Le emissioni di gas serra hanno raggiunto un livello record. Sono in aumento rispetto al passato, nonostante gli sforzi. È quanto emerge dal nuovo rapporto sul clima presentato stamani a Berlino dal Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (Ipcc) creato dalle Nazioni unite. Secondo gli scienziati tra il 2000 e il 2010 le emissioni sono aumentate più rapidamente dei tre decenni precedenti. Per arrivare al risultato presentato stamani gli esperti hanno analizzato oltre 1200 scenari possibili, elaborati da 31 team internazionali. 

“Dalla scienza arriva un messaggio chiaro: per evitare pericolose interferenze con il sistema climatico occorre smettere di avere un atteggiamento di sottovalutazione“, ha detto il tedesco Ottmar Edenhofer, presidente del gruppo di lavoro insieme al cubano Ramón Pichs-Madruga e alla maliana Youba Sokon.

Serve un “trasferimento massiccio” dall’uso intensivo dei combustibili fossili alle energie rinnovabili entro i prossimi 16 anni per poter ancora invertire il riscaldamento globale in atto. “C’è bisogno di un grande cambiamento nel settore dell’energia, e questo è vero oltre ogni ragionevole dubbio”, ha dichiarato il climatologo Jim Skea, uno dei firmatari del rapporto, alla BBC, sottolineando che “fra i principali interventi necessari vi è quello per la sostituzione del carbone con il gas nella produzione di energia elettrica”. Altrimenti, entro il 2100 le temperature medie globali aumenteranno fra 3,7 e 4,8 gradi, molti di più quindi dei due gradi considerati come soglia per cambiamenti irreversibili sul pianeta. Nel rapporto, frutto di intensi negoziati durati fino a tarda notte con l’usuale scontro fra rappresentanti di paesi emergenti e quelli dei paesi occidentali, si sottolinea il ruolo come “tecnologia ponte” del gas nei prossimi decenni, per lasciare petrolio e carbone prima di introdurre ovunque energie rinnovabili.

Attraverso una serie di importanti misure politiche e sviluppi tecnologici, gli scienziati ritengono che si possa limitare l’aumento della temperatura globale. Entro il 2050 le emissioni devono essere tagliate di una percentuale tra il 40 per cento e il 70 per cento rispetto ai valori del 2010, per poi arrivare a un valore prossimo allo zero entro la fine del secolo. Chiave di questo passaggio è la transizione verso l’energia pulita che porterà a una riduzione della crescita mondiale pari allo 0,06% all’anno. “Il costo non è qualcosa che provocherebbe grandi disagi al sistema economico, è alla nostra portata”, ha detto ad Associated Press Rajendra Pachauri, presidente del panel, aggiungendo che invece ritardare l’intervento sul clima potrebbe essere più costoso. “Non significa che il mondo deve sacrificare la crescita per salvare l’ambiente. È un ritardo della crescita economica, ma non è un sacrificio”, ha precisato in proposito il Edenhofer. Tra l’altro, hanno aggiunto gli scienziati durante la conferenza stampa, questo scenario non tiene conto dei benefici economici che deriverebbero dalla limitazione dei fenomeni atmosferici estremi e dall’inquinamento dell’aria che respiriamo.

L’Italia e l’Unione europea,attraverso le direttive degli ultimi anni, sono tra le realtà “più avanzate” al mondo nel contrasto al surriscaldamento globale, ha spiegato Sergio Castellari, delegato del governo italiano all’Ipcc. “L’Italia – ha aggiunto – segue le direttive europee sul 20-20-20″, ossia ridurre del 20 per cento le emissioni di gas serra, portare al 20 per cento il risparmio energetico e aumentare al 20 per cento il consumo da fonti rinnovabili entro il 2020. Inoltre negli ultimi anni in Italia, come in Germania, “la crescita della produzione di energia da fonti rinnovabili è stata molto forte” ha detto. Secondo Castellari una della cause più significative dell’aumento dei gas serra registrato dal rapporto Ipcc, “il dato più rilevante”, è l’uso ancora intensivo di carbone, che ha prezzi interessanti, da parte di Paesi che stanno riducendo le fonti nucleari, come la Germania, e da parte di alcuni Paesi asiatici.

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