Politica

Referendum costituzionale, sciagure e disastri nelle previsioni di Confindustria

Come reagire all’umore nero che assale quando prove concrete dimostrano che il disastro in cui è affogato il nostro Paese è strettamente legato, con un nesso di causa ed effetto, al trinomio stupidità-ignoranza-servilismo delle nostre classi dirigenti? Non resta che abbandonarsi al dileggio. Qualcosa più di un sospetto ci era venuto quando come reazione dell’Italia civile alla ventennale presa del potere di un manipolo di pregiudicati ci fu la chiamata alle armi dei più squisiti frutti delle Università di eccellenza. Scesero in campo, assieme a Monti, i tecnici bocconiani e la crema degli studi professionali. Si scoprì che erano dei furbetti incompetenti. Ancora ne stiamo pagando carissime le conseguenze. Allora si cominciò a capire che forse la crisi italiana non era solo fatta da una classe politica indecente, ma che tutto il paese, sotto quest’ultima, era marcito assimilando etica pubblica, usi e costumi e bêtise dai nuovi barbari aggrappati alla difesa della propria azienda, alle poltrone del Parlamento giù giù fino all’ultimo Comune italiano.

Non viene in mente una categoria che si stia salvando. Facciamo un esempio. Finora non sono mancate prove dell’ignoranza e del servilismo degli imprenditori italiani. Basterebbe elencare i disastri gestionali di alcune aziende apicali della nostra industria, le svendite a prezzo di saldo, i trasformismi repentini di editori dediti alla finanza, e perfino le buonuscite multimilionarie di amministratori inetti, cacciati a furor di popolo dopo le catastrofi combinate. Ma finalmente è arrivato il riscatto. E viene proprio dalla Confindustria. L’organizzazione degli imprenditori italiani era prima nota solo per la sua abilità a privatizzare i profitti e socializzare le perdite. Altri tempi. Gli industriali si sono acculturati. Uno studio accuratissimo del Centro studi di viale dell’Astronomia ha voluto dare un essenziale contributo alla storia politica del nostro paese e ha analizzato le conseguenze economiche della più che probabile vittoria del “NO” al refendum sulla renziana riforma costituzionale. Tremate genti. Nei prossimi tre anni il Pil precipiterà dell’1,7% invece di crescere del 2,3. Ci saranno 600 mila posti di lavoro in meno (e perché non 599 mila?), e 430 mila persone scenderanno sotto la soglia di povertà. Se invece per caso, voi italiani votate “SI'”, il giorno dopo ben 319 mila italiani troveranno finalmente lavoro e vi saranno grati per l’eternità.

La Confindustria non lo scrive ma fa capire che per 90 giorni di seguito grandinerà su tutto il paese e 1563 fulmini annichiliranno altrettanti passanti imprudenti. Per non citare poi l’aumento vertiginoso degli aborti spontanei. Insomma una moltitudine di catastrofi. Prossimamente alcuni storici proveranno inoltre che le dieci piaghe in Egitto furono provocate dall’incoscienza degli egiziani che osarono votare “SI'” a un referendum indetto dal faraone. Quindi, prima di vergare il vostro “NO” sulla scheda pensate bene agli effetti nefasti che causerete con un semplice tratto della vostra matita. C’è chi ha osato esprimere qualche dubbio sulla qualità di questa ricerca. I soliti calunniatori antiscientisti. Il Centro studi della Confindustria fa riferimento alla migliore scuola econometrica di Yale, una vera eccellenza mondiale, e ha acquisito particolari meriti per aver arricchito gli insegnamenti sull’econometria dei premi Nobel Thomas J. Sargent e Christopher Sims con metodi di ricerca innovativi e raffinatissimi.

Il calcolo dei nuovi posti di lavoro può essere così preciso perché è frutto di uno studio accurato delle feci e dei fegati di animali sacrificati. Altri dati sono stati rintracciati con l’ailuromanzia, ovvero con l’osservazione del comportamento dei gatti. Anche i fondi di caffè e il volo degli uccelli sono stati utilissimi per il calcolo così esatto del crollo prossimo venturo del Pil. Ma come tutti gli studiosi meticolosi, anche i ricercatori del Centro studi della Confindustria hanno voluto mettere alla prova la scientificità delle proprie previsioni ricorrendo alle più raffinate tesi del metodo falsificazionista popperiano e lo hanno corredato con le varianti proposte da Thomas Kuhn e da Imre Lakatos. E così l’ultima verifica l’hanno compiuta telefonando a Palazzo Chigi. Non ci crederete, ma Luca Lotti e Filippo Sensi, gli uomini della comunicazione di Renzi, in effetti hanno confermato che alla vittoria del “NO” si realizzerà proprio tutto quel cumulo di sciagure. Come volevasi dimostrare.

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