Silenzio e imbarazzi, ma anche la fine della difesa a ogni costo. Vincenzo De Luca, ancora lui: il governatore della Campania è indagato per concussione per induzione e il Partito democratico si trova a dover nascondere per l’ennesima volta la polvere sotto il tappeto. “Si faccia una riflessione seria, ha una responsabilità politica nella vicenda”, ha azzardato il renziano Stefano Esposito all’Huffington post. Nella sede del Nazareno però nessuno si sbilancia: fiducia “totale” nel lavoro dei magistrati e “massimo garantismo” nei confronti degli indagati, il massimo delle dichiarazioni che si possono strappare al termine della giornata. E fonti interne aggiungono: “La magistratura faccia il suo corso, la Regione Campania lavori sulle emergenze a partire da Terra dei Fuochi e Bagnoli”. Intorno alle 13 si era diffusa la voce che il vicesegretario Lorenzo Guerini avrebbe dichiarato sulla questione, ma c’è stato un dietrofront. Matteo Renzi è partito per il vertice sull’immigrazione a Malta senza dire nulla di ufficiale e con una consegna: prendere tempo.

L’odissea De Luca comincia ad essere difficile da digerire per i democratici, soprattutto in vista delle elezioni amministrative della prossima primavera. Prima c’è stata la decadenza da sindaco di Salerno per incompatibilità (era anche viceministro), poi l’inserimento nella lista di impresentabili della commissione Antimafia per le regionali 2015, quindi la sospensione secondo la legge Severino perché condannato in primo grado (bloccata dal tribunale di Napoli) e ora l’indagine per concussione per induzione. Mentre dal Pd si dicono “ottimisti” che il governatore della Campania “chiarirà presto”, a esporsi per primo è stato il senatore renziano Esposito (anche ex assessore della giunta Marino) che ha chiesto un’autocritica al presidente: “E’ una brutta storia che fa male al Pd”. Ma anche il ministro della Giustizia Andrea Orlando non ha nascosto perplessità: “Sono preoccupato perché si tratta di una vicenda non particolarmente esaltante. Sarei cauto nel trarre delle conclusioni perché siamo ancora ai primi indizi. Purtroppo è una vicenda che colpisce anche la giurisdizione e da questo punto di vista non si può che essere rammaricati”.

Se negli altri casi dalla dirigenza erano arrivate perlopiù dimostrazioni di solidarietà, questa volta l’ex assessore renziano in un’intervista all’Huffington post ha chiesto ai colleghi del partito di fare una riflessione seria: “Dobbiamo applicare lo stesso metro di valutazione usato su Roma”. Esposito ha tirato in ballo la ferita più fresca per il Pd, ovvero le dimissioni di Ignazio Marino dal Campidoglio. Secondo il parlamentare dem, De Luca davanti al “ricatto” avrebbe dovuto fare “una cosa semplice e banale” e denunciarlo. “Non ci sono giustificazioni di sorta se le cose sono come emergono”, ha continuato. “Uno ti ricatta? Vai alla magistratura, denunci e poi fai una bella conferenza stampa”. Esposito non ammette sconti e chiede una “riflessione politica seria“. Perché anche se non sapeva nulla e “la trattativa” è stata fatta alle sue spalle è “comunque imbarazzante”: “In quel caso significa che ha sbagliato a scegliersi i collaboratori. Il suo capo di segreteria è un suo collaboratore di lungo corso, che conosceva da tempo. Dico che se un collaboratore così si muove per nome e per conto tuo, non puoi negare la tua responsabilità politica”.

Il Pd che sempre lo aveva difeso tra valutazioni di convenienza e poca convinzione, ora comincia a sbuffare. Lo scontro più grande era stato ai tempi delle elezioni Regionali: la commissione Antimafia guidata da Rosy Bindi aveva inserito il governatore nella lista dei candidati impresentabili. Tanto era bastato per scatenare la guerra e il partito si era schierato al fianco di De Luca. Addirittura l’esponente della minoranza Pd Roberto Speranza aveva difeso il collega: “Non c’entra con le liste Antimafia”. Ma la pazienza non è infinita, e soprattutto le strategie all’interno del partito cambiano. Pochi giorni fa, dopo l’ennesimo attacco di De Luca alla Bindi (“Lei è impresentabile in tutti i sensi”), addirittura il ministro Maria Elena Boschi era stata costretta a intervenire: “Frasi inaccettabili, spero che si scusi”.

A decidere la linea definitiva sulla questione sarà naturalmente il presidente del Consiglio. E intanto le varie anime del partito vanno per i fatti loro. La segreteria metropolitana del Pd di Napoli ad esempio in una nota ha scritto: “La vicenda giudiziaria non deve rallentare l’opera avviata da qualche mese grazie alla quale vanno prosciugate le paludi della clientela politica e del malaffare”. Sulla questione è intervenuto anche il presidente del Piemonte Sergio Chiamparino che ha preso tempo: “Non ho ovviamente elementi ulteriori e diversi rispetto a quelli riportati dai giornali. Fino a prova contraria valgono le dichiarazioni di totale estraneità rese dal presidente De Luca”.

Le opposizioni, con la campagna elettorale per il comune di Napoli alle porte, cercano di sfruttare l’occasione. Da Fi che con Mara Carfagna ha detto: “Siamo garantisti ma è uno spettacolo indecente”. Ai 5 Stelle che hanno già pronta una mozione di sfiducia in Regione: “Basta votare queste persone. Per non fare più danni il Pd deve essere solo commissariato… magari dal Movimento cinque stelle!”, ha scritto Roberto Fico su Facebook. Ma le dichiarazioni più dure sono arrivate dai fuoriusciti Pd. “Mettiamola così: c’è qualcuno in Italia che ha capito perché Marino si è dovuto dimettere mentre De Luca sia ancora lì? Per me è incomprensibile il modo in cui il Pd sta gestendo questa cosa, su De Luca è il caso di riflettere seriamente”, ha detto l’ex Alfredo D’Attorre.

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