I registri di una delle due stazioni sono stati alterati in modo “evidente“, modificando l’orario di transito di uno dei convogli che il 12 luglio si sono scontrati sulla tratta tra Corato e Andria, in Puglia, causando la morte di 23 persone e il ferimento di altre 50. Lo hanno rilevato gli inquirenti della procura di Trani che indagano sul disastro ferroviario. Per questo sono stati avviati accertamenti che puntano a capire se uno dei ferrovieri abbia tentato di coprire, manipolando il documento, l’errore di comunicazione per cui il treno che arrivava da Andria è stato fatto partire nonostante i binari fossero ancora occupati da quello proveniente da Trani. La presunta alterazione sarà al centro degli interrogatori dei due capistazione indagati, che sono fissati per lunedì prossimo nella Procura di Trani.

Gli inquirenti, stando a fonti giudiziarie, sono anche convinti che l’errore umano non sia sufficiente per spiegare il disastro, perché “è inverosimile il concorso di una serie di comportamenti tutti convergenti su un unico evento”. I “comportamenti” sono quelli dei due capistazione ma anche dei due macchinisti e dei due capitreno che non si sono accorti che i loro convogli non dovevano partire. Per questo le indagini stanno affrontando un secondo livello: capire se i ferrovieri erano tutti nelle condizioni di percepire il pericolo.

Anche per questo la Guardia di Finanza, su ordine della Procura, ha acquisito una serie di documenti: le proroghe del contratto di concessione tra Regione e Ferrotramviaria, i cui vertici sono stati anch’essi iscritti nel registro degli indagati, i contratti di servizio che legano da decenni l’ente pubblico alla società privata, il regolamento di esercizio di Ferrotramviaria e la carta dei servizi dell’azienda. Il tutto per cercare di capire se e quali responsabilità possano emergere tra tecnici e politici regionali. Il pool di cinque magistrati, coordinati dal procuratore Francesco Giannella, approfondirà se le continue proroghe del contratto di servizio, fatte quasi in automatico, hanno preso seriamente in considerazione il profilo della sicurezza sulla linea a binario unico in cui è avvenuto l’incidente. Per fare il punto, il comandante generale della Guardia di Finanza Giorgio Toschi ha incontrato sabato i militari del nucleo di polizia tributaria di Bari che indagano su delega della procura.

Una linea, quella tra Bari e Barletta, che dal 2013 – quando è stato creato il collegamento con l’aeroporto di Bari-Palese – ha visto aumentare enormemente i volumi di traffico, tanto da essere considerata vitale dai sindaci di tutto il nord Barese. Quindi, si domandano gli inquirenti, a seguito dei nuovi volumi di traffico il Regolamento di esercizio è cambiato? E’ stato esaminato e approvato dagli organismi tecnici come l’Ustif, ufficio periferico del ministero dei Trasporti? E la normativa sulla sicurezza con il consenso telefonico era ancora ammessa dalle norme in vigore? I pm non escludono di acquisire l’accordo di programma siglato nel 2000 tra ministero e Regione con il quale fu trasferito all’ente locale il compito di programmazione e amministrazione dei trasporti ferroviari in concessione.

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