Il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini vuole modificare l’esame di Stato, il premier la smentisce con un “non è un tema all’ordine del giorno”. Non si devono essere parlati più di tanto negli ultimi tempi l’inquilino di palazzo Chigi e quello di viale Trastevere.

Giovedì sera infatti il presidente del Consiglio durante la diretta Facebook rispondendo a Michele che sottolineava come l’esame attuale fosse anacronistico ha bocciato l’idea di toccare la prova di Stato. Partito con un “Bho”, Renzi ha poi fatto un breve e confuso passaggio storico per concludere togliendo ogni speranza a chi aveva ascoltato qualche giorno prima Stefania Giannini: “Io sono tra gli ultimi credo – ha spiegato il segretario del Partito democratico parlando a Michele – che l’hanno fatta quando si andava a sessanta/sessantesimi. Credo che dall’Ottanta o dall’ Ottantuno siamo passati all’esame cento/centesimi. L’idea di tornare ad una riforma dell’esame di maturità mi sembra azzardata al momento. Ti immagini se quelli che stanno per farlo sono interessati a questa discussione? Per ora non è un tema all’ordine del giorno. Perché non ci scrivi le tue idee? A me piace l’idea di ricevere i vostri suggerimenti, le critiche, le proposte”.

E per finire sul capitolo esame di Stato a Luca Angei che gli chiedeva quanto avesse preso alla maturità ha risposto: “Non lo dico altrimenti faccio il fighetto. Mentre posso dire che alla tesi credo di essere uno dei pochi in Italia che ha litigato violentemente in sede di discussione. Infatti ho preso 109, sono tra i pochi che è uscito dall’Università italiana con 109. Credo stiano ancora ridendo in sede di commissione”.

Di là del voto preso dal presidente del Consiglio, restano invece le parole del ministro Giannini che nel corso di una videochat in diretta con la TV di Skuola.net, pochi giorni fa, aveva parlato della volontà di rimettere mano all’esame di Stato: “La maturità in Italia valorizza ancora le conoscenze. E’ indubbio che, però, abbia bisogno di un tagliando. Lo stiamo facendo; l’anno prossimo ci saranno delle sorprese. Per dare agli studenti un esame più aggiornato, che apra verso il futuro sia esso all’università o nel mondo del lavoro”. Dall’altro canto fa parte delle deleghe della Legge 107 approvata il 13 luglio scorso anche quella che ha come titolo “Adeguamento della normativa in materia di valutazione e certificazione delle competenze degli studenti, nonché degli esami di Stato”. Entro il 16 gennaio prossimo vedremo che ne uscirà dai lavori in Commissione.

L’idea di metter mano alla maturità il ministro non l’ha mai nascosta. Nel 2014 in un’intervista a La Repubblica aveva detto: “Nella stagione 2015-2016 dovremo tornare ai commissari interni, niente più convocazioni da lontano. E un presidente di garanzia, che non deve arrivare per forza da fuori provincia. Chiuderei l’esperienza della tesina di fine anno, un atto compilativo che è diventato solo un fiore al bavero, una collanina graziosa. Gli studenti dovranno presentare un progetto che riguardi tutto l’anno trascorso: un lavoro più teorico per i licei e un prodotto finito per i tecnici”.

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