La Commissione Ue ha approvato la cosiddetta “nota interpretativa” alle linee guida pubblicate ad aprile 2013 per l’etichettatura dei prodotti nei territori occupati da Israele. La nota era stata sollecitata ad aprile da 16 governi Ue, compresa l’Italia. E’ prevista l’indicazione di provenienza da “insediamenti“. “Questi provvedimenti erano allo studio da molto tempo e ora sono stati finalizzati. Non si tratta di un’azione politica, ma di una misura tecnica in linea con le leggi comunitarie”, hanno riferito fonti europee. L’obiettivo della misura, che non è da vedere come un “boicottaggio”, è far capire che “l’Ue (che riconosce solo i confini del 1967, ndr) ritiene che i territori occupati non facciano parte dello Stato sovrano di Israele e che perciò tutti i prodotti che provengono dagli insediamenti non possono essere etichettati come se fossero realizzati in Israele”.

Non si fa attendere la reazione di Israele. In seguito alla decisione Gerusalemme ha deciso di “sospendere alcuni dialoghi diplomatici” con l’Ue. Lo riporta la tv Canale 10 secondo cui la sospensione riguarda temporaneamente dialoghi su “temi politici e sui diritti umani“. “La Ue deve vergognarsi“, aveva detto in giornata detto il premier Benyamin Netanyahu, secondo cui si tratta di “una decisione ipocrita e che rivela un doppio atteggiamento: si applica solo ad Israele e non ad 200 conflitti nel mondo”.

Anche il ministero degli Esteri israeliano “condanna la decisione dell’Ue” e nessuna etichettatura “farà avanzare il processo di pace, al contrario potrebbero rafforzare il rifiuto dei palestinesi a tenere negoziati diretti con Israele”. “Ci dispiace – ha aggiunto il portavoce del ministero degli esteri Emanuele Nahshon – che la Ue scelga di fare un passo discriminatorio ed eccezionale come questo in un momento in cui Israele si trova ad affrontare un’ondata di terrore diretta contro tutti i cittadini ovunque si trovino”.

Per il ministero il fatto che la Ue definisca “tecnico” il provvedimento varato oggi “è un’affermazione cinica e priva di fondamento”. Al contrario le norme varate “rafforzeranno gli elementi radicali che promuovono il boicottaggio contro Israele e negano il suo diritto all’esistenza”. Dopo la mossa di Bruxelles, il ministero ha convocato l’ambasciatore Ue Lars Faaborg Andersen per “esprimergli il proprio scontento”.

Non solo. Le nuove misure adottate dall’Ue potrebbero rendere più difficili i colloqui di pace con i palestinesi e rendere l’Ue un negoziatore non più gradito. Lo ha detto l’ambasciatore di Israele a Bruxelles, David Walzer, prima che la Commissione Ue approvasse le nuove misure. “Siamo stati molto chiari sul punto che siamo favorevoli ai contributi dell’Ue nel processo di pace”, ha detto Walzer, aggiungendo che l’approvazione delle nuove misure sull’etichettatura “potrebbero spingerci a rivalutare questo” approccio.

Il volume del commercio tra Ue ed Israele è nell’ordine di circa 30 miliardi di euro l’anno (17 miliardi di export europeo verso Israele, 13 miliardi di import nella direzione opposta). Il valore del commercio con l’Europa di prodotti dei territori occupati rappresenta meno dello 0,5%: 154 milioni di euro nel 2014. L’obbligo di etichettatura, è stato spiegato da fonti della Commissione, ricade sull’intera filiera: dal produttore all’importatore fino al dettagliante. E potrà fondarsi sui documenti doganali di accompagnamento delle merci. E’ lasciata ai singoli paesi la scelta della dizione da adottare, ma deve essere indicato chiaramente che il prodotto in questione viene da un “insediamento”. La norma interpretativa varata oggi sarà pubblicata già oggi sulla versione elettronica della Gazzetta Ufficiale della Ue e sarà immediatamente operativa.

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