La crisi economica del nostro paese trova origine anche in una filosofia di vita che porta gli italiani a privilegiare il buon vivere rispetto al lavoro? Un confronto tra i primi risultati che emergono da google.it e da google.com fa nascere il sospetto che non si tratti solo di un luogo comune.

di Nicola Persico* (lavoce.info)

Gli italiani e la bella vita

L’economia italiana, lo sappiamo, cresce poco o niente da circa vent’anni. Sul perché si è discusso tanto, arrivando a valide spiegazioni: il vasto debito pubblico che necessita una tassazione punitiva; la rigidità del mercato del lavoro; una burocrazia asfissiante; e così via. Un’intera generazione di giovani ne ha pagato (e continuerà a pagarne) le conseguenze.
Il pessimismo è condiviso da molti, ma non da tutti. I paladini della “decrescita” sottolineano i lati negativi della crescita economica: l’eccessiva attenzione alla produttività a esclusione dei rapporti umani, la alienazione del lavoro, il rompersi di legami e tradizioni passate, l’insostenibilità ecologica del nostro modello economico. Secondo loro, la qualità della vitanon è pienamente rappresentabile dal prodotto interno lordo; la disoccupazione può altresì vedersi come tempo libero; e, insomma, non è una tragedia se il Pil non cresce.
Per quel poco o tanto che conosco gli italiani, mi sembra che questa seconda prospettiva non sia fra di noi rara. Quando sono in Italia mi capita spesso di sentirmi dire “sì, il lavoro è importante, ma ricordati che si lavora per vivere, non si vive per lavorare”. Questo discorso in America non viene fatto, tant’è che l’espressione corrispondente in inglese non l’ho mai sentita.
Se è vero che gli italiani ricercano meno il successo economico personale e sono più interessati alla qualità della vita, allora forse si comincia a capire come mai possiamo avere il 40 per cento di disoccupazione giovanile senza che scoppi la rivoluzione per le strade – cosa di cui gli americani non si capacitano. Ma è proprio vero che gli italiani aspirano a qualcosa di diverso rispetto al resto del mondo?

