Cinque pagine piene di cancellazioni segnate in rosso. E riscritte in buona parte. È quel che resta delle proposte di Alexis Tsipras ai creditori dopo la “revisione” di Fondo monetario internazionaleCommissione europea e Bce. Che, nel giorno dell’ennesimo vertice europeo per tentare di venire a capo della crisi greca, hanno di fatto demolito il nuovo piano presentato tre giorni fa dal premier ellenico sostituendolo con controproposte che bocciano gli aumenti di tasse per le aziende e chiedono invece più interventi sulle pensioni. Idee ritenute “assurde” da Atene. Non è un caso se Tsipras, all’alba di mercoledì, aveva lasciato la capitale greca alla volta di Bruxelles accusandoli di “non volere l’accordo” o essere “al servizio di interessi specifici“. Parole – messe nere su bianco sul suo account Twitter – che avevano fatto capire come lo sblocco dell’ultima tranche di aiuti da 7,2 miliardi di cui il Paese ha assoluto bisogno sia ancora tutt’altro che dietro l’angolo. Anche se i tempi per trovare l’accordo sono strettissimi: ormai manca meno di una settimana al 30 giugno, quando Atene deve rimborsare 1,6 miliardi di euro al Fondo pena il default.

The repeated rejection of equivalent measures by certain institutions never occurred before-neither in Ireland nor Portugal. #Greece (1/2)

— Alexis Tsipras (@tsipras_eu) 24 Giugno 2015

La controproposta prevede una riforma complessiva del sistema pensionistico fin dall’1 luglio, un aumento dell’Iva anche per i ristoranti e la cancellazione dell’imposta una tantum del 12% sui profitti societari superiori ai 500mila euro, misura che secondo la ex troika potrebbe trasformarsi in un boomerang per la già disastrata economia ellenica. Per lo stesso motivo viene bocciato l’aumento dal 26 al 29% delle imposte sulle aziende e la tassazione aggiuntiva sui proventi degli operatori del gioco d’azzardo. Cancellati con un tratto di penna anche le deduzioni fiscali per i residenti nelle isole.

(documento pubblicato su Scribd da Idafe Martín Pérez)

Davanti a queste richieste, Tsipras sta continuando a fare resistenza. “Sono ancora fermi alle stesse linee rosse”, ha fatto sapere un funzionario dell’eurozona dopo oltre quattro ore di incontro nel pomeriggio tra il premier e il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker, la direttrice del Fondo Christine Lagarde e il presidente della Bce Mario Draghi. L’Eurogruppo riunitosi in serata, dopo la fumata nera di quello di lunedì, è durato poco meno di un’ora e tornerà a riunirsi giovedì alle 13. L’incontro in tarda serata tra la Grecia e le istituzioni creditrici è stato inconcludente.

Le istituzioni internazionali “hanno presentato una nuova proposta che trasferisce il carico sui lavoratori e i pensionati con misure sociali ingiuste, mentre al tempo stesso propone di evitare l’aumento del peso su coloro che hanno di più”, sottolineano fonti del governo di Atene in merito alla controproposta. Il governo greco, aggiunge la fonte, “non può essere d’accordo” con le riforme che chiedono i creditori nel nuovo testo.

Peraltro il premier greco è stretto tra due fuochi: da un lato i creditori, dall’altro l’ala più estrema del suo partito, Syriza, che martedì aveva escluso di poter dare il proprio ok alla versione originaria del piano, definendo “estreme e antisociali” le misure previste. Tsipras ha risposto, per tramite del portavoce Gabriel Sakellaridis, che se il governo non otterrà la maggioranza in Parlamento potrebbe decidere di indire elezioni anticipate o un referendum popolare. Ma ora quello scontro sembra superato dagli eventi: i tagli che per alcuni deputati avrebbero aggravato troppo l’impoverimento della popolazione non sono considerati sufficienti dal Brussels group.

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