Non tutte le ciambelle riescono col buco. Nemmeno se ti chiami Carlo Toto e sei riuscito a piazzare una fallimentare AirOne all’Alitalia. L’ex proprietario della compagnia low cost non è infatti riuscito ad ottenere l’ok dal ministero delle Infrastrutture (Mit) per alcune varianti sulle autostrade che gestisce in concessione: la A24 (Roma-Teramo) e la A25 (Torano-Chieti-Pescara). E così non solo ha perso l’occasione di realizzare nuove opere infrastrutturali, ma anche di portare a casa corposi aumenti tariffari e un allungamento di 45 anni delle sue concessioni che andranno in scadenza nel 2030.

Del resto il piano era meritevole di attenzione visto che prevedeva di realizzare varianti autostradali al posto di opere di messa in sicurezza di una rete viaria che necessita interventi dopo il terremoto dell’Aquila. Nel dettaglio, il progetto includeva la modifica dei due tratti in concessione per circa 30 chilometri e la realizzazione di 55 gallerie con un investimento che, secondo quanto riferisce il ministero, avrebbe potuto raggiungere i 6,9 miliardi. L’operazione avrebbe anche avuto un discreto impatto occupazionale creando circa 20mila posti di lavoro. Ma avrebbe anche comportato dieci anni di lavori sulle strade che “uniscono nel cuore dell’Italia – il versante tirrenico a quello adriatico e sono immerse in un paesaggio distintivo e straordinario”, come ha evidenziato un’interrogazione al Mit del parlamentare Pd Ermete Realacci, tra i primi oppositori di Toto. Per non parlare del fatto che avrebbe interessato sei parchi naturali e anche il massiccio del Gran Sasso.

Il progetto della Strada dei Parchi, la controllata della famiglia Toto che gestisce le concessioni, è sembrato eccessivo agli esperti del Mit che hanno richiesto invece un semplice “adeguamento sismico con la messa in sicurezza dei viadotti sul tracciato autostradale esistente” per un programma di spesa che non dovrebbe superare gli 1,2 miliardi di euro. Ben poca cosa rispetto ai quasi sette miliardi di investimenti cui puntava Strada dei Parchi e che sarebbero finiti col pesare sulle casse dei contribuenti anche per effetto degli aumenti delle tariffe autostradali. Certo gli incrementi non sono scongiurati, anche perché la partita non sarà definitivamente conclusa finché il Mit non approverà il piano di lavori per la messa in sicurezza delle due autostrade che Strada dei Parchi gestisce dal lontano 2001. Toto del resto non è uno che molla e il business autostradale è certamente uno dei più redditizi per la sua famiglia che ha anche interessi nelle costruzioni di grandi opere, nelle rinnovabili, nei trasporti su rotaie e nel leasing aeronautico per un fatturato complessivo che sfiora i 250 milioni.

Per non parlare del fatto che le strade sono un vecchio amore di famiglia: la nascita dell’impero industriale di Toto risale infatti ad una piccola impresa fondata dal padre per rispondere alla richiesta di lavori in subappalto nella realizzazione delle autostrade. Per Carlo, ultimo di tre figli, è un business interessante che cresce negli anni. Il sogno del self made man di Chieti, classe 1944, viene però infranto da Tangentopoli: il nome di Toto finisce nelle carte di un processo per corruzione e tangenti assieme ad alcuni esponenti abruzzesi della Democrazia cristiana. Per chiudere la partita nel 1995, l’imprenditore di Chieti patteggia undici mesi. Un piccolo intoppo che tuttavia non blocca gli affari di Toto che, pochi mesi dopo, allarga il campo d’azione della sua Aliadriatica, una piccola società di Pescara specializzata in servizi di aerotaxi. Inizia così l’avventura nei cieli italiani che porta alla creazione di AirOne, capace di contendere all’Alitalia la redditizia rotta Roma-Milano. Ma i costi di gestione della compagnia aerea non sono certo quelli di una piccola impresa edile: Toto non fa bene i suoi conti e così AirOne rischia il collasso. Per evitare il peggio entra in gioco Banca Intesa che, per salvare i crediti vantati con AirOne, orchestra, con l’ex amministratore delegato Corrado Passera, la cessione della compagnia all’Alitalia. Con un salato conto per le tasche dei contribuenti. Gli stessi che vorrebbero poter viaggiare su autostrade sicure senza dover subire continui aumenti tariffari per gli investimenti dei concessionari.

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