A meno di un mese dalla corsa per le elezioni è arrivato l’intoppo. Ma è presto stata trovata la soluzione, in famiglia. Lui, primo cittadino di Tonara – 2mila abitanti in provincia di Nuoro – puntava al bis ma è rientrato nella rosa dei 5 sindaci arrestati per la maxi-inchiesta su presunti appalti pubblici truccati in tutta la Sardegna. Così Pierpaolo Sau, 42 anni, eletto nel 2010 con una lista che gravita nel centrodestra, al momento clou per cui stava lavorando da mesi, non poteva essere presente. Ma presto è stato trovato un sostituto di massima fiducia: la moglie. Lei, Flavia Loche, 41 anni, di professione insegnante – vicepreside di un istituto comprensivo – ha accettato la richiesta dei suoi collaboratori.

Senza il suo assenso, probabilmente, la lista non sarebbe stata presentata. Da qui la decisione, considerata – secondo chi conosce il paese – anche l’urgenza di attestare la presunta innocenza del primo cittadino, ormai non più in carica. Dopo la scelta, il silenzio: nessuna intervista, nessun cenno sui social network. Tanto destinatari del messaggio avevano già appreso la novità. In carcere Sau è rimasto dieci giorni, dopo l’interrogatorio davanti al pm è stato liberato; l’accusa nei suoi confronti è turbativa d’asta per l’assegnazione dei progetti a quella che era considerata La squadra, un gruppo con sponsor politici potenti, che si spartiva – secondo la Procura di Oristano – gli appalti. Secondo gli inquirenti tutto avveniva con un sistema di scambio: altri lavori (molti amministratori sono professionisti) o favori clientelari, come assunzioni.

Ad ogni modo Tonara dopo lo choc per il reset improvviso dovrà votare: la sfida, ora, è declinata al femminile_ da una parte la moglie dell’ex, dall’altra Sebastiana Porcu, alla guida dell’opposizione locale. Entrambe non hanno avuto esperienze politiche e si sceglierà in clima di incertezza e scalpore anche per l’ultima discesa in campo. Fino al 31 maggio è tempo di campagna elettorale, impossibile sottrarsi alle recenti vicende giudiziarie, nonostante i buoni propositi.

Anche altri paesi si troveranno con liste orfane per lo stesso tsunami. In due in particolare i sindaci arrestati, del Nuorese, erano anche loro in corsa per un nuovo mandato: si tratta di Rinaldo Arangino di Belvì (Forza Italia) e di Salvatore Casula di Ortueri. In questo paese la lista dell’ex primo cittadino non è stata presentata. A Belvì, invece, è scattato il piano B: il candidato è diventato il vicesindaco, e nella liste c’è pure il fratello di Arangino, di nome Giulio.

L’appuntamento con le urne, in Sardegna, è soprattutto fatto di piccoli centri: esattamente 167, chiamati a scegliere 519mila votanti su un milione e 600mila abitanti. Nessun ballottaggio possibile ad eccezione di 4 città: Nuoro, Porto Torres e Quartu Sant’Elena e Sestu (in provincia di Cagliari). E tra i nomi dell’esercito di candidati spunta anche quello del sottosegretario ai Beni culturali, Francesca Barracciu, nel suo paese di origine: Sorgono (Nuoro), al centro dell’Isola. È candidata alla carica di consigliere comunale con la lista “Candidato sindaco Vincenzo Rodi“. Fino al 2010 è stata l’ex europarlamentare Pd a guidare il paese. Poi la candidatura alle Regionali saltata per la vicenda dei rimborsi ai gruppi regionali per la quale è indagata. Renzi l’ha poi nominata sottosegretario alla Cultura e, nel polverone delle polemiche sulle possibili dimissioni dei componenti di governo indagati, si mise a litigare su Twitter con Alessandro Gassman. Per questa campagna elettorale, invece, nessun tam tam sui social network.

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