Googlare l’alfabeto

Per rispondere a questa domanda vi propongo un’analisi pop, leggera per l’estate: un confronto fra l’output dei motori di ricerca google.it (la versione italiana) e google.com (la versione internazionale con enfasi sugli Usa). L’idea è che i risultati dei due motori di ricerca riflettano, a grandi linee, ciò che è più popolare nelle due comunità, italiana e internazionale. Una delle possibili fonti di errore in questa analisi è che i risultati di google sono ordinati (anche) per maggior somiglianza alla ricerca effettuata. Ne consegue che, facendo una ricerca per lettera, come mi appresto a fare, i primi risultati saranno quelli che presentano la maggior corrispondenza con la singola lettera (e non le parole più popolari che iniziano con quella lettera).
Il metodo di ricerca: in ognuno dei due motori di ricerca imposto una ricerca per ogni lettera dell’alfabeto (prima la A, poi la B, e così via) Poi seleziono il primo risultato proposto dal motore. Se è lo stesso in tutti e due i motori non lo registro – così per esempio non registro i risultati della ricerca per la lettera C perché entrambi danno come primo risultato il linguaggio di programmazione C. Ometto anche quelle lettere i cui primi risultati, sebbene diversi fra i due motori, non mi pare illustrino una differenza interessante: la G, per esempio, in google.it restituisce “grammo” e in .com ritorna “gmail”, una differenza difficilmente interpretabile. Fatta questa scrematura, ecco i confronti residui che mi paiono interessanti.
Partiamo dalle lettere A e B. In Google Italia sono, e ce lo potevamo aspettare, la serie A e B di calcio. In Google.com invece sono l’algoritmo di programmazione A* di computer e la rivista accademica “Physical Review B.” Ci dice qualcosa su cosa gli italiani ricercano rispetto agli americani? Secondo me, sì.
Sulla stessa linea, infatti, troviamo i risultati per la lettera D: google.it ci restituisce “D Repubblica: consigli moda e bellezza, segreti su amore, sesso, vita di coppia e famiglia, ricette di cucina e news su arredamento, casa e design”. Invece google.com rimanda a un linguaggio di programmazione informatica (chiamato appunto “D”). Tutto ciò sembra confermare che le ricerche degli italiani sul web sono focalizzate sul “leisure”, quelle degli americani sul “work”.
Per la lettera “I” google.it offre “I borghi più belli d’Italia”, mentre google.com restituisce “I”, il soggetto di prima persona singolare nella lingua inglese. Si può leggere qui una maggiore attenzione alla qualità della vita in Italia, e in America al contrario un maggiore focus sull’ego? Decidete voi. Se sì, allora siamo 3-0 per l’ipotesi che stiamo verificando.
La lettera L è significativa: da google.it emerge l’ideologia di sinistra (L’Unità); capitalismo invece in google.com (con la multinazionale L’Oreal). Un contrasto simile si trova alla lettera P. Google.com indica il codice di borsa della compagnia Pandora Media. Google.it, incredibilmente, dà come primo risultato l’emoticonperché incluso nel link “Guarda il video «Educazione sessuale a scuola in Giappone :P»”. Insomma, sembra proprio che i risultati in google.it siano meno orientati alla sfera del lavoro e più a quella del sociale (se vogliamo classificare il video di educazione sessuale a scuola in Giappone come appartenente alla sfera del sociale).
La lettera N in google.it restituisce come primo risultato “Decreto ministeriale 5 febbraio 2014 n. 85. Modalità e contenuti delle prove di ammissione ai corsi di laurea e laurea magistrale a ciclo unico ad accesso programmato a livello nazionale a.a. 2014-15”.Burocrazia, ma quanto ci ossessioni? In google.com invece troviamo, più piacevolmente, N+, un gioco di computer con personaggi ninjia. Anche questo mi sembra dare un’idea della differenza fra la vita in Italia e negli Stati Uniti.
La ricerca per la lettera S in google.it rimanda a un’auto di lusso, il modello S della Tesla. Google.com invece restituisce @S, la handle di Twitter che dà le più recenti news scientifiche. Che gli italiani siano interessati ai motori non è una novità, è più sorprendente, almeno per me, che gli americani si occupino di scienza. Infine, la lettera V restituisce su google.it un periodo storico, il “Quinto secolo” e su google.com “v/”, una chatroom dedicata alla discussione di videogame.
In conclusione, questa ricerca altamente non-scientifica conferma il pregiudizio iniziale. Gli italiani si interessano di temi legati alla qualità della vita, alla sfera del sociale e al consumo: automobili, borghi d’Italia, storia, calcio, segreti su amore e sesso. E poi, giocoforza, burocrazia. Gli americani, o comunque chi utilizza la versione “internazionale” di google, ricerca invece temi legati alla sfera del lavoro: linguaggi di programmazione software, quotazioni di borsa, ricerca scientifica. E videogiochi.
Possiamo concludere che gli italiani vogliono qualcosa di diverso dagli americani? Non con certezza. Però il confronto è divertente; fatelo anche voi e fatemi sapere cosa trovate.

*Ha ottenuto il PhD. in Economics alla Northwestern University. Ha insegnato alla University of California Los Angeles (UCLA), alla University of Pennsylvania, e alla New York University, prima di ritornare alla Northwestern University nella Kellogg School of Business. E’ Research Associate per il National Bureau of Economic Research (NBER) e Honorary Fellow del Collegio Carlo Alberto. Ha pubblicato numerosi articoli presso le maggiori riviste scientifiche internazionali. I suoi interessi scientifici riguardano la Political Economy (l’economia della politica), Legge ed Economia, Criminologia, e la teoria economica. Redattore de lavoce.info.

Articolo Precedente

Gerontocrazia: il presidente Colaninno tra gli esuberi di Alitalia?

next
Articolo Successivo

Bitcoin, la moneta virtuale non deve farvi paura

next