Quattro striscioni e cori contro di lui e un rigore sbagliato. Questa volta non è il campo a cancellare il week end più lungo di Mauro Icardi da quando indossa la fascia di capitano dell’Inter. Perché la sconfitta con il Cagliari e la prestazione dell’attaccante non aiutano certo a ricucire lo strappo con la Curva Nord. E non bastano gli applausi arrivati dagli altri settori per sedare una polemica nella quale è difficile capire chi ha torto e chi ha ragione. Chi sono gli ultras per chiedere a una società di togliere la fascia di capitano a un giocatore? E dall’altra, a un anno di distanza, perché Icardi racconta nella sua biografia il post partita di Reggio Emilia, con tanto di dettagli sulla pessima boutade relativa ai criminali argentini che a caldo avrebbe voluto portare in Italia per ammazzare i cento, duecento contestatori?

Nel lungo messaggio postato in mattinata su Instagram il capitano dell’Inter ha provato a chiudere la querelle: “Volevo semplicemente rendere l’atmosfera di quell’episodio. Tanto è vero che nel libro ho aggiunto che avevo sputato fuori frasi esagerate (ed il verbo sputare già rende l’idea di quanto inopportuna fosse stata la mia reazione). Riguardo al discorso degli assassini dall’Argentina, siccome da più parti mi continuavano a ripetere che mi sarei ritrovato degli esagitati sotto casa (nota bene: non la Curva Nord, degli esagitati) ho pronunciato quella frase – ha spiegato – ma nella biografia ho anche detto “avevo usato parole minacciose contro la tifoseria e non avrei dovuto farlo“. Sono dispiaciuto. Dispiaciuto per questo polverone che si è creato, Ho semplicemente raccontato un episodio seguendo i miei ricordi”.

Un post che non ha fatto breccia né in curva né in società. Gli insulti piovuti dalla Nord prima, durante e dopo il match hanno messo in chiaro che la parte più calda del tifo interista non ha perdonato. Le dichiarazioni di Javier Zanetti nel pre-match, del ds Ausilio e del tecnico De Boer dopo il k.o. lasciano intendere che domani la società parlerà con il giocatore e prenderà delle decisioni. Che potrebbero essere anche importanti. Forse Icardi non sarà più il capitano dell’Inter, oppure la società deciderà di multarlo pesantemente. Fatto sta che Zanetti, uno che la fascia l’ha portata al braccio per anni, è stato chiaro: “I tifosi vengono prima di tutto”.

All’improvviso, quindi, si riapre uno squarcio nel rapporto tra il club e il suo capitano. Sembrava tutto finito dopo il rinnovo del contratto, arrivato ufficialmente pochi giorni fa. E invece siamo punto e a capo. Dopo il flirt estivo con il Napoli, il presunto interesse di Juve e Atletico Madrid, i mal di pancia di Maurito ‘diagnosticati’ dalla moglie-manager Wanda Nara con tanto di coda social, quelle partite strategicamente non giocate durante la tournée negli Stati Uniti ufficialmente a causa di problemi fisici. Icardi cercava un rinnovo (l’ennesimo…) e alla fine l’ha trovato, sposando il progetto di rilancio di Suning a costo di rifiutare allettanti proposte economiche e tecniche dall’estero. Una scelta forte, messa ora in discussione dalla sua autobiografia, scritta a 23 anni. Inciso: Ven-ti-tré.

Quelle tre pagine di “Sempre avanti” hanno riacceso la bufera che a tratti si alza sulla vita dell’attaccante argentino, uno senza peli sulla lingua. La scelta (legittima) di sposare l’ex moglie dell’ormai ex amico Maxi Lopez. l litigi con il compagno di squadra Osvaldo, con Maradona, con l’ambiente della Nazionale argentina. La storia d’amore con Wanda Nara che diventa social sotto ogni punto di vista: dalla nuova auto alla piscina sul tetto, dai figli  alla camera da letto. E quest’estate anche il rinnovo del contratto, con la moglie-agente pronta a twittare a luglio: “Da quanto sto notando, l’Inter ha messo in vendita Mauro…”.

Un’ostentazione che in società non è particolarmente gradita. Lo ha sottolineato di nuovo il ds Ausilio dopo il caso del libro: “Io non so neanche cosa sono, non ne sono appassionato – premette – Per quanto ci riguarda c’è un regolamento interno, è ben disciplinato quanto si può fare. Quando si parla di un compagno o di un allenatore, un giocatore non può farlo, sarebbe punito con multe e penalizzazioni. Se poi uno posta una foto perché è in vacanza, mi infastidisce a livello morale, perché bisogna avere rispetto della gente, vi accede chiunque, ma resta solo un problema morale. In passato è accaduto, ma più che multarli o richiamarli la società può fare poco”. Insomma, pare di leggere tra le righe che molto è affidato anche all’autodisciplina, quella che un capitano dovrebbe avere (e insegnare) al resto del gruppo.

Sua moglie la pensa un po’ diversamente, come si intuisce da una riposta data in un’intervista a Sportweek: “Siamo attivi sui social? Sono un business. In Argentina se ti fai un tweet magari sei stata pagata, facendo vedere un oggetto o un capo di abbigliamento – spiegava alcuni giorni fa – Altre volte mi faccio uno scatto solo perché mi piace. Non è che se mi faccio un selfie su una barca, sto raccontando tutta la mia vita, non porto i figli a scuola o penso solo ai soldi. Non mi posso far carico dell’invidia della gente”. Business in business. Schietta Wanda, schietto Mauro, schietta tutta la famiglia Icardi. Spetta all’Inter decidere se tutto questo va bene o meno.

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