Cinema

Cannes 2014, Adieu au langage di Godard in 3D. La Croisette applaude adorante

La storia è tirata all’osso: due coppie e un cane. L’impossibilità per loro di una vera comunicazione. Citazioni, frammentazioni audio-visive, evocazioni di ogni genere, Hitler come terrorista informativo, esempio di ciò che ha prodotto il non-linguaggio. Il 3D va addosso allo spettatore finché si sdoppia in due visioni monoculari

di Anna Maria Pasetti

È il dio dei cinéphile. E come tale non poteva palesarsi, decidendo di rimanere “rigorosamente” assente dai clamori di Cannes. Jean-Luc Godard – come il collega Terrence Malick – è di quei personaggi che creano l’evento anche senza comparire. E qui Nanni Moretti non c’entra: l’odio per il glamour va ben oltre il refrain “mi si nota di più se vengo o non vengo”. La conferenza stampa pertanto annullata, la folla in coda da ore per accedere all’unica proiezione di Adieu au langage, il film più breve del concorso (un’ora e dieci minuti) e uno dei più attesi, peraltro in un rivoluzionario 3D. Un applauso scrosciante allo spegnersi delle luci “Lunga vita a Jean-Luc!” tuona una voce dalla platea. Il film – come da trailer e pressbook – è altro rispetto alla cine-narrazione non solo classica ma anche a quella del primo Godard: rimanda semmai agli ultimi suoi lavori, a Film Socialism per esempio che fu il più recente lungo apparso sulla Croisette. A Cannes, peraltro, è presente con un corto inserito nel film a episodi I ponti di Sarajevo, in programma domani.

Ma torniamo a Adieu au langage. La storia è tirata all’osso: due coppie e un cane. L’impossibilità per loro di una vera comunicazione. Citazioni, frammentazioni audio-visive, evocazioni di ogni genere, Hitler come terrorista informativo, esempio di ciò che ha prodotto il non-linguaggio. Il 3D va addosso allo spettatore finché si sdoppia in due visioni monoculari: chiudendo un occhio appare la donna, chiudendo l’altro l’uomo. Tutti gli esseri umani hanno paura, e ciò che li unisce – da sempre – è l’atto di defecare “qui siamo tutti uguali”. Il cane vaga nella natura (capitolo I) e riemerge nella metafora (capitolo II): per Godard è chiaro, forse per gli spettatori meno che oggi sono gli uomini i “senzanima” e non gli animali.

Questo e tanto altro è Adieu au langage, l’essenza di un progetto ideologico/metaforico/simbolico e come sempre, rivoluzionario.

Nel panorama del concorso è difficile predire se sortirà un premio: certamente un maestro o si premia bene o meglio non premiarlo. Per i concorrenti la sfida sta nel frattempo accendendosi: tra ieri ed oggi sono passati gli attesi fratelli Dardenne con Deux jours, une nuit con una Marion Cotillard trasfigurata e simbolo dell’odierna crisi di lavoro e il nuovo lavoro del premio Oscar Michel Hazanavicius, The Search sulla guerra cecena. Breve e ficcante il primo ma non ai livelli dei “soliti Dardenne”, lungo e scolastico il secondo, forse per il timore di eccedere in un tema non facile da gestire.

Cannes 2014, Adieu au langage di Godard in 3D. La Croisette applaude adorante
Precedente
Precedente
Successivo
Successivo

Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione