È fuori pericolo il bambino di 8 anni ricoverato ieri sera all’ospedale Meyer di Firenze per meningite di tipo C. Il piccolo sta rispondendo positivamente alle terapie, è sveglio e non ha la febbre. È stato “protetto” dal vaccino che gli era stato somministrato nel 2009, che ha mitigato l’aggressività dell’infezione. Il bimbo, residente a Collesalvetti in provincia di Livorno, dopo un primo ricovero a Pisa era stato trasportato al Meyer. Il sindaco di Collesalvetti, Lorenzo Bacci, ha annunciato la chiusura dell’Istituto Benedettini di Stagno, frequentato dal piccolo. “Viste le dimensioni del complesso scolastico e le famiglie giustamente preoccupate per i loro figli – si legge nel comunicato stampa – in accordo con la Asl si ritiene opportuno disporre l’ordinanza di chiusura temporanea”. Lo scopo è per poter gestire al meglio le operazioni di profilassi “senza creare allarmismi e inutile confusione”.

Le vaccinazioni – Dall’inizio della campagna vaccinale straordinaria al 31 ottobre 2016, sono state somministrate in totale più di 717mila vaccinazioni: quasi 195mila nella fascia di età 11-20 anni; circa 326mila nella fascia 20-45 e più di 196mila dai 45 anni in su. Per quanto riguarda i nuovi nati, dopo due anni dalla nascita risulta una copertura del 91%. “Anche in questo caso il vaccino è servito ad attenuare la gravità della malattia” ha commentato Stefania Saccardi, l’assessore al diritto alla salute della Regione Toscana. “Rinnovo il mio invito a vaccinarsi per il meningococco C a tutti quanti rientrano nelle categorie. Il vaccino è gratuito e la campagna straordinaria è stata prolungata fino al 31 marzo 2017”, ha ricordato Saccardi.

I numeri – Dall’inizio del 2015 ad oggi, in Toscana ci sono stati 58 casi di meningite da meningococco C: 27 solo nel 2016. Questo tipo di meningococco è il più diffuso: negli ultimi due anni su 74 casi complessivi di meningite nella regione, 58 sono stati appunto del ceppo C. Tra questi, non è compreso quello della donna di 64 anni deceduta lunedì 21 novembre all’ospedale di Livorno, che era affetta da meningite pneumococcica, patologia che non può essere messa in relazione con i casi di meningite di tipo B o C registrati negli ultimi mesi in Toscana. È considerata invece la 45enne morta lo stesso giorno all’ospedale di Santa Maria Nuova a Firenze: per lei diagnosi di sepsi da meningococco di tipo C. Nel 2015 sono decedute 7 persone: sei che avevano contratto il ceppo C e una per il ceppo B. Nel 2016 hanno perso la vita altre 6 persone, tutte per il ceppo C.

L’ultimo caso – “Per varie ragioni, può accadere che un vaccino non risulti totalmente protettivo, soprattutto sul lungo termine, ma ciò si verifica molto di rado”. Così Gianni Rezza, direttore del dipartimento Malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, commenta il caso del bambino di 8 anni ricoverato al Meyer. “Il vaccino anti meningite – spiega Rezza – così come altri vaccini, può non essere totalmente protettivo per alcune ragioni, ma in casi limitatissimi. La vaccinazione è quindi sempre consigliata, per proteggere i bambini”. La prima ragione, chiarisce, è che “ci sono bambini che non rispondono al vaccino pienamente e non producono abbastanza anticorpi, e questo può succedere anche per altre malattie come l’epatite C. Oppure può accadere che gli anticorpi non siano in quel momento ad un livello massimo, specie se è passato molto tempo dalla vaccinazione, ma poi si rialzano e la malattia risulta quindi attenuata”. Un’altra possibile ragione, rileva, “è che i vaccini in alcuni casi non proteggono per tutta la vita e col passare degli anni può diminuire la quantità di anticorpi indotti dal vaccino e quindi, se infettati, non si riesce di evitare la malattia”. Per questo, afferma Rezza, “per varie vaccinazioni sono previsti dei richiami e per la meningite C è previsto un richiamo in età adolescenziale”. in ogni caso, “l’efficacia del vaccino antimeningite, così come degli altri vaccini, non è mai al 100%, quindi in rari casi si possono verificare contagi. Tuttavia, la protezione vaccinale – conclude l’esperto – evita che la malattia si manifesti in forme più gravi o con conseguenze più pesanti”.

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