I Wu Ming non dormono mai, e nell’arco di appena dieci giorni pubblicano due nuovi progetti: L’Armata dei Sonnambuli e Wu Ming Contingent. Il primo è il titolo del nuovo romanzo del collettivo, in libreria per Einaudi. Il secondo è invece un progetto strettamente musicale e omaggia, nel nome, l’album WuLiao Contingent pubblicato nel 1999 da quattro giovani, ma già affermate, band della scena Oi! Punk cinese. Dalla sua nascita, correva l’anno zero, il collettivo artistico di stanza a Bologna ha portato a termine un numero difficilmente catalogabile di prodotti editoriali: romanzi – collettivi e solisti -, fumetti, saggi, racconti, sceneggiature; senza contare la miriade di spoken word, conferenze, reading e presentazioni che li ha portati a calcare i piccoli, ma sostanziosi, palchi di quei pochi spazi che ancora si arrischiano a proporre cultura in Italia.

Wu Ming Contingent è il progetto specificamente musicale del collettivo; o meglio, è la sezione musicale dei Wu Ming, come loro stessi amano definirla. Il progetto coinvolge metà dei componenti: Wu Ming 2, alla voce, e Wu Ming 5 alla chitarra. Il Contingente vanta tra le fila anche Yu Guerra al basso e Cesare Ferioli alla batteria. I quattro hanno tutti alle spalle una spessa storia fatta di plettri, microfoni e garage tramutati in sale prova. Wu Ming 2, ovvero Giovanni Cattabriga era già in forze ai Frida Frenner, il gruppo presente anche nella colonna sonora di Jack Frusciante è uscito dal Gruppo con l’imperituro inno Jack Punk (Wu Ming 2, al tempo Joe K., ne ha scritto, insieme ad Enrico Brizzi, il testo) e nel corso degli anni ha tenuto innumerabili reading; supportato, tra gli altri da Egle Sommacal, Stefano Pilia, Danilo Gallo (componenti, i primi, di Massimo Volume e, l’ultimo, dei Guano Padano). Wu Ming 5, all’anagrafe Riccardo Pedrini è – dalla loro prima reunion (ne contano già un paio) – il chitarrista dei leggendari Nabat che con il loro 7″ Scenderemo nelle Strade hanno incendiato la scena Oi! per tutti gli ’80. Yu Guerra e Cesare Ferioli facevano invece parte, insieme a Marzio Manni, dei Tribal Noise prima e degli X-Raymen poi; gruppi tra il post-punk tirato e il surf ‘n’ roll. Insomma, Wu Ming Contingent è un compendio di una bella fetta di musica underground bolognese.

L’album del Contigente si chiama Bioscop (invenzione proto cinematografica, l’antenato del proiettore) e uscirà ufficialmente il 18 Aprile per la Woodworm Label. I temi che pervadono trasversalmente l’album sono la rivoluzione, la psicologia delle folle e la ribellione stilistica. Temi che vengono trattati grazie all’espediente narrativo della biografia: tutte le 11 tracce sono brevi storie di personaggi più o meno famosi; tra gli altri Sangio, Robespierre, Socrates, Hồ Chí Minh, Steve Jobs, Vittorio Arrigoni e Peter George Norman. Stupisce come queste mini biografie nascano per una rubrica pubblicata dal collettivo sul mensile maschile GQ; rubrica peraltro, e qui scema lo stupore, che ha avuto breve vita. Le canzoni di Bioscop sono state recentemente presentate al Locomotiv di Bologna. Le sonorità spaziano dal punk alla no wave passando per il kraut rock; aleggiano gruppi come Sonics, Neu!, Joy Division e Killing Joke.

Come loro stessi sottolineano il progetto Wu Ming Contingent s’inserisce in quel solco fatto di reading e già da tempo tracciato dal collettivo. Reading in cui gli strumenti non sono mai stati semplice corollario, ma parte sostanziale della performance. Va però detto che, nonostante la modestia faccia scrivere e dir loro il contrario, le tracce di Bioscop non sono semplici declamazioni di un testo scritto; Wu Ming 2 non declama, canta. Cantata, seppur lontana dalla forma propria alla musica leggera italiana, è anche Cura Robespierre canzone che ci a da ponte per l’altro progetto dei Wu Ming. L’Armata dei Sonnambuli, il nuovo romanzo del collettivo bolognese è infatti ambientato durante la rivoluzione francese. Per la stesura definitiva Wu Ming ha impiegato cinque anni di ricerche su quello che, storicamente, viene definito “il terrore giacobino”. Ma nel libro si tratta il concetto stesso di rivoluzione e i richiami al presente sono diversi. Quando si ha a che fare con la produzione artistica, vulcanica e sfuggente, dei Wu Ming si sa dove si comincia ma non si sa dove si finisce. Se vi piace perdervi, non resta che imbarcarvi.

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