E’ stato di emergenza e coprifuoco a Ferguson, la città del Missouri da giorni teatro di scontri e proteste per l’uccisione di Michael Brown, il diciottenne freddato da un agente di polizia mentre camminava per il centro cittadino. Il governatore dello Stato, Jay Nixon, ha giustificato lo stato di emergenza spiegando che “dobbiamo avere e mantenere la pace. Gli occhi del mondo ci stanno guardando”. Per aggirare l’accusa di repressione violenta, Nixon ha detto che il coprifuoco, da mezzanotte alle cinque, verrà fatto rispettare “attraverso il dialogo con i cittadini, non con i mezzi pesanti né con i gas lacrimogeni” e che ai giornalisti sarà comunque dato libero accesso alla zona. Le prime ore del coprifuoco non sono però andate come sperato. Circa 200 persone sono rimaste per le strade; la polizia ha sparato gas lacrimogeni per disperdere la folla, nonostante le assicurazioni del contrario. Sul fronte delle indagini, il procuratore generale degli Stati Uniti, Eric Holder, ha chiesto di effettuare una seconda autopsia sul corpo del 18enne. Lo rende noto il portavoce del dipartimento di Giustizia, Brian Fallon, spiegando che il nuovo esame è stato richiesto a causa delle “circostanze straordinarie di questo caso” e su domanda della famiglia del ragazzo.

E’ uno sviluppo drammatico e imprevisto quello delle ultime ore a Ferguson. Giovedì notte, dopo l’intervento del governatore e il passaggio della gestione dell’ordine pubblico al capitano Ron Johnson, del Missouri State Highway Patrol, la situazione sembrava essersi normalizzata. Le cose sono di nuovo precipitate nella sera di venerdì, dopo che la polizia di Ferguson ha reso pubblico un video che mostrerebbe Michael Brown, il ragazzo ucciso, mentre ruba dei sigari in un minimarket. Centinaia di persone sono tornate nelle strade, ci sono stati episodi di saccheggio nello stesso minimarket, in una macelleria, oltre ad alcune vetrine di negozi mandate in frantumi. La polizia non è intervenuta ma le autorità hanno deciso per il coprifuoco, a partire da sabato sera, “per impedire che un pugno di saccheggiatori mettano a rischio la nostra comunità”, ha spiegato il governatore Nixon. 

Proprio il video reso pubblico dalla polizia di Ferguson continua a suscitare polemiche e rivela l’ormai aperta frattura tra organi del governo. Il Justice Department ha fatto sapere di aver dato parere negativo alla diffusione del video, per “evitare un ulteriore inasprimento della situazione”. La polizia ha scelto altrimenti, suscitando le proteste di molti – tra questi i genitori di Michael e voci influenti della comunità nera come il reverendo Al Sharpton – che l’hanno accusata di voler infangare la memoria del ragazzo. In effetti il capo della polizia di Ferguson, Thomas Jackson, è apparso una prima volta in conferenza stampa, annunciando il nome dell’agente responsabile dell’omicidio e presentando il video in cui si vede Michael rubare la scatola di sigari. Di fronte alle proteste, Jackson ha dovuto convocare precipitosamente una seconda conferenza stampa, in cui ha chiarito che l’eventuale furto di sigari non è legato all’omicidio e che l’agente che ha sparato non era comunque a conoscenza del furto

La gestione confusa della vicenda, oltre al dispiegamento di una forza militare senza precedenti per le vie di Ferguson, ha dunque esacerbato la protesta. Le autorità politiche, in Missouri ma anche a Washington, appaiono al momento incapaci di controllare un fenomeno che ha sorpreso molti, all’interno della stessa comunità afro-americana. I manifestanti scesi per le strade in questi giorni sono molto giovani, appartengono a gruppi diversi e non hanno uno o più leader capaci di guidare il movimento. L’abilità nell’uso dei social media da parte dei dimostranti ha fatto di Ferguson un evento globale nel giro di poche ore; la mancanza di una leadership unificata rende però difficile il raggiungimento di un accordo o compromesso.

Nelle scorse ore molti vecchi leader della comunità nera sono scesi a Ferguson – tra questi il reverendo Jesse Jackson, che ha detto che “Ferguson è una metafora dell’America urbana dove le minoranze mancano dell’accesso a lavoro, trasporti e sanità” – ma non sono riusciti a far sentire la loro voce e autorità. Il gap generazionale è risultato del tutto evidente giovedì, nel corso di un incontro dei pastori delle chiese afro-americane della zona. Un tempo capaci di guidare i movimenti di richiesta dei diritti, i religiosi hanno questa volta espresso tutta la loro frustrazione. “Mi piacerebbe che ci unissimo in un fronte comune – ha spiegato il reverendo Derrick Robbins – ma questo è proprio quanto non sta succedendo”.

Ma in piazza c’era anche Jack Dorsey, il 37enne cofondatore di Twitter. Con l’ashtag #HandsUpDontShoot”, un riferimento al fatto che Brown sarebbe stato colpito mentre aveva le mani in alto, il multimiliardario ha diffuso su Twitter foto, filmati e commenti durante una giornata di manifestazioni pacifiche. Dorsey è nato e cresciuto a Saint Louis, di cui Ferguson è un sobborgo. “Felice di essere tornato a casa. Sarò accanto a tutti a Ferguson questo week end”, ha twittato Dorsey.

Modificato dalla redazione web alle 17.00

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