Francesca Barracciu, sottosegretario ai Beni culturali indagata nell’ambito dell’inchiesta sul presunto uso illecito dei fondi dei gruppi del Consiglio regionale della Sardegna, si è dimessa. “Ritengo doveroso dimettermi – dice – ed avere tutta la libertà e l’autonomia necessarie in questa battaglia dalla quale sono certa uscirò a testa alta”. Il processo – che inizierà il 2 febbraio – è per peculato aggravato: la Procura contesta spese per circa 81mila euro: soldi pubblici utilizzati, secondo l’accusa, per scopi diversi da quelli istituzionali per i quali erano destinati. I fatti risalgono a due legislature durante le quali la Barracciu sedeva in consiglio regionale: quella tra il 2004 e il 2009 e una parte della successiva. Barracciu ha speso quei soldi, secondo la difesa, in viaggi per motivi politici, soprattutto in pieni di benzina utilizzati con la sua auto. “Non ho chiesto le dimissioni a Barracciu”, ha commentato il presidente del Consiglio Matteo Renzi a “Otto e mezzo”, “ma è un gesto personale molto apprezzabile, di rispetto. Non basta essere indagato per dimettersi. Mandiamo a casa chi condannato, non indagato. E’ una scelta assolutamente apprezzabile ma finché non ti condannano sei innocente”.

Ma non c’è stato bisogno dell’intervento del capo del governo. La sottosegretaria ha lasciato prima, per evitare “strumentalizzazioni politiche e mediatiche coinvolgano l’attività del Governo e il fondamentale processo di riforma e di cambiamento che sta portando avanti per il bene del Paese”. La notizia del processo, spiega la Barracciu in una nota, la “colpisce ed amareggia”, ma l’esponente del Pd si dice “fiduciosa nel percorso della giustizia” e spiega che “affronterà il processo con determinazione e serenità, nella certezza di essere totalmente innocente”. Francesca Barracciu era stata indagata durante la campagna elettorale per le Regionali in Sardegna nel 2014 e per questo motivo, dopo pressioni del partito, lasciò la corsa alla presidenza, proseguita poi dall’attuale governatore sardo Francesco Pigliaru.

Per il ministro della Cultura Dario Franceschini è stato “un gesto di grande correttezza e sensibilità istituzionale”. “Sono certo – continua Franceschini – che Francesca si batterà con tutta la determinazione che ha sempre dimostrato di avere, per vedere riconosciuta la sua innocenza. Io voglio ringraziarla per il lavoro che ha fatto in questo anno e mezzo al ministero, con grande competenza, passione e correttezza”.

A questo punto i membri del governo  che hanno ancora problemi con la giustizia sono rimasti due. Uno è il sottosegretario alla Salute Vito De Filippo (Pd), ex presidente della Regione Basilicata, è già a processo per un’accusa analoga a quella per la Barracciu anche se con valori molto più inferiori: contesta l’uso illecito di una somma di poco superiore a 2mila euro, parte della quale utilizzata per l’acquisto di francobolli. L’altro è il sottosegretario all’Agricoltura Giuseppe Castiglione (Ncd), che è indagato nell’ambito di un’inchiesta sugli appalti per il Cara di Mineo. I reati ipotizzati sono turbativa d’asta e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente.

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