Tre, due, uno e vai: buongiorno a tutti voi e benvenuti alla 22esima puntata di questo blog, in onda sulle frequenze della sofferenza e della tristezza. Ma da quest’oggi buone nuove, poiché tutto cambierà e questo solo grazie alla nostra ospite, che per l’occasione vi terrà compagnia anche nella prossima puntata: “Sono qui perché credo di avere qualcosa che mi avvicini al suo autore”, dichiara raggiante.

Ora, bando alle ciance, arrivo al sodo: direttamente dalle vostre viscere nientepopodimeno che – rullo di tamburi – la cacca, ma quella con la M maiuscola. La più nobile, anche se qualcuno di voi oserà dire: che ospite di…

Ovvie e banali battute a parte, l’argomento in questione meriterebbe molto più rispetto di quanto l’adulto mediamente le attribuisca, ma che fortunatamente trova in altri ambiti. Per esempio c’è chi la mangia e la trasporta come lo scarabeo stercorario, contribuendo così a ridurre l’inquinamento; chi ci nuota dentro, dico bene ippopotamo?; chi la fa rosa come le balenottere (le probabili ideatrici delle quote rosa); i bambini dinnanzi a essa provano un deciso istinto di possesso e vanno fieri di quanto prodotto: “Guadda mamma”; ma soprattutto ricopre il delicato e ingombrante ruolo di metafora della vita del francesino – il cultore della distrofia di Duchenne – e del sottoscritto scrivente – cultore, appunto, di entrambe.

Oh voi che leggete sapete qual è la differenza tra un water e un francesino? Semplice, il primo la cacca con la M maiuscola la ingurgita per professione, mentre il secondo – in virtù delle vicissitudini derivanti d’oltralpe – l’affronta suo malgrado e vi ha a che fare per tutta la vita…

Lo so, il pensiero ricorrente di chi ha avuto la pessima idea di leggermi è: “Ma questo è matto”. No, giuro che sono contrario all’accumulo di disabilità. Giunge ora il fatidico momento di sollevare l’asse – è vivamente consigliato, vero maschietti? – e che innominata sia: il mio esordio con l’Esimia M maiuscola avvenne contestualmente alla mia nascita, quando defecai sui piedi dell’ostetrica (i dettagli ampiamente spiegati nel post d’esordio): quando si dice un vero e proprio predestinato, il cui nome in codice sarebbe potuto essere “il Defecatore”. Sarebbe potuto, se non fosse stato per la francesina che mandò tutto all’aria (come al solito) e il sottoscritto nella squadra rivale degli stitici.

Essendo adepto alla corrente del pigronismo, il transalpino infatti tende più che mai all’immobilità assoluta, trasmettendo il discutibile vizio ai quartieri che all’espulsione solida sono deputati (un saluto a tutti i deputati ora è doveroso). Questo perché non si fa mai mancare niente, adora il danno oltre la beffa – alla stregua del deputato che adora tanto la diaria oltre l’indennità parlamentare.

In questo panorama la stitichezza è tra le più grandi sfide cui il francesino è chiamato a scendere in campo per difendere l’onore, di M ma pur sempre di onore si tratta: personalmente ritengo la battaglia vinta, ma la guerra è perpetua (e va bene, salutiamo pure le perpetue). Certo è stata dura – a scanso di equivoci, non mi riferisco all’innominata – ma agli incontri degli stitici anonimi: “Mi chiamo Nicolò e non la faccio da quattro giorni”. E tutti: “Ohhh”. Dopodiché raccontai della mia complicata relazione con il water, la cui storia commosse i senza nome, che con le lacrime agli occhi cominciarono a incitarmi: “Non ti arrendere mai, prima o poi la farai”.

Le loro parole, per quanto imbarazzanti, non cacciarono via il terribile spettro del clistere, il nemico pubblico numero uno degli stitici. Costui – Sir Clistere – con mio immenso terrore mi violò svariate volte. Ma, come si suol dire, chi “la molle, la vince” e con un pizzico d’orgoglio posso affermare che non mi espugna da parecchio tempo: precisamente dal 26 maggio 2013, giorno che coincide con il compleanno di mia sorella (un saluto alle coincidenze, sempre molto esilaranti, e a mia sorella, ovviamente).

Questo invidiabile record mi ha permesso di portare a casa l’ambita targhetta d’onore e d’ottone degli stitici anonimi: “Ce l’ha fatta”. Perché solo uno su mille ce la fa, e io la feci.
Ma non finisce qui, perché nel prossimo post scopriremo tutte le indigestione di cacca con la M maiuscola cui il francesino deve far fronte durante la sua vita spericolata.

Articolo Precedente

Milano, piazza Duomo apparecchiata con 10mila piatti vuoti contro la fame nel mondo (e gli sprechi di cibo)

next
Articolo Successivo

Relazioni di coppia, separarsi non è morire

next