“Un mattatoio”. Così gli inquirenti della Procura di Roma descrivono l’appartamento di via Carlo Felice, a Roma, dove sono stati trovati morti una donna e i suoi due figli, di nove e due anni e mezzo. Il cadavere di Kadia Fatkhani, 42 anni e nazionalità marocchina, è stato trovato nella vasca da bagno dell’abitazione con un taglio alla gola e una cinta al collo, mentre i corpi dei due minori, Mounsif (nove anni) e Rim (due anni e mezzo) in un’altra stanza. Unica superstite, in stato di choc, una bimba di quattro anni, soccorsa e trasportata in fin di vita all’ospedale San Giovanni. Stando ad una primissima ricostruzione la donna, dopo avere litigato col marito domenica notte e averlo ferito, all’alba avrebbe  scatenato la sua rabbia sui figli e successivamente si sarebbe impiccata nel bagno di casa, legandosi al collo una cintura che, cedendo, l’avrebbe fatta cadere nella vasca. Probabilmente i bimbi sono stati uccisi mentre il marito si era allontanato per farsi medicare la ferita. Il padre dei bambini, infatti, era ricoverato da domenica notte sempre al San Giovanni per alcune ferite da arma da taglio all’addome.

E sarebbe stato proprio un amico di famiglia ad avvertire le forze dell’ordine, dopo essersi recato sul posto su richiesta del marito della donna, preoccupato perché in casa nessuno rispondeva al telefono. Le vittime sono tutte di nazionalità marocchina e abitavano in un palazzo occupato da circa dieci anni da famiglie di immigrati. Al piano terra dell’edificio, la cui facciata è semicoperta da un’impalcatura, si affacciano i locali del centro sociale Sans Papiers. Tra gli occupanti dello stabile, sudamericani, nordafricani e diversi immigrati dall’est Europa. Secondo la testimonianza di una donna, la famiglia viveva nell’edificio da diversi anni. Tra i migranti c’è però poca voglia di parlare e tutti sembrano molto scossi da quanto è successo.

Le indagini sono condotte dalla Polizia, mentre sul posto è intervenuta la scientifica e il pm della Procura di Roma Francesco Minisci. Secondo i soccorritori nelle stanze dove sono stati trovati i cadaveri dei bambini c’era sangue ovunque. Trovate in casa anche due mannaie sporche di sangue. Da un primo esame sui cadaveri dei minori è emerso che i piccoli sarebbero stati ripetutamente colpiti con un’arma da taglio. Anche la terza figlia che versa in gravi condizioni, presenta sul corpo la stessa tipologia di ferite. Al momento, nessuna ipotesi investigativa è esclusa.

“Ho visto che portavano via la bambina ferita. Era semicoperta da un lenzuolo, dicevano che era sfigurata. Non urlava, non diceva niente”. È la testimonianza di un giovane che lavora ad un ristorante accanto al palazzo dove viveva la famiglia. “Me la ricordo, una ragazza molto giovane e minuta, senza il velo”, racconta una donna che abita nel palazzo accanto. Sembra che i figli della coppia marocchina andassero a scuola alla Federico Di Donato, poco distante dall’appartamento dove vivevano e sono stati uccisi.

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