“Mi chiedo quali interessi blocchino la mia legge sull’anticorruzione“. E’ stato Pietro Grasso, intervistato da Lirio Abbate sabato 27 settembre al Festival del diritto a Piacenza, a esprimere le sue preoccupazioni sullo stallo in cui si trova il disegno di legge per contrastare la corruzione“Io ho presentato”, ha detto, “questo ddl circa un anno e mezzo fa e nonostante sia il presidente del Senato, non si è riusciti a portare avanti il progetto. Perché? C’è da riflettere. E’ intervenuto il governo e ha detto che voleva portare dei correttivi. Poi ci sono stati rinvii. Si creano delle fattispecie che alcuni giudicano troppo blande e altri troppo rigorose, ma sostanzialmente è uno stalloE allora ti chiedi quali interessi bloccano tutto ciò? Distruggere e criticare è facile, ma costruire è difficile. Bisogna trovare delle mediazioni”. La discussione del disegno di legge era cominciata in commissione giustizia a giugno scorso, ma a fermare l’iter è stato lo stesso esecutivo Renzi chiedendo trenta giorni per fare una proposta sugli stessi argomenti. Ce ne sono voluti più del doppio per avere la proposta di riforma del ministro Orlando, ma ancora i temi di falso in bilancio e corruzione non vengono toccati. A Piacenza è stata la prima volta in cui sul tema si è espresso anche il presidente del Senato (affermazioni che poi nelle ore successive ha ribadito al centro Ispi di Milano), ma nel corso delle settimane tante le proteste in Aula. A chiedere una legge sull’anticorruzione sono stati i senatori del Movimento 5 stelle che si sono fatti portavoce della campagna “Riparte il futuro” (“Basta immobilismo da parte del governo“, il messaggio rilanciato da Dario Fo e da M5S), ma anche parte degli eletti del Partito democratico. Tra questi Felice Casson, vicepresidente della commissione giustizia, che per primo aveva chiesto di andare avanti con il testo di Grasso.

Il presidente del Senato a Piacenza ha fatto la sua proposta di mediazione: “Io voglio lanciare una mia ricetta. Per i fatti più lievi si può eliminare la detenzione e lasciare le pene pecuniarie, le misure patrimoniali, la confisca e poi agire sulle interdittive e sulle inibitorie. E fare in modo che il corrotto o l’azienda che corrompe non faccia più parte del circuito della pubblica amministrazione. Se ha concessioni queste devono decadere: non può più contrattare con la pubblica amministrazione. Oggi se io rubo e ho un profitto dal furto, se me lo consumo allora finisce tutto lì il prodotto del furto, ma se io lo nascondo e lo uso per inquinare l’economia è un altro reato. Questo è difficile farlo comprendere. Speriamo che questo punto di mediazione possa sbloccare la situazione”.

Naturalmente sul tavolo della discussione anche la riforma della giustizia proposta dal governo Renzi: “Da magistrato”, ha detto Grasso, “ho sentito parlare di riforma della giustizia per almeno 20 anni. E’ venuto il momento di fare una riforma globale. Va riformata guardando alle nuove tecnologie, con un’organizzazione digitale del lavoro dei magistrati, con una riforma della prescrizione e una riforma delle impugnazioni. Un processo oggi è come una corsa a ostacoli e c’è sempre un ostacolo che ti fa rallentare. E poi sembra che ci sia una giustizia di classe, solo chi si può permettere buoni avvocati riesce a svicolare dalla giustizia anche con l’utilizzo della prescrizione. Una riforma di qualche anno fa ha ridotto i tempi della prescrizione causando una ‘assoluzione per prescrizione'”. E su questo punto, Grasso ha ribadito l’importanza dell’accelerazione della giustizia civile che è “una palla al piede dell’economia”. 

Secondo Grasso non basta un intervento normativo per contrastare il fenomeno criminale in Italia. “E’ necessario”, ha detto, “cogliere le connessioni tra politica e corruttori. La corruzione è diventata difficile da individuare, perché passa attraverso favori gestiti da reti e network di interessi. Il politico fa il favore a uno e poi è il sistema che consegna la ricompensa. Tanto che qualcuno si scopre possedere un palazzo e non sa in che modo ne è venuto in possesso”. Il presidente del Senato ha poi presentato alcune delle sue proposte. 

La seconda carica dello Stato ha poi commentato la sua dichiarazione sulla necessità del sindaco di Napoli, Luigi De Magistris di fare un passo indietro dopo essere stato condannato nell’ambito del caso Why Not: “Ho letto articoli dire ‘Grasso licenzia De Magistris’, che ‘Grasso stronca De Magistris’. Può sembrare rivoluzionario ma ho solo detto che la legge, nello specifico la Severino, va applicata” ha esordito l’ex magistrato, sottolineando che “ho contribuito a farla applicare per il senatore Silvio Berlusconi e altri sindaci incappati in problemi con la giustizia. Mi sembrerebbe anormale il contrario e cioè non farla applicare”.

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