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‘Ndrangheta, oltre 40 arresti: sgominata cosca Iannazzo: “È la borghesia mafiosa”

In manette sono finiti anche esponenti della famiglia mafiose Cannizzaro-Daponte. La squadra mobile di Catanzaro ha arrestato i tre boss Vincenzo Iannazo, suo fratello Giovannino e Antonio Davoli. Assieme a loro anche i killer dell'organizzazione criminale e alcuni imprenditori
‘Ndrangheta, oltre 40 arresti: sgominata cosca Iannazzo: “È la borghesia mafiosa”
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Oltre 40 arresti e la cosca Iannazzo di Lamezia Terme è stata stroncata. Il blitz dell’operazione “Andromeda” è scattato poco prima delle 4. In manette sono finiti anche esponenti della famiglia mafiose Cannizzaro-Daponte. La squadra mobile di Catanzaro, guidata dal Rodolfo Ruperti, ha arrestato i tre boss Vincenzo Iannazo, suo fratello Giovannino e Antonio Davoli. Assieme a loro anche i killer dell’organizzazione criminale e alcuni imprenditori tra i quali Francesco Perri, proprietario dei “Due Mari”, uno dei più grossi centri commerciali della Calabria.

Stanto alle risultanze investigative, Perri si avvaleva della cosca Iannazzo per avere dei vantaggi. In cambio, le imprese del clan hanno realizzato il centro commerciale riuscendo ad accaparrarsi anche diversi appalti. L’imprenditore avrebbe, inoltre, tentato di fare gambizzare il fratello Marcello per questioni di eredità. Nel 2003, il padre di Perri era stato ucciso all’interno di un supermercato da alcuni killer fatti venire apposta dalla Locride. Un omicidio che, all’epoca, aveva scosso Lamezia Terme anche perché la bara dell’uomo era stata rubata e restituita solo dopo l’intervento degli Iannazzo, una famiglia storica alla quale fino ad oggi, in sede processuale, non era mai stata contestata l’associazione mafiosa.

Le indagini sono la naturale prosecuzione dell’inchiesta “Perseo” che, due anni fa, ha colpito la cosca Giampà uscente dalla faida con la famiglia mafiosa Torcasio. Associazione mafiosa, estorsioni, omicidi e intestazioni fittizia di beni. Sono questi i reati inseriti nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Catanzaro su richiesta del procuratore Vincenzo Antonio Lombardo e del sostituto della Dda Elio Romano.

Le attività investigative, coordinate dalla Distrettuale Antimafia, hanno permesso di accertare la responsabilità degli indagati in ordine a numerosi episodi estorsivi a carico di imprenditori. Alcune vittime del clan hanno collaborato raccontando alla squadra mobile come venivano taglieggiati. Oltre alle intercettazioni telefoniche, i pm si sono avvalsi delle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia come Angelo Torcasio e Giuseppe Giampà, figlio del boss Francesco conosciuto con il soprannome di “Professore”.

Secondo i pentiti, la famiglia Iannazzo è un livello superiore rispetto alla manovalanza delle altre cosche. La sensazione è che si tratta della “borghesia mafiosa” del comprensorio di Lamezia Terme. Gli investigatori della Mobile sono riusciti a ricostruire verie e propri “summit mafiosi”, tra la cosca Iannazzo e i Giampà che si sono spartiti i proventi del racket, secondo un collaudato sistema operativo.

In provincia di Alessandria è stato arrestato Gennaro Pulice, ritenuto dagli inquirenti uno dei killer più spietati. Pulice è accusato di avere ucciso nel 2003 il boss Antonio Torcasio proprio davanti al Commissariato di Lamezia dove il capocosca si recava quotidianamente per l’obbligo firma.

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