Stamattina a Radio popolare Lorenzo Cremonesi, storico inviato del Corriere della Sera in Medio Oriente, ha spiegato in modo molto semplice e chiaro che l’Isis ha tutto l’interesse ad aizzare i giovani musulmani delle banlieue di Parigi, con l’obiettivo di farli diventare sempre più un serbatoio di fanatica manovalanza del kalashnikov.

Dopo gli attentati della notte nella capitale francese, a chi finisce per essere utile un titolo di prima pagina come quello di Libero oggi, “Bastardi islamici? Al di là che non si capisce che cosa abbia a che fare con il giornalismo, pensiamo all’effetto che può provocare su un milione e 600mila musulmani presenti in Italia (dati Idos 2014) vedersi insultati in massa e associati indistintamente ai macellai parigini. E in particolare che effetto può fare sui più giovani, sulle seconde generazioni. Se fossi il social media manager di un sito jihadista mi fregherei le mani e quel “Bastardi islamici” comincerei a postarlo, condividerlo e diffonderlo il più possibile su facebook, twitter, chat varie…

libero islamici

E Salvini? Come utile sponda di chi cerca lo scontro di civiltà potrebbe avere un premio alla carriera, insieme a tutta la Lega. Dopo le stragi in Francia ha twittato: “Buonisti=complici”. Forse su chi è complice di chi dovrebbe farsi due domande in più.

Se uno pensa di aver di fronte un nemico – addirittura tutto l’Islam in blocco – la strategia più elementare è dividerlo, non compattarlo, come fanno Salvini e Libero mentre l’Isis sentitamente ringrazia. Con tutte le differenze del caso, le Brigate rosse non furono sconfitte da titoli come “Comunisti bastardi“, ma al contrario – oltre che da indagini, intelligence, arresti e pentimenti – dall’isolamento a cui le “masse” di sinistra le condannarono, prosciugandone il brodo di coltura.

Dopo la strage di Charlie Hebdo, molti musulmani sono scesi in piazza in Italia e in Europa a manifestare contro la violenza degli estremisti. E i social media manager della Jihad non hanno neppure acceso lo smartphone.

Allora che cosa facilita davvero il proselitismo jihadista a Parigi come a Milano o Roma? Una risposta arriva dall’ormai citatissima ricerca di Lorenzo Vidino, che i jihadisti italiani li ha studiati sul serio (a differenza di Salvini):

Si può teorizzare che un fattore importante sia l’assenza (di) integrazione intesa nel senso di appartenenza a una determinata società, indipendentemente  dalle proprie condizioni socio-economiche. Molti musulmani europei che si radicalizzano sono soggetti confusi dalla loro identità e che rintracciano un mondo di appartenenza in un’interpretazione fondamentalista dell’islam, invece che nella loro identità di cittadini europei.

Sentirsi dare dei bastardi a tutta pagina può influire decisamente sulla scelta di campo.

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