Il senatore Denis Verdini è stato rinviato a giudizio dal gup di Firenze nell’ambito di un procedimento in cui viene ipotizzata la bancarotta fraudolenta per il fallimento di una ditta che aveva un debito di 4 milioni di euro con il Credito cooperativo fiorentino, che era presieduto da Verdini. A giudizio anche due imprenditori. Il crac ha travolto un’impresa edile di Campi Bisenzio, il coinvolgimento di Verdini viene ipotizzato in relazione al suo ruolo di presidente della banca all’epoca dei fatti. La prima udienza del processo si terrà il 13 ottobre. “Se l’imputato si chiamava Giuseppe Rossi non sarebbe stato rinviato a giudizio – ha commentato l’avvocato Massimo Rocchi, legale di Verdini – il capo di imputazione non sta in piedi perché è contradditorio. Si contestano due condotte che non possono esistere contemporaneamente”.

Per Verdini si tratta del quinto processo. Il senatore, pontiere delle riforme, grande sponsor del patto del Nazareno, è infatti imputato per il cosiddetto “affare P3“, per la Scuola dei marescialli di Firenze, per la bancarotta dello stesso Credito cooperativo fiorentino e per la plusvalenza nella vendita di un appartamento di via della Stamperia, a Roma, nel quale peraltro è a giudizio insieme a un altro senatore di centrodestra (uscito di recente da Forza Italia per andare nel gruppo misto), Riccardo Conti.

A tutti questi si aggiunge la richiesta di rinvio a giudizio della Procura di Firenze per bancarotta fraudolenta per il fallimento della Società Toscana di Edizioni che editava Il Giornale della Toscana, che ha cessato le pubblicazioni. Insieme a lui è accusato tra gli altri anche l’ex coordinatore regionale di Forza Italia, il deputato Massimo Parisi.

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