Colonia. Riassunto delle puntate precedenti. Si era parlato di mille uomini alticci e molesti. La cifra non è confermata. Si era parlato di branchi organizzati. La polizia locale smentisce e chi si intende di bufale parla di un errore di traduzione. Pare che la notizia originaria parlasse di “numerosi immigrati” e non di branchi organizzati. A supporto della versione colonialista è stato fatto girare un video che, per dichiarazione della stessa giornalista tedesca che ne era stata protagonista, in realtà era stato girato al Cairo nel 2012. La storia dei cinquecento stupri nella discoteca di Bielefeld è stata smentita dalla polizia. Non è vero. L’altra storia dei profughi tutti cattivi? Falsa anche quella.

Molte delle persone identificate sono state accusate di furto e lesioni. Tantissime donne sono state derubate. Ci sono molte denunce per molestie ma, per dirla con Brigitte Vassallo, dimostrano solo che la maggior parte di quelle donne hanno denunciato quel che normalmente si subisce. Stupri a parte, gravi e che meritano un ragionamento a parte, quante sono le donne che sopportano uno che ti tocca il culo, ti si strofina contro, ti tocca i seni? Se in Italia, durante la notte di Capodanno, le donne avessero voluto evidenziare l’impossibilità di attraversare lo spazio pubblico senza essere toccate, sono certa che oggi avremmo centinaia di denunce contro uomini italiani.

Tutto questo non vuol dire che i fatti di Colonia non siano gravi, anzi. Lo sono e non serve ingigantire il problema, proporlo in stile emergenziale, come per ogni grave crimine contro le donne, come se certi fenomeni fossero individuabili solo ponendo un grave accento sulla mostritudine di chi lo compie. Chi infligge violenza sulle donne è un mostro? È l’uomo nero? O è una faccenda diffusissima che viene ammessa solo in determinate circostanze e non per il bene delle donne?

Lo scorso anno ricordo che per i femminicidi si usò questo stesso tono. Come se non fosse mai avvenuto prima. Ma c’era un governo che guadagnò consenso sulla pelle delle donne senza tenerle in debita considerazione. Decisero per una legge che tratta la violenza sulle donne come un problema di ordine pubblico, che causerebbe sottrazione di risorse umane al welfare, perché le donne morte non possono compiere lavori di cura. Una legge basata sulla repressione e non sulla prevenzione, con un piano antiviolenza che indica soltanto che del fenomeno non hanno capito nulla.

Lo scorso anno fu un continuo appellarsi alla responsabilità degli uomini, all’impegno dell’uomo, l’eroe, il cavaliere, il paternalista, a controllare e proteggere il corpo delle donne dal mostro laggiù, quello di fuori, ponendo soprattutto l’accento sui delitti contro donne limitate dalla mentalità del fidanzato o del genitore musulmano. Decine di uomini “cristiani” ammazzano le donne ma i titoli dei quotidiani si fermano a mettere in evidenza quel paio di delitti, certamente gravi, per mano di uomini che in nome delle tradizioni lavano l’onore con il sangue di queste donne ribelli.

Quello che è successo a Colonia è diventato il pretesto per l’organizzazione di attacchi squadristi e nazisti contro stranieri che sono stati feriti. È diventato il modo per criminalizzare tutti i rifugiati e per spegnere quell’ondata di buon senso che era stata generata dalla commozione provata quando cominciarono a circolare le foto di bambini annegati mentre tentavano di varcare i confini a partire da altri mondi. La foto del bambino siriano, trovato morto in spiaggia, diventò un simbolo a dimostrare la disumanità di regole decise in Europa. Ma l’apertura della Merkel, il fatto che gli stati sono obbligati a ospitare una quota di profughi, non andò giù a molti. Il malcontento razzista si trasforma in odio, nell’alibi dato a chi vorrebbe ammazzare i profughi uno ad uno.
I fatti di Colonia sono serviti a gente così, razzisti, nazisti, fanatici, che sulla pelle delle donne hanno raccolto un bel bottino sostituendo l’immagine del povero bambino siriano con quella di donne attaccate da branchi di uomini stranieri e famelici.

