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Camorra, in carcere ex vertici della Cpl Concordia. Indagato Diana, icona antimafia

Otto misure cautelari, di cui 6 arresti, sono state eseguite dai Carabinieri del Noe nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Napoli sui rapporti della coop rossa con i clan dei Casalesi relativi ad appalti per la metanizzazione in vari comuni del Casertano. Fra i destinatari di un’ordinanza in carcere vi è anche l’ex presidente della Cpl, Roberto Casari, già ai domiciliari
Camorra, in carcere ex vertici della Cpl Concordia. Indagato Diana, icona antimafia
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C’è anche l’icona anticamorra Lorenzo Diana, ex senatore del Pds e amico di Roberto Saviano nonché unico politico citato in positivo nel libro Gomorra, tra gli indagati dell’inchiesta della Dda di Napoli sul presunto patto tra Cpl Concordia e clan dei Casalesi per la metanizzazione dell’agro aversano. Diana risulta indagato per concorso esterno in associazione camorristica, per corruzione (già prescritta) e per abuso d’ufficio in due distinte ordinanze. Solo in una di queste il Gip ha disposto per lui una misura cautelare lieve, e solo per reati contro la pubblica amministrazione: il divieto di dimora in Campania. 

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In una delle due ordinanze Diana è accusato di aver convinto un sostituto procuratore federale Figc, Manolo Iengo, ad attestare falsamente che il figlio Daniele aveva ricoperto un ruolo di dirigente in una squadra di calcio di serie D. Certificato che avrebbe poi consentito al figlio di accedere a corsi e master di dirigente sportivo. Secondo la prospettazione inquirente, Diana in seguito avrebbe conferito a Iengo degli incarichi di assistenza giudiziale e stragiudiziale del Caan. Anche Iengo è stato colpito dal provvedimento di divieto di dimora. Durissime le valutazioni del Gip Federica Colucci: “Lorenzo Diana per favorire il figlio Daniele (avrebbe) messo in moto le sue conoscenze al fine di ottenere una falsa attestazione in spregio a quella cultura della legalità della quale si spaccia per paladino, avendo ricoperto tra l’altro, come da suo Curriculum Vitae, vari incarichi tra i quali figurano “Presidente nazionale Rete per la legalità”, “Presidente Premio nazionale Paolo Borsellino”, “Membro del direttivo della Fondazione Caponnetto”, nonché insignito del “Premio nazionale Paolo Borsellino” nel 2008 e “Premio Nazionale “Custode della legalità”. Ancora più spregevole – prosegue il Gip napoletano – risultava la vicenda considerato che mentre Diana si districava nelle incombenze tese alla commissione dell’illecito, svolgeva attività di relatore in convegni sulla legalità insieme a magistrati noti per il loro impegno antimafia e si recava agli appuntamenti, organizzati per ottenere la falsa attestazione, accompagnato dalla scorta assegnatagli”. “Non ho letto ancora il provvedimento e cosa mi si addebita. Mi sembra di essere tra un sogno e Scherzi a parte“, ha commentato Diana a caldo.

All’alba i carabinieri del Noe agli ordini del colonnello Sergio De Caprio hanno eseguito otto misure cautelari tra carcere e domiciliari. In manette ex dirigenti della coop rossa modenese (tra i quali l’ex presidente Roberto Casari, già finito in carcere nell’inchiesta sulla metanizzazione di Ischia), subappaltatori e imprenditori della metanizzazione compiuta nei comuni tra Casal di Principe, Casapesenna e limitrofi, il bacino Caserta 30. Secondo i pm Cesare Sirignano, Catello Maresca e Maurizio Giordano e il pm della Dna Francesco Curcio, Diana avrebbe avuto un ruolo attivo nel patto tra l’impresa e la camorra, ottenendone un tornaconto in termini di rafforzamento dell’influenza politica sul territorio.

Però l’ex senatore, attualmente presidente del Centro Agroalimentare di Volla-Napoli (Caan) – su nomina del sindaco di Napoli Luigi de Magistris – non è tra gli arrestati. Diana è stato invece raggiunto da un provvedimento di divieto di dimora in Campania, per un presunto scambio di favori compiuto in qualità di presidente del Caan. Una circostanza scoperta dagli inquirenti attraverso alcune recenti intercettazioni telefoniche, disposte dopo che Cpl Concordia è finita nel ciclone dei verbali di Antonio Iovine – che nei primi verbali da pentito del maggio 2014 ha disvelato l’esistenza del patto – e poi proseguite fino ai giorni dell’inchiesta sugli appalti di Ischia, quando nelle carte comparvero le tracce delle vecchie frequentazioni tra Casari e Diana.

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