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Leggo molto: giornali, libri, blog, post… Finisco per leggere anche tutte le newsletter che mi arrivano dalle centinaia di mailing list alle quali sono iscritta dai tempi in cui vivevo negli States. Mi appassionano le informazioni e le “news” e tendo a condividere tutto ciò che apprendo e che penso possa interessare anche ad altri. A volte però sono affaticata dal non riuscire a trovare il vocabolo giusto in italiano, che mi permetta di eseguire una corretta e fedele traduzione. E so anche perché.

Qualche esempio?

1. Accountability

Ho trovato questa definizione on-line:

La responsabilità, da parte degli amministratori che impiegano risorse finanziarie pubbliche, di rendicontarne l’uso sia sul piano della regolarità dei conti, sia su quello dell’efficacia della gestione.

Che strano: in italiano non esiste una traduzione di questa parola. Sarà un caso?

Questa parola negli States si usa anche riferita alla sfera personale. Una persona in grado di prendere visione delle proprie azioni, e che comprende gli effetti che queste hanno nella sua vita e in quella altrui, è un individuo che vive in “accountability”. E’ sinonimo di senso civile. E’ un metro di misura della corrispondenza tra il dire e il fare. Accountability è la consapevolezza dell’importanza di essere coerenti e di misurare costantemente l’efficacia del proprio operato, per sé e per gli altri. È una parola usata e posizionata nella top 10 tra quelle pronunciate durante le interviste e il recruiting.

Ma quanti accountable conosciamo veramente? E noi, quanto accountable siamo, sinceramente?

Chi parcheggia in seconda fila bloccando la pista ciclabile è evidente che non si senta in obbligo di rispondere delle sue azioni. Non gli interessa essere accountable. Se usiamo la toilette dell’ufficio, usiamo l’ultimo tovagliolo per asciugare le nostre mani, e non ci preoccupiamo di segnalare a chi di dovere di ripristinare la scorta… non siamo accountable. E se il prossimo ad usare la toilette è uno dei nostri migliori clienti… non avremmo fatto un buon lavoro all’immagine della società per cui lavoriamo.

Se lo stesso stupido (ma mica tanto) esempio, lo adottiamo anche nella nostra metodologia professionale… ecco che il gioco è fatto. Senza accountability si viaggia a compartimenti stagni, diminuisce il gioco di squadra, e il prestigio del nostro ruolo in seno ad essa. Alla fine, senza accountability non vince nessuno.

E a proposito di “gioco di squadra”, ecco un altro affascinante esempio: “passare la palla”. In America questo modo di dire non esiste. Creiamo molti aforismi con la “palla”, ma questa non c’è. Abbiamo però “don’t drop the ball” (Non perdere la palla). Ovvero, sii responsabile della palla, quando ce l’hai tu, non la perdere. Oppure abbiamo “keep your eye on the ball” (Tieni gli occhi ben piantanti sulla palla di cui sei responsabile). Ben diversi di “A te la palla” che in realtà è una delega a un altro del passaggio di responsabilità.

Nell’inglese-americano non esiste un’analogia per il concetto di “brutta figura”. L’americano fa. L’americano sbaglia, e poi riprova. È vero che va anche al supermercato in pigiama, ma la non-paura della brutta figura gli apre la possibilità di osare e di ammettere e correggere i propri sbagli. In questo stato mentale, l’essere accountable diventa meno ingombrante.

2. Empowerment

Anche questa definizione l’ho trovata on-line:

Con il termine empowerment viene indicato un processo di crescita, sia dell’individuo sia del gruppo di cui fa parte, basato sull’incremento della stima di sé, dell’autoefficacia e dell’autodeterminazione; per far emergere risorse latenti e portare l’individuo ad appropriarsi consapevolmente del suo potenziale.

Quindi sarà molto difficile incrementare la stima di noi stessi se siamo soliti “passare la palla” e se non siamo consapevoli dell’importanza di essere empowered?

Sono in molti (tipo me da giovane, che riuscii persino a farmi espellere dalla scuola superiore) a confondere la sostanziale differenza tra il rispetto delle regole e il sentirsi limitati nella propria libertà. Non sto dicendo che la creatività tipica degli italiani debba essere soffocata. Anzi, se c’è una cosa che affascina noi americani è proprio la capacità degli italiani di trovare una soluzione in extremis, un’idea che li farà uscire dal guado, una soluzione non prevedibile che li ha resi famosi nel mondo per l’arte di “arrangiarsi” ma…

Essere equilibrato non esclude gli estremi, ma aumenta la dimensione del campo di gioco

Esiste la parola potenziamento ma il suo significato non è lo stesso di empowerment. È curioso notare però che il concetto di empowerment ha forti radici italiane. È il principio base della pedagogia fondata da Maria Montessori, prima donna italiana ad aver conseguito la laurea in Medicina e successivamente diventata pedagogista.

Un principio educativo della stima di sé, fin da piccoli, per formare esseri umani che da adulti saranno auto-sufficienti, felici, consapevoli e lucidi analizzatori di limiti e possibilità. Adulti che riescono ad essere socialmente attivi e partecipi, per la loro vita e per la comunità. Viene facile pensare che il “gene” dell’empowerment, che ha qui le sue radici, sia da rivitalizzare e diffondere.

Empowerment è una parola molto usata in ambito professionale. Collaboratori “empowered” si sentiranno valorizzati e apprezzati e si impegneranno in relazioni leali e coscienziose. Sanno come condividere idee e possono essere straordinari ambasciatori per le loro organizzazioni. Saranno loro a decretare la fine della vecchia regola “meglio non fare complimenti, altrimenti ci si monta la testa”, lasciando spazio a un’altra meravigliosa parola: gratificare.

La responsabilizzazione dei dipendenti è stata definita nei modi più diversi, ma sostanzialmente indica il metodo di auto-controllo dei propri input e output, dei propri obiettivi e dei risultati con la possibilità di condividere apertamente, con colleghi e superiori, suggerimenti e idee sul proprio lavoro e sull’organizzazione di cui fanno parte. Soprattutto in fase correttiva.
I dipendenti ‘empowered’ sono più attirati al ‘keep your eye on the ball’ che a ‘passa la palla’ e di conseguenza l’azienda stessa è più forte e più valorizzata.

Ma questo significa anche: i cittadini empowered saranno più propensi al ‘keep your eye on the ball’ che a ‘passa la palla’ e conseguentemente l’intero sistema Paese è più potente e più valorizzato.

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