La magistratura è indispensabile. Si vede quando rimane l’ultimo – e spesso unico – argine contro il malaffare, come mostra ora Milano. Per questo pesa tanto, in negativo, quando non svolge appieno la sua funzione, come potrebbe essere successo in Liguria. Che la Regione fosse malata si sapeva. Lo sentono i cittadini pervasi da un senso di oppressione che va ben oltre il tradizionale “mugugno” ligure: lottizzazioni selvagge, una classe politica che occupa ogni spazio umiliando la società civile ed è difficilmente distinguibile dalla finanza, dagli affari. Ed ecco la prima ombra sulla magistratura ligure in questi anni: l’assenza. Dov’erano gli inquirenti mentre i furbetti delle banche facevano – stando alle recenti accuse – i loro affari con i soldi della Carige, mettendo a repentaglio un glorioso istituto di credito e centinaia di posti di lavoro? Dov’erano mentre c’era chi lucrava plusvalenze milionarie da alienazioni di beni pubblici? E al tempo dei clamorosi crac che vedevano protagonisti imprenditori amici della politica di destra come di sinistra? Dov’erano quando la centrale di Vado gettava indisturbata il suo fumo nel cielo di Savona? Dov’erano quando a Ponente la costa si riempiva di cemento e imprenditori in odor di ‘ndrangheta si riempivano le tasche?

Adesso lo scopriamo, grazie all’ordinanza che ha portato all’arresto del grande capo di Carige. Migliaia di pagine che scoperchiano il pentolone del potere a Genova. E impongono un esame di coscienza anche alla magistratura. Ci si ritrova con due procuratori, un vice-procuratore e un magistrato denunciati. Tre Procure su quattro toccate dalle indagini. Mai visto, anche se bisogna distinguere: Francantonio Granero, procuratore di Savona, ha dato il via a importanti inchieste sulla criminalità organizzata e, appunto, la centrale di Vado. Le affermazioni di Berneschi nei suoi confronti, a una prima verifica, sarebbero millanterie. Restano da chiarire gli asseriti rapporti di Berneschi e dei suoi amici, in particolare Ferdinando Menconi, con il vice-procuratore di Genova, Vincenzo Scolastico, e con Maurizio Caporuscio, fino a due mesi fa alla guida della Procura di La Spezia.

Non basta: l’inchiesta dà una luce diversa a polemiche del passato. Come quando i giornali – tra cui Il Fatto e Repubblica – svelarono le sponsorizzazioni di Carige alla squadra di pallavolo dell’allora capo dei gip, Roberto Fucigna. Sì, quella stessa squadra che era anche sponsorizzata da personaggi vicini al centrosinistra e soci di Carige sfiorati da inchieste dimenticate, o archiviate dallo stesso gip. Quegli stessi uomini di affari che vantavano amicizia con gli allora vertici della Procura e della Corte d’appello. Tutti gli uffici giudiziari, insomma. E il cronista ricorda quando gli stessi vertici si premuravano di rimproverarlo in occasione di inchieste giornalistiche su quegli ambienti. Nessun reato, fino a prova contraria. Ma almeno questioni di opportunità che la magistratura non ha affrontato, nemmeno a livello interno. Preferendo quel meccanismo di autodifesa corporativa, ahimé, tanto comune in Italia (anche tra i giornalisti).

La magistratura sembrava più attenta ai giochi delle correnti, che vedono sempre più potente il ligure-toscano Cosimo Ferri, menzionato – mai indagato – nelle intercettazioni di diverse inchieste, ma premiato con valanghe di voti alle elezioni per la segreteria di Magistratura Indipendente; infine approdato alla poltrona di sottosegretario alla Giustizia del governo Renzi. Difficile dire se la crisi morale e civile della Liguria sia stata causa o effetto di quella della magistratura. Forse il berlusconismo di destra e sinistra ha finito paradossalmente per contagiare la stessa magistratura cui si opponeva: quasi che la svalutazione sistematica nei loro confronti abbia finito per convincere gli stessi magistrati. Oggi il ricambio ai vertici degli uffici riporta una ventata d’aria: a Imperia un pm come Roberto Cavallone indaga sulla ‘ndrangheta. A Savona Granero affronta l’inquinamento. A Genova Nicola Piacente e Silvio Franz si occupano della Carige. E questo spiraglio ci fa capire quanto essenziale sia la magistratura. Quando finalmente indaga. O quando purtroppo tace.

Il Fatto Quotidiano, 28 maggio 2014

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