“L’interessato precisa che non parteciperà al voto quando il collegio dell’Agcm sarà chiamato a pronunciarsi sul progetto di fusione del gruppo editoriale L’Espresso con la società Itedi (La Stampa e Il Secolo XIX)“. Dopo le domande sollevate dal direttore del Fatto Marco Travaglio sul conflitto di interessi tra il ruolo, nuovo di zecca, di editorialista di Repubblica e quello di componente dell’Antitrust, il costituzionalista Michele Ainis attraverso l’ufficio stampa dell’autorità garante ha spiegato come intende comportarsi quando dovrà esprimersi sull’operazione che porterà il quotidiano torinese tra le braccia di De Benedetti.

Ainis, ex firma del Corriere, ha esordito due giorni fa come editorialista di Repubblica. Travaglio nel suo editoriale di venerdì ha fatto notare che per la fusione “si attende il sì o il no dell’Antitrust. Dove siede Ainis, editorialista (si spera, retribuito) del gruppo che deve controllare. Bel conflitto d’interessi. E quale autorità si occupa dei conflitti d’interessi? Ma l’Antitrust, naturalmente”.

Di qui la replica del giurista, nominato membro dell’Agcm lo scorso 3 marzo, che fa sapere di essersi astenuto anche “il 13 aprile scorso in occasione della decisione dell’Autorità sul procedimento Rti-Gruppo Finelco in cui il Gruppo L’Espresso era parte”.

 

La risposta del Fatto Quotidiano

Prendiamo atto dei comportamenti passati e delle intenzioni future del professor Michele Ainis al quale, però, sembra sfuggire che proprio la sua precisazione odierna certifica invece tutta la gravità della vicenda che lo coinvolge. Il quesito iniziale, infatti, è chiaro a tutti: è opportuno, per il componente di un’istituzione di controllo – com’è l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato – scrivere su un giornale la cui società di riferimento (che lo retribuisce) sarà presto sottoposta al giudizio del collegio di cui fa parte, per vicende riguardanti proprio il futuro di quel quotidiano?

Ma la risposta che adesso il professor Ainis ci ha fatto pervenire, oltre a non risolvere la questione dell’opportunità, apre le porte a una situazione inusuale e, forse, anche fortemente imbarazzante per l’Autorità. Infatti, prima ancora che la vicenda l’Espresso-Repubblica-Itedi-La Stampa-Secolo XIX finisca formalmente all’attenzione dell’Autorità (cosa che accadrà solo nel 2017), Ainis annuncia ora e con largo anticipo la propria astensione.

Il collegio dell’Autorità è costituito però solo da tre persone e, per il comportamento di Ainis, in quell’occasione sarà costretto invece a ridurre la propria composizione, su una vicenda molto importante per il pluralismo dell’informazione italiana, a due membri. In caso poi di dissenso tra i due, prevarrà l’opinione del presidente che, in qualche modo, assumerà così suo malgrado i compiti di una sorta di “giudice monocratico”(“monocraticità” che l’istituzione dell’Autorità ha sempre posposto alla “collegialità ”).

Un problema che era ed è ben noto al professor Ainis, visto che la stessa Autorità – quando si è trovata di recente a dover decidere sulla cosiddetta vicenda dei “diritti tv” ed essendo vacante il posto di uno dei suoi tre componenti effettivi – ha atteso correttamente di poterlo fare con un collegio completo e solo dopo la nomina del proprio nuovo componente: il professor Michele
Ainis, per l’appunto.

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