Sull’omicidio di Chiara Poggi c’è ancora da indagare. Ne è convinto il procuratore generale di Milano Laura Barbaini che a sette anni dal delitto della 26enne di Garlasco ha iniziato un’indagine capillare sulla bicicletta di Alberto Stasi, l’allora fidanzato della vittima e oggi unico imputato del processo d’appello bis, insieme a una serie di acquisizioni e audizioni di vecchi e nuovi protagonisti.

Una “riapertura” delle indagini consentita dall’articolo 430 del codice di procedura penale – saranno poi i giudici a stabilire se le nuove prove raccolte dall’accusa finiranno nel fascicolo contro l’imputato – che ha portato Marco Panzarasa a essere ascoltato in procura a Milano. Un incontro, avvenuto a fine luglio, in cui a Panzarasa, l’amico con cui Alberto trascorse una vacanza a Londra prima del delitto del 13 agosto 2007, sarebbero state rivolte delle domande sulle biciclette nella disponibilità della famiglia Stasi.

Biciclette che, fin dall’inizio, sono state al centro dell’inchiesta. Dalla “pistola fumante” costituita da presunte tracce della vittima trovate sui pedali della bici bordeaux di Alberto, al “cambio di pedali” fatto emergere dal legale di parte civile, Gian Luigi Tizzoni, secondo il quale ci sarebbe stato uno scambio di pedali tra due delle bici in possesso dell’imputato.

Quando pochi giorni dopo l’omicidio la stampa inizia a riferire che una testimone parla di una bici nera sarebbero stati scambiati i pedali con quelli della bici bordeaux, è la tesi della parte civile. Un cambio che potrebbe avere ripercussioni, in vista del processo d’appello bis, dato che per la prima volta dall’inizio delle indagini i giudici hanno deciso di sequestrare la bici sospetta. Una bici custodita nell’officina di papà Stasi e che l’ex maresciallo dei carabinieri Francesco Marchetto (denunciato per falsa testimonianza dai genitori della vittima) non sequestrò per presunte discrepanze su dettagli come le molle sotto la sella e il cestino. E invece, quando è stata portata davanti ai giudici del nuovo processo, la bici aveva il portapacchi e anche il mollettone per tenere fermi i giornali descritto dalla testimone.

Dettagli su cui ora il pg Barbaini vuole vederci chiaro: negli ultimi giorni sono stati ascoltati alcuni tecnici e un produttore di pedali a cui sono stati chiesti dati tecnici. Inoltre, da quanto trapela, nella ditta della famiglia Stasi è stata acquisita della documentazione contabile, probabilmente alla caccia della fattura che possa dimostrare l’acquisto di nuovi pedali.

Il 22 settembre è la data per il deposito delle nuove perizie, mentre la prossima udienza davanti ai giudici milanesi è fissata per l’8 ottobre. I giudici d’appello, che hanno riaperto il processo, hanno integrato alcuni dei quesiti decisi il 30 aprile scorso relativi all’acquisizione della bicicletta, agli esami scientifici da eseguire sulle unghie della 26enne, sul capello trovato nella mano sinistra della vittima e sulla riproduzione della camminata di Alberto nella villetta di via Pascoli, dove trovò il corpo senza vita di Chiara.

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