Il governo ha messo una pezza sul “buco” dei contratti di solidarietà. Anche se la partita sugli ammortizzatori sociali rimane tutt’altro che chiusa: secondo i calcoli della Uil, mancano all’appello ancora 300-400 milioni di euro per cassa integrazione e mobilità nell’anno 2015. Le novità arrivano dal decreto per il rimborso delle pensioni congelate dal governo Monti, ora convertito in legge dal Parlamento. All’interno del provvedimento, sono state inserite anche alcune norme relative al rifinanziamento degli ammortizzatori sociali. Sul piatto, il governo mette 1 miliardo di euro.

Parte di questa cifra andrà a coprire la spesa per i contratti di solidarietà. Si tratta dell’ammortizzatore sociale che permette alle aziende di “spalmare” gli esuberi su tutti i dipendenti, riducendo l’orario di lavoro. Nel dettaglio, 150 milioni serviranno per i contratti di tipo A, riservati alle imprese che hanno accesso alla cassa integrazione. Nelle altre aziende, invece, si utilizzano i contratti di tipo B, che sono stati rifinanziati per 140 milioni. E proprio su questi ammortizzatori aveva acceso i riflettori la Uil, alla vigilia dell’uscita dei nuovi decreti del Jobs act. Nella riforma, segnalava il sindacato, non comparivano rifinanziamenti per la solidarietà di tipo B, congelata da settembre 2014. Così si rischiava di creare un “buco” fino a luglio 2016, quando entrerà in vigore il nuovo regime degli ammortizzatori. Solo due mesi fa, il governo aveva messo a disposizione 70 milioni per soddisfare le domande relative al 2014. Ora, ecco le coperture necessarie anche per il 2015.

Eppure, per un buco che si tappa, ce n’è un altro che resta aperto: si tratta delle risorse destinate a cassa integrazione e mobilità in deroga. “Il decreto pensioni prevede finanziamenti per 1 miliardo di euro – afferma Guglielmo Loy, segretario confederale Uil – Ma di questi, solo 700 milioni dovrebbero riguardare questi ammortizzatori sociali”. Una cifra che il sindacalista ritiene non sufficiente a coprire tutto il 2015: all’appello, spiega, mancano 300-400 milioni di euro. “Nel 2014, la spesa storica per cassa integrazione e mobilità in deroga è stata di 2,4-2,6 miliardi – prosegue Loy – Considerando che ora sono state ridotte la durata e la platea di beneficiari, il fabbisogno scende a 1-1,1 miliardi. E per arrivare a questa cifra, servono ancora 300-400 milioni di euro”.

La carenza di risorse si inserisce in quadro delicato, dove le strette sugli ammortizzatori in deroga stanno creando situazioni di tensione sociale. “Già adesso – spiega il sindacalista – la durata massima di cinque mesi della cassa in deroga sta portando le aziende in difficoltà a una scelta: o ridurre forzatamente l’orario, che comporta un pesante danno salariale, o aprire le procedure di licenziamento. E la riduzione della platea di beneficiari sta creando disagio sociale in aree economicamente più deboli, come la Campania”. Da qui, la richiesta all’esecutivo:  “Il governo si preoccupi fin da ora a trovare le risorse anche per il 2016. E’ necessario un ‘ponte’ per arrivare fino a luglio 2016, quando entrerà in vigore il nuovo sistema previsto dal Jobs act”.

Articolo Precedente

Salario minimo legale: il danno e la beffa

next
Articolo Successivo

Jobs act, Boeri boccia l’Ispettorato del lavoro: “Costoso e inefficiente”

next