A chi dice che i paesi del nord europeo sarebbero luoghi di pace e serenità per le donne va detto che da una indagine risulta invece che proprio quei paesi sono quelli in cui le donne subiscono più violenze. Alle donne, tipo Zanardo, che l’altro ieri si è svegliata dicendo che prima di lei il nulla, va detto che noi ne abbiamo discusso, in tante, ma non abbiamo le pagine di Repubblica a sostenere ogni parola offerta. A chi dice che le femministe hanno banalizzato i fatti per paura di apparire razziste, direi che semmai è avvenuto il contrario. Sono le razziste che hanno distorto i fatti, con una disonestà intellettuale formidabile, per paura di apparire troppo femministe.

Una femminista che legge di violenze sulle donne come di fatti di ordine pubblico, con una descrizione delle vittime che le fa apparire passive, donne infanti, alle quali solo l’uomo può offrire aiuto, producendo un purplewashing, come lo chiama Brigitte Vassallo e un backlash gender, un ritorno alla cultura patriarcale, per quel che mi riguarda non è così tanto femminista. Ma di interventi colonialisti, infarciti di cattiva comunicazione e di disinformazione, ne abbiamo letti tanti. Per esempio, Wu Ming risponde punto per punto a quel che ha scritto Maurizio Molinari su La Stampa e Dacia Maraini sul Corriere della Sera. Prima ancora avevamo criticato quel che aveva scritto, e poi ribadito in alcune interviste in tv, Lucia Annunziata.

Infine ci sono le donne. Le femministe tedesche che sono scese in piazza subito, con cartelli in cui era scritto: “sessisti, razzisti, siete stronzi dappertutto!”, oppure “No sessismo, no razzismo”, perché ne hanno, ne abbiamo abbastanza di essere usate per legittimare tutto, razzismo incluso, meno che le soluzioni che chiediamo per salvarci da sole.

Quello che è successo a Colonia, come ci ricordano tante ragazze che testimoniano il proprio punto di vista, non è nulla di eccezionale, non perché non sia importante, ma perché avviene sempre, per mano di chiunque, e non serve essere “stranieri” per essere maschilisti. Così, per dire: chi fino a ieri mi scriveva che mi piace il pene islamico (?!?), oggi pratica militanza in web contro le unioni civili, le famiglie omogenitoriali, le stepchildadoption. Chi ieri diceva che era contro la violenza sulle donne, oggi torna a parlare di corpi delle donne come di luoghi appartenenti a chi ordina se e quando partorire e di non abortire. Infine chi ieri era assolutamente certo di quel che è avvenuto a Colonia, oggi torna a discutere di violenze sulle donne e stupri non ammettendo che il problema esiste e che le donne non è affatto vero che inventino sempre prima di fare una denuncia.

Chi siete voi, allora? Antisessisti con mille contraddizioni o lucidi razzisti e sessisti che non hanno alcuno scrupolo mentre ci usate per chiedere la chiusura delle frontiere europee, in nostro nome? Quante volte ancora dovremo leggere del problema della violenza sulle donne come fenomeno che sta in secondo piano rispetto a tutto? Se le donne hanno subito violenza perché si parla di immigrati e leggi razziste? Se le donne subiscono violenza perché si sposta l’attenzione su altre cose?

Tornando alla notte di Capodanno allora possiamo sintetizzare così la faccenda. Durante quella notte molti uomini hanno molestato, ovunque, le donne alle quali non è permesso divertirsi senza dover temere di essere molestate o stuprate. Questo non è un problema di ordine pubblico e non dipende neppure dall’etnia di chi molesta e stupra. Questo è un problema culturale che attiene alla maniera in cui le donne sono considerate. Oggetti di desiderio e non soggetti. Oggetti sessuali e non soggetti il cui consenso deve essere preso in considerazione. Si tratta di un problema culturale che le donne vivono fuori e soprattutto dentro casa. Le donne subiscono violenza in casa, o per mano di persone conosciute, nella misura di un 90% circa. Tutto ciò non si risolve con la cacciata dei migranti, altrimenti dovremmo espellere certamente più europei di quanti immaginiamo, inclusi molti italiani. Non si risolve con i cortei di chi parla di “nostre donne”, esattamente come dicevano i fascisti un tempo. Non si risolve con leggi emergenziali ma con un attento lavoro culturale che deve riguardare tutto e tutti.

Cominciamo da qui: violenza di genere è? Sessismo è?

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