Arriva al massimo ogni tre giorni, è spesso giallastra e inutilizzabile e costa come se fosse potabile. Il caso della città di Messina, rimasta per giorni senza acqua a causa di un guasto alle tubature comunali, ha acceso i riflettori sulla crisi idrica che colpisce da anni le principali città della Sicilia. E questa volta a chiedere aiuto sono i cittadini di Gela, la città in provincia di Caltanissetta amministrata da giugno 2015 dal sindaco M5S Domenico Messinese, sesta città più popolosa dell’isola. Qui da nove anni la distribuzione idrica è appannaggio di Caltaqua, società controllata dal colosso spagnolo Aqualia, che ha vinto un appalto trentennale per la gestione dei rubinetti della provincia nissena.

L’approvvigionamento idrico a Gela è stato per anni garantito dal dissalatore regionale gestito dall’Eni: dopo la chiusura, invece, l’acqua nelle case dei gelesi arriva dalle dighe Dirillo, Disueri, Cimia e Blufi. O meglio dovrebbe arrivare, visto che da anni a Gela l’acqua corrente c’è un giorno su tre, spesso solo ore notturne, e non è potabile. “Molti devono alzarsi nel cuore della notte, nei giorni di erogazione, per riempire i serbatoi. Il più delle volte tutto questo non è sufficiente, in quanto capita spesso e volentieri che (per qualche recondita ragione) l’erogazione avvenga soltanto una volta alla settimana, lasciando così interi quartieri a secco per giorni e giorni e costringendo i più fortunati (possessori di una cisterna) a ricorrere all’approvvigionamento attraverso autobotti private che, nemmeno a dirlo, fanno pagare a caro prezzo il prezioso liquido”, scrivono Paola Giudice, Vincenzo Scichilone, Giorgia Turco, Paola Turco, quattro professionisti gelesi che hanno lanciato su Change.org la petizione “Gela come Messina”. Una lettera, che ha raccolto già 2.500 firme, indirizzata alle più alte cariche dello Stato, affinché si mobilitino risolvendo la situazione del comune nisseno.

“In queste settimane – continua la petizione  – nella parte alta della città dove, tra l’altro, è ubicato il solo ospedale di Gela, tante famiglie, in un momento anche di forte crisi economica, hanno dovuto ricorrere al pagamento della solita autobotte privata”. Oltre ad arrivare raramente, infatti, l’acqua che esce dai rubinetti è spesso di colore giallastra, a causa delle infiltrazioni fognarie dovute alle falle delle vecchia rete idrica: per questo motivo è ormai diffusissimo l’utilizzo dell’acqua minerale anche per le docce.

Ciò nonostante la società che gestisce la distribuzione idrica presenta ai cittadini bollette salatissime, e da alcuni mesi ha iniziato a sigillare sistematicamente i contatori, dato che la percentuale di morosità è arrivata al 30 per cento. Una situazione insostenibile che ha spinto i cittadini gelesi a coinvolgere Rosario Fiorello, che già nei giorni scorsi su Twitter aveva catalizzato l’attenzione sul caso della città di Messina.

Questa volta lo showman di Augusta allarga le braccia. “È assurdo che ci si appelli ad un personaggio dello spettacolo. Il Rosario giusto sarebbe Crocetta!”, scrive Fiorello su Twitter, con tanto di hashtag #ilsudfrana. Il riferimento è ovviamente per Rosario Crocetta, per due mandati sindaco di Gela, e dal 2012 governatore della Sicilia. Proprio la battaglia sull’acqua pubblica è uno degli argomenti utilizzato da Crocetta in campagna elettorale. Solo che a quattro anni dal referendum plebiscitario che ha stabilito il ritorno alla gestione pubblica delle reti idriche, il governatore si è visto bocciare dal consiglio dei Ministri la “sua” legge sull’acqua. In attesa di una nuova legge, Crocetta ha quindi deciso di dedicare più di una settimana all’ennesimo rimpasto di governo (subito bocciato dal suo partito,  il Pd), mentre i rubinetti dei suoi concittadini continuano a rimanere a secco o quasi.

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