendenti spiega che la “riduzione dell’organico” compare tra le linee guida del piano industriale di Alitalia. Nessuna scelta definitiva è stata fatta sugli esuberi, precisa e ci sarà un confronto con i sindacati ma, sottolinea Ball, è “fondamentale prendere atto del fatto che le riduzioni sono necessarie se vogliamo che questa azienda sopravviva”. Ad allarme innescato però lo stesso Ball ha dichiarato: “In merito a quanto trapelato al termine dell’incontro con alcune organizzazioni sindacali, tengo a ribadire che il tema degli esuberi non è ora sul mio tavolo: sto lavorando alla definizione dei dettagli del piano industriale”.

In una giornata densissima di indiscrezioni, sulla graticola è finito anche il manager australiano James Hogan, gran capo di Etihad che detiene il 49% di Alitalia, dato da alcune fonti in uscita, che invece rimane saldamente al suo posto. Un bene per la compagnia italiana, essendo lui l’architetto della fusione. Dopo tre giorni di riunione “aperta” del cda, all’alba banche ed Etihad hanno raggiunto un accordo sulla rinegoziazione del debito, ed anche il governo ci ha messo lo zampino come ha sottolineato il ministro dei Trasporti, Graziano Delrio.

Nell’accordo rientrano innanzitutto i 180 milioni di linee di credito accordate da Intesa Sanpaolo, Unicredit insieme a Mps e Popolare. A ciò si aggiungono gli strumenti finanziari emessi a luglio 2015 per 216 milioni, di cui 80 sottoscritti dalle Generali. Servono fondi freschi, e solo gli emiratini possono metterli, qualcuno ipotizza una soma vicina ai 400 milioni. Risorse fresche, per risollevare una gestione che determina al momento perdite per quasi mezzo milione al giorno. Impossibile trovare una soluzione nel breve, ecco perché si è scelta la proroga. Parallelamente al cda perciò l’assemblea degli azionisti ha deliberato un finanziamento a breve termine per consentire al management di avviare, nei prossimi 60 giorni, un negoziato con società di leasing aereo, fornitori, società di distribuzione e sindacati.

L’obiettivo è “una radicale riduzione dei costi” si legge nella nota diffusa dalla compagnia. “I prossimi due mesi sono cruciali per Alitalia. È di vitale importanza che il personale della Compagnia e i principali stakeholder, accettino e facciano propri i cambiamenti radicali di cui abbiamo bisogno. Solo così potremo ottenere un successivo e significativo finanziamento da parte degli azionisti, senza il quale Alitalia non avrà futuro”, aveva detto Ball.

Oltre al taglio del personale si parla anche di messa a terra di 15-20 Airbus 320, mentre i nuovi aerei saranno acquistati in leasing. Le attività operative si concentreranno sulla necessità di cambiare l’attuale modello di business attraverso lo sviluppo del network di lungo raggio e ridisegno per il corto e medio raggio, con prezzi più interessanti. C’è poi un capitolo dedicato alla rivalutazione degli accordi di joint venture e rafforzamento delle attuali partnership con altre compagnie aeree. Da questi passa anche il potenziamento della flotta: se si resta con Air France nella Star Alliance ne arriveranno 16-18, uscendo dal network si salirebbe a 30. “Tutti dobbiamo remare nella stessa direzione”, ha spiegato Ball anche durante l’incontro con i sindacati nel primo pomeriggio, sottolineando come “quello del trasporto aereo è un mercato spietato”.

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